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Traina Costiera al Pesce Serra

Aggiornato il 7 Agosto 2024

Dall’estate, fino all’autunno inoltrato, si entra nel vivo della traina costiera; chiunque possieda un’imbarcazione stabile dai quattro metri in su, può dilettarsi in questa tecnica di pesca. Fra la moltitudine di specie pescabili, abbiamo scelto il pesce serra, un infaticabile predone valido sia per gli esperti, sia per i neofiti che desiderino farsi le ossa. Ne vedremo delle belle.

Tra le predi più sportivamente interessanti delle traina costiera a cui si può dedicare a partire dal periodo estivo fino all’inizio dell’inverno, c’è il pesce serra. Spettacolare combattente, con le sue carambole e salti “senza rete” ci permette -grazie alla sua mole relativamente piccola- di utilizzare attrezzature leggere e, proprio per questo, di affinare la nostra tecnica di pesca. Ma vediamo di conoscere meglio il nostro antagonista.
Le sue uova si schiudono in alto mare dove gli avannotti stazionano fino al raggiungimento dei due tre etti; con l’avanzare dei mesi e quindi con la maturità (intorno ai due chili di peso) qesto aggressivo predone si sposta in branco, avvicinandosi tra maggio e giugno nell’immediato sottocosta. Successivamente avviene il completamento della fase di crescita, le dimensioni medie variano tra i 2 ed i 5 chili, ma alcuni esemplari possono raggiungere ed oltrepassare i 10.
Le fasce costiere che frequenta sono i fondali sabbiosi in prossimità di porti e delle foci dei fiumi.
Partito dal Suditalia -a causa dell’aumento della temperatura nel bacino mediterraneo -il pesce serra ha moltiplicato la sua distribuzione in tutti i nostri mari arrivando a coprire tutta la Toscana con qualche apparizione anche in Liguria e comparendo in zone dove non era stato mai visto prima.

Tecnica di pesca
L’osservazione del comportamento del serra ha aiutato molto ad affinare la tecnica di pesca e ad escogitare le giuste strategie; durante la caccia, infatti, compie delle vere e proprie incursioni accerchiando aguglie, cefali e altri pesci di branco, spingendoli in acque basse o verso la superficie, tanto che, non è raro, vedere i pesci in fuga arrivare fino al bagnasciuga o addirittura sugli scogli trovando così una “ingloriosa” fine.
Da questo fattore si deduce quanto sia vincente l’uso dell’esca viva. Le esche più utilizzate sono quelle classicamente “cacciate” dal serra, vale a dire: l’aguglia, il cefalo, l’occhiata, ed il sugarello. Il calamento standard si compone di due ami ad artiglio d’aquila, di cui il primo con funzione trainante (di dimensioni adeguate per essere inserito dal basso verso l’alto a chiudere la bocca dell’esca,) il secondo, del 6/0, con funzione di catturante inserito sotto pelle o lateralmente alla pinna caudale o nel foro anale, con fuoriuscita dell’ardiglione.

Per contrastare la dentatura di questo pesce è necessario usare terminali di cavetto d’acciaio; i più validi sono la treccia termosaldante da 20-30 libbre ed il Sevestrand da 45 libbre. La velocità di traina è di 1/2 nodi, filando la lenza ad una cinquantina di metri circa; meglio se si usano due canne: una in superficie e una a mezz’acqua.
La frizione va tenuta al limite dello slittamento, in modo che non appena il serra azzanna, la lenza scorra senza forzature evitando di creare disturbo nel pesce.
Una volta allamato occorre mantenere molta freddezza perché la prima fuga sarà decisa e veloce: bisogna far prendere filo, inserire il freno sullo strike e ferrare con decisione. Malgrado tutte le nostre attenzioni capiterà però che il serra aggredisca l’esca dilaniandola senza sfiorare gli ami, lasciandoci così con un palmo di naso.
Dopo una prima fuga, il serra si porta in superficie ed è proprio a pelo d’acqua che sviluppa la sua temibile difesa con salti, capriole e movimenti repentini della testa e della bocca.
Per questa sua abitudine è conveniente l’utilizzo di attrezzi ultra leggeri, con lenze molto sottili.
Le canne da traina devono essere lunghe e molto flessibili in modo tale da contrastare naturalmente le “testate” del serra e di libbraggio compreso fra le 8 e le 12 libbre, abbinabili a mulinelli rotanti piuttosto piccoli, armati con monofili compresi tra le 6 e le 12 libbre.

Piombatura
Quando riterremo necessario affondare le esche -in particolare durante le ore centrali della giornata in cui i serra stazionano sul fondo- useremo piombature a sgancio rapido o il dacron piombato.
Le piombature a sgancio rapido dai 200 ai 400 gramm,i a seconda della corrente e del filo rilasciato, verranno applicate a circa 15/18 metri dall’esca, preferibilmente su una doppiatura di lenza realizzata a monte della girella e quindi del terminale. Il dacron piombato malgrado sia più comodo e semplice da usare, è assai rigido e pesante, e per questo potrebbe causare sospetti nel serra inducendolo dopo il primo attacco a mollare.

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