Con l’arrivo della bella stagione si entra nel vivo della traina costiera e chi possieda un’imbarcazione può dilettarsi in questa disciplina. Vediamo insieme la tecnica per predatori classici come il dentice e la ricciola, il serra.
Tra le prede più alla moda con cui sfogare le velleità agonistiche, ci sono il pesce serra, il dentice e la ricciola. Tenace e spettacolare il serra, bello e grintoso il dentice, fantastica combattente la ricciola. Tutti e tre, ci permettono di utilizzare attrezzature leggere e di affinare le tecniche. In questo articolo parleremo della pesca al serra, iniziando dalle sue abitudini. Con l’aumento della temperatura del Mediterraneo degli ultimi anni, si è ormai portato lungo tutte le nostre coste.
Il dentice e la ricciola, invece, fanno ormai presenza fissa in tutto la fascia mediterranea, Adriatico compreso.
Il pesce serra si sposta in gruppi numerosi in alto mare, per avvicinarsi a primavera nell’immediato sottocosta in prossimità di porti, foci dei fiumi e nei porti.
Durante la caccia mantiene le sue abitudini, compiendo incursioni accerchiando le aguglie o i cefali fino a portarli in pochi centimetri d’acqua.
L’aggressività di questo pesce è palpabile durante le sue aggressioni, le prede non di rado per fuggire all’inseguimento si gettano sul bagnasciuga suicidandosi inconsapevolmente.
Il serra si riproduce in alto mare; gli avannotti, si spostano in mare aperto fino a raggiungere la maturità sessuale (circa 2 chili di peso) quindi si spostano nel sottocosta.
Le dimensioni medie variano tra i 2 e i 5 chili, ma gli esemplari di grossa taglia possono raggiungere e oltrepassare i 10.
La traina al pesce serra si effettua prevalentemente con esche vive o con aguglia, cefalo o boga morta, sapientemente innescati.
Anche i cefalopodi preferibilmente vivi, sono assai graditi
Le esche vive più utilizzate sono l’aguglia, l’occhiata, il cefalo e il sughero, quest’ultimo in assoluto l’esca più catturante.
Il calamento standard si compone con due ami del tipo Mustad Live Bait Fine 10829BNL o similari.
Il primo amo ha funzione trainante e deve essere di dimensione adeguata per essere inserito dal basso verso l’alto a chiudere la bocca dell’esca; il secondo, del 6-7/0, ha funzione ferrante e si inserisce sottopelle lateralmente in prossimità della pinna caudale o nel foro anale.
Per i neofiti è consigliabile utilizzare un terzo amo, con funzione ferrante, da inserire a metà esca. Per eludere la tagliente dentatura di questo pesce è necessario montare gli ami su cavetto d’acciaio, i più indicati sono la treccia termosaldata da 20-30 libbre e il Sevestrand da quarantacinque libbre.
La traina si svolge lungo la costa a una velocità di circa 1,5 nodi, filando due esche (una a galla e una affondata) a 40-50 metri da poppa.
La frizione va tenuta al limite dello slittamento con la cicala inserita, in modo che non appena il serra tocca l’esca, la lenza comincia a uscire dalla bobina senza mettere in allarme il pesce. La partenza è sempre molto veloce ed è necessario mantenere la massima freddezza nell’estrarre la canna dall’alloggio, far prendere filo al pesce, mettere il freno sullo strike e ferrare.
Lo strike va regolato in proporzione alla lenza impiegata e considerando che il pesce quando fugge non deve essere trattenuto eccessivamente, altrimenti salta freneticamente con il rischio di slamarsi. La pesca del serra a traina leggera è divertentissima e può portare a numerose catture se si dispone del numero necessario di esche al momento giusto, ma il serra può anche aggredire l’esca mutilandola senza sfiorare minimamente gli ami, lasciando così il pescatore con un palmo di naso.
Essendo un combattente di superficie, il serra consente di utilizzare attrezzi ultraleggeri, con lenze molto sottili. A seconda delle preferenze personali, si possono impiegare sia canne per rotanti che quelle per mulinelli a tamburo fisso. Le canne tradizionali da traina devono essere lunghe e molto flessibili, in modo da poter essere abbinate a piccoli mulinelli rotanti e a monofili compresi tra le sei e le dodici libbre.
Indicativamente ci si può orientare sui seguenti modelli: Normic Regular Trolling 8 e 12 e Record Light Gold 8, Key West 8, Italcanna Cartagena e modelli analoghi.
Come canne da abbinare a mulinelli a tamburo fisso ci si può orientare su canne da spinning pesante in due pezzi preferibilmente di potenza 10-40 grammi, con fusti in carbonio.
Per rendere più comode tali canne per la traina si può inserire una crociera al termine del manico, per fermarle nel portacanna.
Il serra è un predatore che imposta la propria difesa in superficie, con fughe velocissime ed evoluzioni fuori dall’acqua;
questo permette di utilizzare attrezzature molto leggere e monofili di basso libbraggio.
Si possono utilizzare sia canne da traina da 8-12 libbre abbinate a piccoli rotanti, che canne da spinning in due pezzi di potenza adeguata (20-40 gr) con mulinelli a tamburo fisso.
Per rendere il combattimento più entusiasmante è preferibile utilizzare canne lunghe, anche per ammortizzare meglio le testate del pesce nell’ottica di utilizzare monofili di libbraggio omogeneo alla potenza delle canne (da 6 a 12 libbre).
In alcuni casi è necessario affondare leggermente le esche, soprattutto durante le ore centrali della giornata in cui i serra stazionano sul fondo.
I due sistemi più usati per affondare le esche vive nella traina costiera sono le piombature a sgancio rapido e il dacron (o cordino) piombato.
Le piombature dirette a sgancio rapido, nell’ordine dei 150-200 grammi, vengono applicate a circa 10-15 metri dall’esca, preferibilmente su una piccola doppiatura di lenza realizzata a monte della girella e del relativo terminale.
Il dacron piombato è più comodo e semplice da usare, ma essendo molto rigido e pesante potrebbe mettere in allarme il serra e indurlo a mollare l’esca dopo il primo attacco.
Il pesce serra possiede una dentatura in grado di recidere facilmente qualunque monofilo.
Molto spesso vengono utilizzati erroneamente cavetti non adatti come il multifibra sintetico o monocavi metallici; il primo non resiste assolutamente ai denti di questo pesce, mentre il monocavo è troppo rigido e, oltre a non far lavorare bene l’esca, si rischia che durante i salti della preda in fuga si possa piegare e spezzare.
La soluzione migliore è quella di impiegare cavetti termosaldati o treccia, impiombando gli ami e la girella di testa con piccoli manicotti.
La lunghezza del cavetto deve essere di poco superiore a quella dell’esca.