La traina con il piombo guardiano che è di chiara derivazione professionale, fu ideata per la pesca alle ricciole e ai dentici, dai pescatori (probabilmente di Ponza) che utilizzavano lenze a mano di diametro non inferiore ad un millimetro e con zavorre da oltre un chilo il tutto ricavato da recuperi in mare.
Tale tecnica è stata in seguito perfezionata dagli sportivi, che l’hanno trasformata in uno dei migliori metodi d’affondamento delle esche naturali.
La prima cosa a variare è stata la zavorra, scesa immediatamente a 500 grammi, di conseguenza anche le lenze in bobina si sono adeguate stabilizzandosi intorno alle 30 libbre. Ed è stata proprio la ricerca di continue novità per stimolare i predatori ad attaccare le esche che ha portato ad un ulteriore alleggerimento delle attrezzature, dando vita ad una tecnica innovativa. Tutto ciò nasce anche dall’attenta osservazione comportamentale dei predatori marini; si è rilevato ad esempio che alcuni di essi considerati pelagici, non effettuavano invece considerevoli spostamenti durante l’inverno e la primavera, bensì, rimanevano nelle stesse acque, sportandosi semplicemente in zone più profonde, dove l’acqua subisce minori variazioni di temperatura. I primi pesci ad essere tentati con la traina profonda nelle stagioni invernale e primaverile, furono i dentici. Si scoprì infatti che, finito il periodo di accoppiamento, questi pesci si riportavano sulle cigliate delle secche, ma stazionando a profondità sensibilmente maggiori: tra i 40 ed i 50 metri.
Attrezzatura sempre più light
Come è possibile, quindi, far arrivare comodamente le esche a tali profondità senza aumentare le zavorre, anzi usandone più leggere per avere maggior sensibilità? Il primo passo è quello di scendere di diametro le lenze in bobina, in modo che questa opponga meno resistenza all’affondamento. Dalle 30 libbre usuali -che corrispondono allo 0,50-occorre arrivare alle 12/16, che corrispondono allo 0,30/0,35 mm).
Così facendo ci possiamo permettere di pescare senza problemi con 500 grammi di piombo anche su fondali superiori ai 50 metri. A questo punto però, nasce il problema della ferrata.
Quando un predatore addenta l’esca, a meno che non la ingoi, la segnalazione sul cimino della canna arriva con notevole ritardo. Tutto ciò è la causa principale di ferrate a vuoto e di pesci persi. L’unica soluzione era abbassare il peso del piombo guardiano, scendendo a 150 grammi su fondali inferiori a 35 metri e a 250/ 350 grammi sui fondali tra i 35 ed i 50 metri.
Abbassando sensibilmente il peso del guardiano, la lenza risulta molto più sensibile, e permette di avvertire immediatamente l’abboccata. Ma con l’alleggerirsi della zavorra aumenta proporzionatamente la quantità di lenza da calare in acqua per raggiungere il fondo, di conseguenza bisogna ridurre la velocità che deve essere inferiore ai due nodi.
Tecnica di pesca e terminali appositi
Nato prevalentemente per i dentici nel periodo inverno-primavera, tale sistema dato lo sconvolgimento delle stagioni, può essere applicato a qualsiasi altro predatore ricciole e cenie in primis.
La pesca si effettua su cigliate con forti dislivelli, a profondità variabili tra i 35 ed i 50 metri, con punte fino a 60. La traina come detto, deve essere lentissima, con frequenti fermate per permettere al piombo di toccare il fondo. Nel caso si individui un punto interessante, conviene concentrare i passaggi , facendo salire e scendere il piombo seguendo proprio l’andamento del fondo.
Le aree principali da battere sono quelle al di sotto della cigliata, dove in genere i predatori si appostano in caccia. La canna deve essere tenuta in mano, sempre sotto controllo per essere sempre pronti a rispondere al pesce o all’eventuale incaglio del piombo sul fondo.
Le esche migliori
Le due esche più utilizzate per questa tecnica sono il calamaro e la seppia, sia vivi (meglio) che morti, basta conservino la livrea intatta.
L’innesco del vivo è semplice, si infila il primo amo dal basso verso l’alto nella parte anteriore della sacca, ed il secondo nella parte inferiore della testa, in modo che l’ardiglione fuoriesca tra i tentacoli. L’innesco del morto è simile, ma nella parte inferiore del cefalopode, va inserito un piombo ad oliva o a pera, di 10/15 grammi che funga da stabilizzatore. Lo si può fermare con un filo di rame che vi passi attraverso, di cui un capo è fermato sul gambo dell’amo, mentre l’altro dopo aver passato il mollusco da parte a parte, si avvolge sulla punta che fuoriesce dalla parte opposta. Se si vogliono impiegare esche vive, l’occhiata e l’aguglia (rara in inverno) posson le più gradite, ma in loromancanza, vanno bene anche mugginetti, sugarelli o boghe.
Lenza e terminale
La lenza è la stessa di una comune traina di superficie. Si realizza una doppiatura di 2 /2,5 m, alla quale si lega una girella con o senza moschettone. A questa verrà assicurato il terminale che a seconda della lunghezza della canna, non sarà più lungo di 2 /2,5 m, in modo che quando la girella giunge sul tip-top, sia possibile raffiare la preda senza recuperare il terminale a mano.
Il terminale può essere di diametro variabile tra lo 0,50 e lo 0,70 a seconda della trasparenza dell’acqua e della mole delle prede presenti in zona.
Completeranno il tutto due ami del 3/0 e del 4/0, entrambi fissi sul terminale e legati ad una distanza tra loro, proporzionata alle dimensioni delle esche.
Risulta essere buona norma doppiare la parte di terminale con gli ami, per contrastare le placche dentarie delle ricciole ed i denti dei dentici. Il piombo guardiano si applica a circa 15 metri dall’esca, senza inserire una seconda girella sulla lenza. Lo spezzone di lenza che porta il guardiano si può fissare direttamente sulla lenza madre effettuando un nodo “a fiocco” che si sciolga velocemente tirandone il capo, quando il piombo è a bordo.