L’evoluzione della pesca sportiva e il progressivo aumentare della sospettosità dei pesci, ha portato all’utilizzo di terminali sempre più sofisticati e super accessoriati. Spesso però anche queste montature vengono snobbate, ed ecco che un sano ritorno alla semplicità potrebbe rivelarsi la carta… anzi il Jolly vincente.
Partenopeo di nascita, calabrese e siciliano per adozione, il “Jolly Napoletano” è un terminale atipico e micidiale. Sconosciuto in molte parti d’Italia, ha saputo ripagare a suon di catture chi ha “osato” dargli fiducia.
Semplice e veloce di realizzazione, non necessita neanche di eccessive doti manuali. Gli elementi che lo costituiscono sono ridotti all’indispensabile. Ami, filo, e qualche piombino spaccato. La sua efficacia è straordinaria, su ogni tipo di fondale e con ogni tipo di preda; decidere di adottarlo dipende molto dalle specie presenti e dalle nostre ambizioni. Nonostante sia molto poliedrico, la sua resa è ottimale su fondali compresi tra i 25 ed i 70 metri, misti o roccia, anche se può soffrire gli incagli . Non soffre invece i grovigli garantendo sempre un’ottimale presentazione dell’esca e una veloce discesa sul fondo per eludere pesci disturbatori come boghe o altro.
Il Jolly è un terminale che può essere realizzato direttamente sulla lenza madre, anche se è preferibile -e in fondo cambia poco- prepararlo separatamente. Lo schema di base prevede uno spezzone di lenza del diametro dello 0,30/0,35 lungo un metro e mezzo a alla cui estremità va collegato un amo dal n° 6 al numero… (alla vostra ambizione!!!). A cinque centimetri dall’amo inseriremo un pallino spaccato che farà da battuta al piombo di grammatura variabile che sarà a goccia o sferico scorrevole, inserito direttamente passante sulla lenza e al quale daremo una corsa di circa 80 cm, determinata dall’inserimento di un altro pallino spaccato. A monte di quest’ultimo legheremo due braccioli con lo stesso amo e lo stesso diametro di lenza utilizzato in precedenza. Questi avranno lunghezza non oltre i 10 centimetri e saranno legati esclusivamente tramite nodo. Un’asola raddoppiata a 15 centimetri di distanza, completerà il tutto rendendo questo terminale intercambiabile.
L’utilizzo di lenze di diametro inferiore, anche se possibile, fondamentalmente non serve, questo infatti è una delle strane caratteristiche. Diverso è il discorso se si cercano grosse prede, in questo caso potrebbe essere necessario salire anche fino allo 0,60 e con ami adeguati.
Pesce che cerchi, sospettosità che trovi… gli sparidi sono maestri in questo, risultano infatti in assoluto le prede più diffidenti da trarre in inganno. Riconoscono il pericolo, e associano gli elementi di circostanza alla situazione, tenendosi successivamente alla larga da oggetti “non identificati”. Perline , girelle, snodi, se da un lato garantiscono la funzionalità degli elementi, dall’altro potrebbero attrarre, ma alla fine distrarre le nostre prede. Sembra emblematico ma è così. L’equazione attirare il pesce vicino all’esca e quindi abboccata certa, non è così matematica come potrebbe sembrare. In occasioni di acqua limpida, su batimetriche intorno ai 20 metri, si sono notati banchi di saraghi intorno ai terminali che disdegnavano le esche. Un caso? , può darsi… fatto sta che in quell’occasione un terminale “pulito” come il Jolly ha risolto a nostro favore l’imbarazzante situazione.
Eccezionale anche la resa nei confronti dei pagelli, dei loro grintosi cugini prai, ma anche per le orate e dentici. I saraghi fasciati, presenti in gran numero sulle secche, ne sembrano quasi innamorati, tanto da rendere le eccezionali triplette, una gradita costante. Le esche possono essere le più varie: gamberi, pezzi di cefalopodi, vermi, cozze, paguri, sardine, cannolicchi, granchi, e chi più ne ha più ne provi…
La spiegazione di tutto questo sta nell’atteggiamento in acqua della nostra lenza.
Osservate con attenzione la posizione che assumono i braccioli in acqua di un comune e sofisticato terminale classico con tre ami a bandiera, qualunque sia l’accessorio di snodo da voi utilizzato.
In maniera più o meno significativa si intrecciano alla madre, o nella migliore delle ipotesi si avvicinano, creando una situazione anomala.
Un jolly in acqua si presenta in maniera più naturale, quasi ad integrarsi con il fondo, e non sarà certo un piombo a creare disturbo… anzi. L’unica accortezza da avere, anche in caso di pesca con lenza mano, è quella di lasciare la possibilità al pesce di “filare” con l’esca tra le fauci.
Lenza un po’ in bando quindi , o tra le dita mantenendo l’archetto del mulinello aperto, pronti a cedere non appena avvertiremo qualche tocca importante.