In questa guida spieghiamo la tecnica Inchiku.
Il mare e la pesca sono il palcoscenico di una vera avventura, dove l’uomo si ingegna e mette in atto le sue doti, la sua astuzia per tentare di ingannare la natura e vincere la sua sfida. In una premessa così generica affermiamo che non basta essere bravi per riuscire in questo sport, ma bisogna essere dotati delle attrezzature giuste, che possano permetterti di amplificare le tue potenzialità.
Ormai il vertical jigging sta ampliando i suoi orizzonti, la tecnica orientale ha impiantato solide radici anche qui in Italia, dove iniziano a spopolare le varianti più sofisticate, una tra tutte la tecnica dell’Inchiku, che può essere meglio definita come un’evoluzione del vertical jigging.
La novità risiede esclusivamente nella progettazione dell’esca, sorprendente nella sua semplicità ed efficacia.
Se proviamo a fornire una descrizione più tecnica e dettagliata, abbiamo un piombo idrodinamico, dal rapido affondamento che emette innumerevoli riflessi di luce, collocato vicino ad un piccolo polipo di silicone che gli dona un movimento fluttuante e naturale, il risultato è un interessante richiamo in prossimità del fondo, in grado di attirare un gran numero di predatori e specie rare, che solitamente non abboccano alle normali esche artificiali.
I vantaggi nell’utilizzo di questa tecnica sono numerosi, e tutti ruotano intorno ad un unico perno, ossia la semplicità d’impiego. Infatti, sia donne che principianti possono cimentarsi, riuscendo ad ottenere un buon risultato, in quanto non c’è alcuna complicazione nell’utilizzo, nel preparare la lenza, nel settare l’esca e soprattutto non ci si sporca.
Per quanto riguarda i movimenti da dare all’inchiki, sono gli stessi che si usano nel vertical. In realtà è più una questione di gusti personali, ma la maggioranza dei praticanti predilige movimenti lenti immaginando l’esca come un calamaro, muovendola a toccare il fondo, e facendola risalire lentamente fino ad una decina di metri da esso, poi si procede con uno stacco veloce, infatti il pesce nella maggior parte dei casi segue la risalita dell’artificiale e lo attacca nella ripartenza.
La sostanziale differenza tra l’inchiku ed il vertical jigging, è la possibilità di sfruttare questa variante non solo in mare, ma anche da terra, insomma la versatilità è a portata di mano, dipende tutto dalle ambizioni e dalla fantasia del pescatore, in quanto questa tccnica è davvero operativa a 360 gradi, capace di insidiare sia pesci minori che predatori, c’è l’imbarazzo della scelta.
Focalizziamoci infine sulle caratteristiche che contraddistinguono un artificiale, in primo luogo l’utilizzo di un buon materiale di fabbricazione, la vernice di rivestimento deve assolutamente essere di buona qualità altrimenti è inevitabile che si deteriori subito.
La consistenza del polipetto deve essere morbida, dai colori sgargianti, inoltre il cordino dell’assist deve essere resistente alla trazione e all’usura, i nodi devono essere realizzati a regola d’arte, e soprattutto gli ami devono essere di qualità impeccabile, piccoli, leggeri e robusti.
Possiamo riassumere che un inchiku deve essere figlio di una progettazione e di uno studio efficiente, il passaggio dalla teoria al prodotto finito necessita di test e sperimentazioni, per tanto tutti coloro che intendono cimentarsi in questa tecnica devono considerare che la qualità è sinonimo di durata e successo, e non di risparmio economico.
Ultimo aggiornamento 2024-12-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API