Spesso snobbati per pigrizia o per il timore di incagli, i fondali sabbiosi misti a roccia o alga, sono un vera e propria riserva delle più svariate e importanti prede insidiabili da terra con la tecnica del surfcasting. Tralasciando le miriadi di specie minori che popolano questi fondali, saranno i grossi sparidi le mire più ambiziose. Questo è il regno delle orate, dei saraghi, e delle grandi mormore solitarie. Se la profondità è elevata è molto probabile anche la presenza di dentici, che soprattutto di taglia media, amano grufolare e predare insieme alle auree cugine. Se il mare poi incomincia a respirare, la grande spigola sicuramente ci sarà e con l’avanzare della stagione estiva anche qualche irruento e spietato serra. Per tutti i “palati”.
Nonostante questa grandissima varietà di potenziali prede, le difficoltà di presentare l’esca in maniera ottimale, preservandoci da incagli sia in attesa, che durante i recuperi di qualche grosso cliente sono il vero problema primario di chi si dedica a questo tipo di pesca. I tradizionali terminali come il long arm sono quelli che rendono in assoluto di più. Se in alcune condizioni riescono a svolgere in modo efficace il loro compito, è anche vero che soffrono più del dovuto e spesso il dubbio di non essere efficacemente in pesca, ci condiziona a tal punto da influenzare tutta la battuta. L’Antitop è un terminale geniale, in grado di adattarsi ad ogni situazione e preda. Confezionarlo non implica eccessive difficoltà e con un po’ di manualità riusciremo ad ottenere delle lenze veramente ben bilanciate.
Fase dopo fase, ecco la sua nascita
La prima cosa da fare è realizzare uno spezzone con della lenza di diametro intorno allo 0,45/0,50, lungo circa un metro e recante alle estremità due girelle uguali di media misura e al suo interno una girella a scorrere. Proteggeremo i nodi alle estremità con due piccoli spezzoni di guaina per filo elettrico.
A un’estremità legheremo il bracciolo recante il piombo, che dovrà avere lo stesso diametro dell’altro spezzone, o più sottile nella variante a perdere.
La sua lunghezza potrà essere variabile a seconda delle situazioni, mai però inferiore ai 15/20 cm. La soluzione a perdere viene utilizzata durante la ricerca di prede importanti, questo per essere coperti contro ogni eventualità anche utilizzando un terminale che nasce proprio per evitare gli incagli.
Dall’altra estremità collegheremo il bracciolo , lungo circa 80 cm, recante l’amo, il tutto di dimensioni adeguate alle prede presenti e alle nostre ambizioni.
Il terminale così realizzato verrà collegato alla lenza della canna tramite un moschettone che si aggancerà alla girella scorrevole. La sua caratteristica unica è quello di mutare assetto a seconda delle situazioni. In fase di lancio si presenta come un “lungo” short rovesciato, con piombo ed esca quasi alla stessa altezza, ciò vuol dire che la fase di stacco sarà progressiva e efficace; in fase di attesa e approccio dell’esca si dimostrerà “assente”, fluido e catturante, e a preda allamata il piombo si alzerà dal fondo rimanendo “lontano”, per quanto questo termine si possa usare, da incagli e ostacoli del fondo. Spesso comunque anche nei casi in cui il piombo si va ad incastrare, i movimenti di una bella preda possono riuscire a liberarlo… non sempre, ma molto più spesso di quanto si possa immaginare.
icuramente si tratta di un terminale al quale nelle condizioni descritte bisognerà dare fiducia, e con pazienza verremo ripagati.
Non scoraggiamoci di fronte alla perdita di lenze e ami, il misto è fatto così, non esiste un modo per esserne immuni, ma la convinzione sarà generosa con prede difficilmente catturabili in ambienti più comodi.