Le occhiate popolano in maniera uniforme le nostre coste e sono molto ricercate dai pescatori di giorno e di notte.
Le occhiate, piccoli sparidi mediterranei diffusi lungo tutte le coste italiane, vengono pescate sia dai moli e dagli scogli, con canna e mulinello, sia a traina e a bolentino dalla barca. Le abitudini sono condizionate sia dal carattere vivace che a tratti tende a presentarsi con atteggiamenti di piccolo predatore nei confronti di piccoli pesci, sia dalle caratteristiche di sospettosità e diffidenza che le rendono a volte “difficili” da catturare. Generalmente si raccoglie in branchi che popolano il sottocosta preferibilmente all’interno della batimetrica dei 25 mt, pur non disdegnando maggiori profondità. Le occhiate sono combattive e apprezzate in cucina, e, se pescate nelle tiepide notti primaverili ed estive, anche di taglia buona. Il sistema di pesca notturna, tra tutti, è uno dei più divertenti e propone, qualche volta, anche la possibilità di qualche gradita sorpresa come la cattura di un’orata o di altre specie pregiate.
Gli attrezzi
La pesca notturna alle occhiate si effettua dalla barca con canna e mulinello. Sono necessarie canne da barca dotate di buona flessibilità, leggere e non troppo lunghe. Di solito sono indicati attrezzi di 1,80 – 2 metri circa, dotati di mulinelli veloci e di buona qualità, adatti a fronteggiare anche le fughe di una preda di taglia superiore a quella prevista. La bobina va caricata con un monofilo di almeno 0,25 mm di diametro collegato con un terminale di circa 60 cm fatto con un buon fluorocarbon dello 0,20 al quale va aggiunta una girella con la cosiddetta “mazzetta”, ossia un gruppo di 4 ami del n° 6 o 7 legati sempre con un fluorocarbon dello 0,20 e distanti 12/15 cm dalla girella. Il tutto senza piombo per poter lavorare in corrente con un innesco a base di tocchetti di sarda fresca o comunque ben conservata. A monte, poi, viene preparata la pastura, sempre a base di sarde, riposta in un sacco retinato a maglie non troppo larghe e collocato in prossimità della prua, a mezz’acqua. L’azione di richiamo è fondamentale e deve essere rinnovata con una periodica manipolazione del “sacco” contenente le sarde per la pastura.
Azione di pesca
Le occhiate si cercano su fondali rocciosi o misti che oscillano tra i 7 e i 15 metri, generalmente situati nella fascia costiera. In primavera e in autunno le occhiate di taglia più grande accostano per la riproduzione e sono presenti su fondali prospicienti i moli e le scogliere, le foci dei fiumi e i porti. Individuata la zona, la barca deve essere ancorata tenendo conto della corrente e con una cima lunga almeno il triplo della profondità. E’ opportuno ricorrere agli artifici più noti ai pescatori di bolentino per scongiurare il pericolo di incaglio dell’ancora ed evitare di dover tagliare la cima di ormeggio a fine pesca. Queste operazioni vanno svolte prima del calar del sole, per avere sia il tempo di verificare la direzione della corrente, sia per predisporre la pastura che avrà bisogno di un’oretta circa per essere efficace. La pastura consiste, generalmente, in una cassetta di sarde non necessariamente freschissime, che vengono riversate in un sacco a rete insieme ad un peso che ne consenta l’affondamento. In genere si cala il sacco a tre metri sotto la barca, in prossimità della prua, per consentire, poi, la pesca da poppa.
L’azione di pesca inizia con il lancio dell’esca in corrente tenendo l’archetto del mulinello aperto in attesa che i tocchetti di sarda fresca, innescati con la mazzetta di ami, siano efficaci come richiamo e si dispongano in corrente. Si lascia svolgere una ventina di metri circa di monofilo e si chiude l’archetto tenendo il filo in tensione recuperandolo lentamente. L’affondamento maggiore o minore potrà essere regolato, in caso di corrente eccessiva, con qualche pallino di piombo aggiunto sul terminale. L’attacco dell’esca, da parte delle occhiate, non tarderà ad arrivare se le operazioni di pasturazione sono state svolte a regola d’arte. Le notti più adatte sono quelle illuminate dalla luna, a partire dal primo quarto. Naturalmente durante le fasi di luna calante, gli orari si spostano nella tarda notte, dalle 24 fino all’alba, ma le ore indicate sono sempre quelle in cui la luna appare alta nel cielo.
Se ad un tratto le occhiate non si fanno più sentire, c’è la possibilità che il branco sia stato allontanato da qualcosa. In genere, se non si tratta di un rumore che ha arrecato disturbo, il significato di un momento di stasi della pesca può preludere all’avvicinamento di un’orata, che determina l’allontanamento momentaneo delle occhiate dalle esche. In questo caso bisogna essere pronti alla ferrata e a contrastare la fuga con la frizione del mulinello tarata opportunamente. Lavorare un’orata di qualche kg con un terminale da 0,20 mm è operazione emozionante e richiede sangue freddo e concentrazione ma può regalare gran belle soddisfazioni.
Anche i saraghi, come le occhiate, le orate ed altri sparidi, si possono pescare di notte, dal tramonto in poi. Sia il richiamo a base di sardine, l’esca usata e l’habitat di rocce o misto, sono le condizioni ideali per questi pesci ma, a differenza delle occhiate, non si muovono in grossi branchi e le catture, spesso, non sono abituali.