La pesca di profondità, conosciuta notoriamente come bolentino abissale, sta avendo un grande successo tra gli appassionati della pesca dalla barca, grazie, al numero e alla qualità delle prede che può offrire. Di solito, le prede comuni del bolentino di profondità sono rappresentate dagli occhioni (Pagellus bogaraveo), conosciuti anche come besughi o pezzornie, le cui taglie oscillano dai 600/700 grammi ai 2 kg, ma spesso e volentieri, insieme a questi, vengono catturate anche le cernie di profondità (Poliprion americanus), le cernie brune (Epinephelus guaza) e le cernie bianche (Epinephelus aeneus). Le tre specie possono essere di peso variabile e vanno dai 4-5 kg ai 50-70 kg. Proprio per questo motivo la cernia, rappresenta uno dei pesci più ambiti e ricercati da tutti gli appassionati di questa tecnica.
Se poi, alle grandi dimensioni, uniamo il pregio delle carni, che sono un autentica delizia… beh non possiamo fare a meno di cimentarci in questa tecnica, cercando di ottimizzare sulle attrezzature e farne una scelta oculata nel miglior rapporto qualità/prezzo.
Proprio per questo discorso, cercheremo di aiutare il lettore, fornendogli quei consigli teorico-pratici, su quello che offre il mercato specifico, per iniziare con tranquillità ad esercitare questa affascinante tecnica, ma più che altro, per ottenere profitto, utilizzando le innovazioni tecnologiche rappresentate dai salpabolentini elettrici. Le attrezzature primarie: le imbarcazioni, i salpabolentini elettrici e le strumentazioni elettroniche navali.
Le imbarcazioni
Per catturare le cernie con il bolentino di profondità, occorrono mezzi nautici in grado di assicurare la massima sicurezza, riguardo la navigazione e la comodità del pozzetto e una strumentazione pescante affidabile; si pensi ad esempio alla raccolta della lenza calata in acqua, i cui fondali possono sovente superare il mezzo chilometro.
Per certe ragioni, occorrono imbarcazioni di almeno 8-10 metri di lunghezza e di larghezza sull’ordine dei 3-3,50 metri ed oltre.
Ottimi i fisherman statunitensi ma anche quelli di produzione nazionale, che assicurano: una stazza lorda ottimale con un buon dislocamento ed una larghezza sufficientemente valida per compiere le operazioni in pesca con l’uso di due o più salpabolentini elettrici.
E’ da considerare tutto questo, perché di solito i punti di pesca sotto i quali si catturano le cernie di profondità, distano dalla costa alcune decine di miglia di navigazione a “mare aperto”, pertanto è necessario disporre di imbarcazioni marine e sicure in grado di garantire un ritorno felice anche col mare formato.
La strumentazione elettronica navale necessaria.
Quando si va per mare cosiddetto “aperto”, ossia a molte miglia di distanza dalla costa, risulta problematico ritrovare una zona buona per la pesca, che magari in una precedente battuta ci ha dato delle grandi soddisfazioni.
Questo perché ci mancano i punti di riferimento a terra dovuti alla grande distanza dalla costa e anche per sapere su quale profondità dobbiamo pescare.
Per evitare le pescate a vuoto, uno straordinario aiuto ce lo dà notoriamente sia l’ecoscandaglio ad ultrasuoni che lo strumento cartografico Plotter con funzione GPS integrata. L’accoppiata di questi due strumenti ci permette di localizzare con esattezza la batimetrica di “lavoro” per catturare le cernie e di ritrovare tutti i waypoint – marker segnalati e memorizzati sul monitor del Plotter. L’interfaccia con un pilota automatico, farà il resto per quanto concerne il comfort di navigazione e… naturalmente della pesca!
I salpabolentini elettrici che sono in realtà degli autentici organi elettromeccanici, alcuni dei quali sono dotati anche di componenti elettronici, consentono di affondare ordinatamente e di avvolgere rapidamente alle varie velocità, le lenze deposte in pesca su fondali di grande profondità.
Una frizione regolabile, consente di “lavorare” la preda in modo ottimale, indipendentemente dalla trazione esercitata. Dei salpabolentini elettrici, ricordiamo che sul mercato ce ne sono molti, con determinate caratteristiche tecnico-meccaniche, più o meno potenti, tutti di ottima qualità e validità. Fra i tanti, ne consigliamo alcuni eccellenti come il Fish Harvest della Inox Pesca
Gli accessori complementari
In riferimento agli accessori complementari di corredo, che occorrono, per effettuare una vera pescata degna di questo nome, menzioneremo doverosamente i contenitori termici, all’interno dei quali è necessario riporre le catture; sarebbe opportuno utilizzare i freezer box tipo Igloo o Coleman di circa 100 lt di capacità. In barca sarà fondamentale avere come grande accessorio di corredo, l’ancora: dotata di catena, con alcune centinaia di metri di cima galleggiante per “fermare” l’imbarcazione sopra l’hot spot della pesca. E poi un raffio di medie dimensioni ed un guadino. Per terminare, la lampada stroboscopica da applicare ed interporre tra la lenza madre ed il finale.
Le lenze madri ed i finali
Come lenze madri da avvolgere nelle nostre capienti bobine, possiamo utilizzare un 80 lbs, sia rappresentato dal monofilo di nylon, dal dacron che dal dyneema. Quest’ultimo, sta prendendo campo, visto la sua ridotta sezione in rapporto alla sua grande tenacia. E’ un filo più caro, economicamente parlando, rispetto ai tradizionali, ma risulta migliore, più pronto e sensibile durante l’azione di pesca, in quanto è meno sensibile alle correnti marine ed è più pronto nelle ferrate. Per quanto riguarda i finali, adotteremo un calamento con i relativi braccioli ed ami nelle misure che seguono. Il calamento, di monofilo di nylon dell’1,20 mm, lungo 6 metri circa, verrà fissato alla parte bassa della lampada stroboscopica. Negli ultimi 3 metri legheremo 6 girelle a tre vie, sulle quali verranno applicati 6 braccioli di nylon dello 0,90, lunghi circa 20 centimetri, ai quali legheremo gli ami del 6/0 – 7/0. In fondo, applicheremo un piombo con girella-moschettone di peso variabile dal chilo al chilo e mezzo, secondo le correnti presenti sul punto di pesca. I braccioli andranno distanziati di circa 50 centimetri l’uno dall’altro. Per questa tecnica vengono usati in alternativa, anche i finali dotati di piccoli bracci metallici tipo pater noster che si rivelano di grande efficacia e praticità, in quanto evitano parrucche ed ingarbugliamenti vari. Anche questi finali montano ami del 6/0 – 7/0.
Le esche
La sardina freschissima, innescata per metà o intera, rappresenta il top delle esche, per questa specialità. Comunque, in alternativa, possono andare bene anche pezzi di calamaro freschissimo, innescati a tocchetti. Buone anche le sardine surgelate oppure conservate sotto sale.
Tecnica di pesca
Il punto scelto, distante alcune miglia dalla costa, è segnalato con batimetriche oscillanti dai -400 ai -480 metri di profondità. Queste profondità saranno le nostre zone di lavoro, ma le cernie si possono trovare anche a -200 oppure anche oltre i -500 metri. E’ importante la natura del fondale, che deve presentarsi con una serie di “montagne” sottomarine le cui superfici siano ricche di rocce. Per osservare questo, è necessario disporre di ecoscandagli elettronici di qualità, grande potenza, e dotati di scale metriche, anche particolareggiate, per rilevare appunto la consistenza dei fondali rocce anche a -600 metri! Caleremo nel momento in cui si rilevano dei grandi dislivelli, oppure quando si forma una “sella”. Una decisa flessione della canna segnalerà l’avvenuta cattura; il recupero, l’ungo ed emozionante, sarà il clou della giornata. Ciò che apparirà, generalmente lontano dalla barca, è il sogno di tutti coloro che praticano questa entusiasmante tecnica che sta coinvolgendo sempre più i possessori di barche.