La pesca con il kabura viene praticata in verticale. Per tale tecnica occorrono delle canne non troppo potenti (azione 60-120 g) munite di mulinello rotante(che facilita l’azione di pesca), dalla lunghezza variabile a seconda del tipo di jerk che si vuole impostare durante il recupero dell’esca.
L’azione consiste nel calare l’esca artificiale sul fondo, per poi animarla con strappi piuttosto dolci, muovendola, in modo che in acqua assomigli ad un calamaro o una seppia che nuota verso la superficie. L’ efficacia di questa tecnica è ormai indubbia, infatti, saraghi, tanute, sgombri, palamite, alletterati, sciarrani, cernie, paraghi, pagri e chi più ne ha più ne metta, saranno i nostri obiettivi.
Risulta essere una pesca a tutto tondo, praticabile in tutte le zone possibili e immaginabili, dalle profonde secche over 70 metri, ai bassi fondali sabbiosi dell’Adriatico; ovunque voi siate, sappiate che pescando con un kabura potrete divertirvi, periodo e mare permettendo naturalmente.
Analizzando un kabura da vicino e guardandone i componenti, notiamo che è un attrezzo piuttosto semplice e di facile costruzione, anche per uno che non è particolarmente bravo nel mestiere; metteremo a disposizione qui di seguito qualche dritta per chi si vuole cimentare nella realizzazione di queste particolari esche da impiegare sia al mare che, perché no in acqua dolce, quando siamo alla ricerca di grossi bass, lucci e perca.
Andiamo ad elencare qui sotto i materiali necessari per mettere insieme un kabura efficente e funzionale
– Piombi scorrevoli con foro passante di forme e grammature varie, dai 15 gr. fino ed oltre 70-100 gr, questi costituiranno il corpo del nostro artificiale.
– Filo in acciaio inox di sezione 1 mm., utilizzato per realizzare la struttura portante dell’esca, fatto passare all’interno del piombo per poi realizzare alle estremità gli anelli di aggancio dell’esca e degli ami;
– Ami proporzionati all’esca da realizzare, muniti di occhiello per facilitare la legatura con vari materiali (trecciati, nylon di grosso diametro, cavo d’ acciaio, ecc.), per la realizzazione del nostro assist Hook;
– Gonnellini ciuffetti e codine, verranno realizzati con gomma dei palloncini tagliata a frange, oppure fili d’elastico da roubasienne o uni-flexx ( in alternativa possiamo acquistare code già pronte, facilmente reperibili nei negozi);
– Krystal flash, materiale filamentoso traslucido impiegato nella costruzione di mosche artificiali, nel nostro caso servirà anch’esso per realizzare i gonnellini o i ciuffetti;
– Guaina termorestringente del diametro di circa 2 – 3 mm., da applicare sulle legature e parte del gambo degli ami per irrigidire e proteggere le legature degli ami; di facile utilizzo, in quanto con il calore di un accendino o di un phon, andrà a restringersi e a serrare i nostri nodi;
– Carta olografica autoadesiva per rivestire o realizzare gli occhi degli artificiali( oppure anche qui possiamo procedere acquistando direttamente occhi adesivi già pronti all’ uso):
– Vernici varie per la decorazione finale degli artificiali, si consigliano colori quali bianco, rosa fluorescente, azzurro e verde.
Procediamo quindi alla costruzione.
Va precisato che se vogliamo realizzare esche con gonnellino fisso, utilizzeremo piombi a pera, mentre quelli sferici saranno ideali per costruire kabura con codine e ciuffetti sostituibili.
Il primo passo è piegare ad “U” un capo di filo inox e lo s’infila nel piombo lasciandolo un po’ sporgere dai fori. All’altro capo si procede formando un’ anellino piegando il filo su se stesso. Si mette quindi la zavorra in morsa tra due piccole piastre di metallo e la si schiaccia leggermente giusto per avere due zone perfettamente lisce e piatte, ove andremo ad attaccare gli occhi olografici, con l’aiuto anche di un goccio di colla ciano-acrilica.
Per mezzo di una pinzetta si porta l’anello di testa verso l’alto ad imitazione degli ami piombati per worms in silicone impiegati normalmente nella pesca in fresh water. Fatto questo, alcune immersioni in vernice bianca a rapida essiccazione conferiranno una base dove applicare tutta la nostra fantasia per decorare il nostro kabura. A completa essiccazione della vernice bianca, procediamo alla verniciatura del dorso con bombolette e pennellino per la rifinizione.
Il giorno dopo, quando tutto è perfettamente ben asciutto, immergiamo più volte la testa del nostro artificiale in vernice trasparente in modo da creare uno strato protettivo sulla superficie del nostro artificiale.
Passiamo ora alla realizzazione del nostro gonnellino.
Uniremo spezzoni di elastico da roubasienne lunghi mediamente 15 centimetri, il kristal e la codina in modo da creare un ciuffetto che andremo a bloccare su un piccolo split ring che successivamente verrà posto sull’anello di coda del nostro rubber jig. Questo accorgimento è importante, in quanto ci permetterà di poter sostituire la coda con facilità. Se si procede con la costruzione della codina direttamente sull’anello di coda del nostro kabura, il tutto rimarrà rigido e più statico, ai posteri l’ardua sentenza.
A questo punto è tutto pronto, manca solo l’assist hook, vediamo come procedere…
Taglieremo un pezzo di multifibra diametro 0.20, lungo circa 15 centimetri, vi passeremo quindi dentro due piccoli pezzi di termorestringente, procederemo con legare gli ami a occhiello alle due estremità del multi fibra; fatto ciò, faremo scorrere il T.R. sull’occhiello dell’ amo serrandolo con il calore; infine, andremo a fare un nodo a circa metà del nostro sistema in modo da creare una piccola asola, che andremo a infilare nello split e siamo pronti per la pesca.