Pesce onnivoro e onnipresente, rappresenta una delle prede più ambite da chi si dedica con costanza al surfcasting e al beach ledgering.
La sua combattività, il suo valore gastronomico e la sua bellezza, la rendono praticamente unica. Chi ha avuto la fortuna di “avere in canna” un’orata sa bene come sia arduo portare a termine un combattimento senza incappare in errori causati dall’adrenalina. Solitamente i periodi di maggiore attività coincidevano con la tarda primavera e l’estate, ma da qualche stagione a questa parte, anche l’autunno si è dimostrato generoso.
I fondali frequentati dalle orate, potenzialmente non conoscono limitazioni, ma devono avere delle caratteristiche morfologiche ben precise. Le spiagge, antistanti habitat marini sabbiosi e ricchi di sostanze organiche, da sempre sono meta preferita dei pescatori, ma non sempre il pascolo si trova a distanze abbordabili o raggiungibili da chiunque. Diverso invece sul misto, dove la distanza di pesca non è mai proibitiva e i pesci solitamente sono stanziali. Ottime anche le acque dei porti, o delle dighe frangiflutti.
Nonostante sia un pesce prevalentemente diurno, anche la notte può regalare belle catture, basta avere costanza e soprattutto impostare la battuta tenendo in debita considerazione le maree e la luna. Alta marea montante prerogativa full-time, mentre le fasi lunari ottimali sono il primo quarto, per la pesca di giorno, luna crescente quasi piena per la notte. L’alba è sempre un momento magico per i grossi esemplari, ma rendono bene anche le ore centrali della giornata. Le condizioni del mare, quasi sempre piatto in questi contesti, non sono poi così determinati. Anche se un leggero scirocco potrebbe dare qualcosa in più.
Due ottime canne da surf medio leggero e due da beach legering saranno la nostra dotazione da spiaggia o eventualmente per pescare dai moli: copriremmo così ogni eventualità lasciando spazio al divertimento anche con prede di taglia media. Sul misto opteremo per attrezzature leggermente più robuste. I mulinelli, dotati di bobine di ricambio, saranno del tipo fisso imbobinati con monofilo di ottima qualità, di diametro compreso tra lo 0,20 per le situazioni più soft a uno 0,30 per i fondali più difficili. Il terminale migliore in assoluto è il Long arm con piombo scorrevole direttamente sullo shok leader. Il diametro del terminale, come lo stesso della lenza del mulinello; dovrà essere relativo ai fondali, tenendo sempre presente che non esistono limitazioni di taglia al pesce che potrebbe abboccare. Però purtroppo qualche rischio bisogna prenderlo, e se in giro ci sono oratelle i terminali non dovranno superare lo 0,20 per garantirci qualche cattura in più. L’amo spazierà da un 6 ad un 2, preferendo i classici Aberdeen per prede piccole e quelli ad artiglio d’aquila in acciaio per le prede da sogno. Nella scelta dell’amo è inoltre fondamentale tenere presente le esche che verranno ingoiate e quelle che verranno masticate: la forza mascellare delle orate è proverbiale, in grado di piegare o schiacciare un amo inadatto.
La conoscenza delle abitudini alimentari dell’orata, in funzione dei fondali dove intendiamo insidiarla, è di basilare importanza per effettuare delle belle pescate.
Partendo dal presupposto che la sua dieta spazia dai vermi ai crostacei, passando per i molluschi e i piccoli pesci, dobbiamo però considerare che non sempre un’esca vale l’altra, anzi riuscire a capire qual è quella preferita in un determinata zona, e in un determinato momento, può trasformare una disfatta in un momento da ricordare.
Generalmente su fondali sabbiosi si utilizzano anellidi come l’americano o vermi come il bibi; l’arenicola è altrettanto efficace, ma in questo periodo l’attività dei piccoli pesci è ancora così frenetica da sconsigliarne l’uso.
Sul misto avremo bisogno di esche più resistenti, come ad esempio il murice o la cozza con tutto il guscio. Il cannolicchio poi, specie se fresco, può risultare micidiale in tutte le occasioni. Per le battute notturne è bene orientarsi su esche che hanno una certa luminescenza, il tentacolo di polpo fresco o il cappellotto (moscardino) non temono confronti.
Una volta lanciate le canne in acqua, lasceremo in bando senza mettere in tensione il filo: l’approccio all’esca dell’orata è molto particolare in quanto è solita “assaggiare” con circospezione, effettuare un breve spostamento e poi concludere il pasto. Se sente trazione “sputa” inesorabilmente e desiste in ulteriori tentativi. Vi sono però anche esemplari irruenti che con foga piegano “in due” la canna, occhio a picchetti e treppiedi, ma questa è un’altra storia. Il recupero di un’orata è sempre emozionante, e se in spiaggia è divertente giocherellare con la frizione, stessa cosa non si può dire sul misto o nei porti. Affronteremo questi combattimenti con l’antiritorno del mulinello, in quanto avremo la necessità di concedere lenza nelle violente sfuriate e di forzarla quando tenta di recuperare energie; stringere e allentare la frizione repentinamente non è molto pratico soprattutto con mulinelli con meccanismo anteriore. Attenzione comunque all’ultima “capriola”, l’orata è un pesce mai vinto completamente.