Lo sgombro è un pesce pelagico che vive in branchi numerosissimi in tutti i mari della nostra penisola. Nel periodo della riproduzione (primavera-estate) si avvicina alle coste per deporre le uova. Si ciba di piccoli pesci e quando il pescatore riesce a portare il branco sotto la barca bastano dei pezzetti di sarda per invogliarli ad abboccare. Molto spesso ai branchi di sgombri si aggregano anche piccoli gruppi di sugarelli. Negli ultimi anni la pesca agli sgombri si è raffinata quasi all’estremo: da montature con galleggianti da 20 grammi e fili dello 0,30 e ami enormi si è passati a pescare al tocco con travi del 0,22 e finali dello 0,18 con risultati fantastici anche nei momenti meno pescosi. In Adriatico le zone di pesca possono variare da una a dodici miglia dalla costa e questo dipende dalle condizioni climatiche e dalla temperatura dell’acqua.
Una volta calata l’ancora si mette in acqua la rete con la pastura che può essere quella comperata nei negozi di pesca -composta da pesce triturato e varie farine- oppure di sole sarde che si decompongono in acqua e poi fuoriescono a piccolissimi pezzetti dalla sacca di ret,e formando una scia oleosa che porterà il branco di sgombri sotto la barca.
La canna da usare deve essere robusta, con azione morbida e i vettini molto sensibili e lunghi per pescare al tocco con piombi da 5 a 20 grammi; i mulinelli saranno leggeri ma con recupero veloce, caricati con del filo delo 0,l 25. La montatura è composta da una trave dello 0,22 con due girelle distanziate di un metro, fissate tra perline e nodini.
Alle girelle vengono legati dei finali variabili dallo 0,18 allo 0,20 con ami del 6 o 8 a cui viene innescata un pezzetto di sardina.