Tra i pesci più comuni del sottocosta che possiamo trovare sia da terra che dalla barca, c’è lo scorfano, presente nei nostri mari in ben sette specie: lo scorfanetto carenato, lo squamoso, quello di fondale, il nero, il rosa, il rosso e lo scorfanotto.
Estetica a parte, lo scorfano è un pesce bruttino, ma che merita un particolare riguardo e una certa attenzione sotto il profilo della pesca sportiva. Vediamo adesso le specie più pescabili e quindi quelle che più comunemente vivono nei pressi della riva o comunque nel lungo costa. Negli anfratti rocciosi delle acque meno profonde, vive lo scorfano nero, dal colore bruno nerastro con macchie di forma e dimensione variabili. Assai comune nei nostri mari, raggiunge al massimo i 25 centimetri.
Suo stretto parente in quanto ad habitat e abitudini, ma a differente profondità è lo scorfano rosso che si presenta in una bella colorazione arancione, tendente all’oro. Più grande del nero, raggiunge anche i 50 centimetri per oltre due chilogrammi di peso. Generalmente lo si può trovare su fondali compresi tra i 20 ed i 200 metri. Se scendiamo ancora, incontriamo un altro soggetto appartenente alla famiglia: lo scorfano di fondale, anch’egli rosso, ma con larghe macchie bianche ed occhi più grossi. Tutte e tre le specie hanno alcuni punti in comune: la loro carne è eccellente, e possono essere pescati a bolentino.
Pescando su fondali non troppo profondi, misti a roccia, posidonia e sabbia, non di rado cattureremo gli scorfani neri. Di solito attaccano l’esca bassa, quella vicina al fondo. Il nostro amico, infatti, vive a stretto contatto con esso e si mimetizza alla perfezione a causa anche della sua abitudine a tendere gli agguati.
Per questo, attacca una preda o un’esca quando capita molto vicino alla sua bocca con un rapidissimo ma breve scatto. Difficilmente quindi, si alza dal fondo e raramente si avranno catture di scorfani neri su ami che distano oltre cinquanta centimetri dal piombo terminale.
Per invogliare quindi il nero ad attaccare è opportuno impiegare l’amo pescatore.
Si tratta, di un terminale con un bracciolo che andrà ad adagiarsi sul fondo e collegato alla lenza tramite una girella a tre vie, inserita tra due perline bloccate da due nodini:
Potremo altresì optare per un un terminale alla “genovese”, con piombo a scorrere.
L’esca quindi risulta statica, appoggiata com’è al fondo e, naturalmente, più alla portata della sua grande bocca.
Gli scorfani neri non sono grandi ma possono attaccare di tutto, da una bella patella, al boccone di sarda o di calamaro, per non parlare poi del gambero di paranza, il suo prediletto.
Allargandoci fino ad arrivare e superare i 30 metri possiamo cercare un habitat favorevole agli scorfani rossi dalle dimensioni interessanti, ovvero dal mezzo chilo in su. Anche in questo caso, non si può attuare una tecnica precisa mirata a questa specie.
In terminale, quindi, sarà praticamente identico a quello per la pesca sotto costa, variando ovviamente le dimensioni del terminale, degli ami e delle esche. Non dimenticando che i nostri amici sono dei formidabili predatori, e per questo una mezza sarda o addirittura una sarda intera, non sarà sicuramente rifiutata. Potremo inoltre provare con i soliti gamberi rossi, e con il boccone a base di seppia o di calamaro. Anche la bocca del rosso è grande, e quindi capace di qualunque insidia.
Per la grande profondità le cose cambiano. Gli scorfani sembrano più propensi a risalire, anche di diversi metri, dal fondo ed attaccare qualsiasi bracciolo. In questa tecnica, non vale la regola del piombo pescatore. Come esche potranno essere impiegate sempre le sardine, i calamari ed i moscardini. La profondità di azione può variare dai 100 sino ai 400 metri ed oltre, e i nostri pesci potranno trovarsi sia sulla sommità della secca sia lungo il suo declino. Se si decide però per questi abissi, tanto vale girare pagina e dedicarsi al salpabolentino elettrico e a quello che può regalare. Ma questa è un’altra storia.
Lo scorfano, non è un pesce di branco anche se, nel corso di una battuta nel sottocosta, capitiamo in un tratto di mare dove la sua presenza è massiccia, le catture possono susseguirsi con diversi esemplari di neri e di rossi che finiscono a pagliolo. In poche parole, non è possibile decidere di “pescare scorfani”, anche perchè attaccano un po’ tutte le esche, ma non possiamo escluderne la cattura, specialmente se la pesca avviene in un ambiente favorevole alla loro crescita e riproduzione; anzi, potrebbe essere interessante tentarla, visto che sono eccellenti sia per il cacciucco, sia, in particolare il rosso, per una pastasciutta o bollito e condito con olio e maionese.