La pesca ai pescetti che popolano i bassi fondali in vicinanza delle scogliere, è quella preferita da tutti i neofiti che vogliono farsi un poco di esperienza.In genere le catture saranno costituite da sparlottini, saraghetti e soprattutto salpette. Ed è proprio di quest’ultime che parleremo oggi.
Nelle prime ore del mattino quando il mare è calmo i banchi delle salpe più giovani si spingono fino nella zona intertidale (quella alternativamente coperta dall’alta marea e scoperta dalla bassa), per cibarsi delle alghe più tenere e dei crostacei che stano attaccati al tallo di queste. Con mare calmo, le nostre amiche si tengono più vicino al fondo e sono quasi sempre di media e piccola taglia. Perciò per catturare un buon numero di questi sparidi, per prima cosa si devono far salire verso la superficie con l’uso del brumeggio.
Inoltre si deve impiegare un’attrezzatura simile a quella usata nelle competizioni di pesca in mare, nonché delle esche morbide facilmente reperibili e poco costose. L’attrezzo ideale per la pesca, è un leggero cannicchio da gara lungo due o tre metri e fornito di un cimino flessibilissimo in fibra di carbonio. La lenza è composta da un segmento di nylon super dello 0,12, il quale termina con due braccioli di 7 e 10 centimetri, armati con ami cromati storti del numero 16. Il fondo da dare alla lenza è quello sufficiente a far sostare gli ami innescati a mezz’acqua. Come esca si usa un piccolo cubetto di polpa di gamberone congelato, oppure un pezzetto di muriddu o di tremolina. Il galleggiante, di forma affusolata tipo un “Asso Starlite” da 1,50 grammi o altri simili, viene zavorrato con una torpille del numero 5 (1,25 grammi) fermato subito sopra la biforcazione dei braccioli.
Come ho già accennato, in questo genere di pesca i pesci vanno richiamati e trattenuti vicino alla superficie mediante l’uso di un buon brumeggio da mare. Quest’ultimo è composto da due chilogrammi di pane casalingo ammollato e passato al passatutto, da un chilogrammo di sarde fresche passate anch’esse nel setaccio, da un mezzo chilo di semolino, da un poco di farina bianca e mezzo bicchiere di latte; il tutto morbidamente impastato con poca acqua di mare. Prima di calare le lenze, si debbono gettare in mare alcune grosse cucchiate del suddetto appanno per richiamare i pescetti a tiro di canna, e continuare a calarne piccole quantità durante tutta la durata della pesca. L’azione è semplice. Dopo aver innescato, si poggia dolcemente la lenza in mare evitando di fare rumori inutili che potrebbero spaventare e far allontanare il banco delle salpette le quali, quando fuggono, lo fanno tutte insieme in gruppo serrato. In genere il pesce, eccitato dagli effluvi dell’appanno, abbocca senza farsi troppo pregare e in breve tempo il retino è stracolmo di “strisce giallognole” che, essendo di piccola taglia, vanno tenute in vivo dentro una capace nassa e messi in libertà a fine pesca per farli crescere in pace.