Ogni volta che vedrete ribollire il mare a pochi metri dalla vostra imbarcazione, sarà il segnale di inizio della battuta di pesca mirata alla cattura di un’unica specie ittica: l’occhiata.
Si chiamano occhiate ma spesso e volentieri se avvicinate con la giusta tecnica assomigliano più a dei veri e propri pesci famelici simili ai piranha, e a causa della loro voracità sembra pure che provengano da un ecosistema totalmente privo di qualsiasi fonte nutrizionale a loro confacente. Nella pesca alle occhiate vige un’unica e irremovibile regola che regna sopra qualsiasi attrezzatura o terminale ed è basata soprattutto sulla scrupolosa osservazione della nostra eventuale preda.
Ma andiamo ad illustrare in modo tale da capire bene come bisogna comportarsi durante una battuta di pesca a questo sparide. Ormai tutti sanno che per la pesca all’occhiata l’esca principe è il bigattino capace di richiamare a pochi metri dalla nostra imbarcazione e in breve tempo il pesce in questione e non solo. Ma in molti non sanno che continuare a pasturare a bigattini anche quando lo sparide ha raggiunto le esche è a dir poco controproducente, poiché non faremo altro che allontanare il branco dalla postazione appena guadagnata. Pasturando continuamente ed eccessivamente creeremo, non volendo, una battuta ad intermittenza; avremo cioè dei momenti in cui le occhiate risaliranno la scia delle larve fino ad arrivare ai nostri terminali… e fino a qui siamo tutti contenti. Il rischio è che presto ci ritroveremo a pescare per lunghi momenti in cui le “occhiate” -a meno di non guardarci intensamente fra noi- non ci saranno assolutamente più. Questo perché il branco non ha fatto altro che seguire in corrente i bigattini da noi gettati in acqua e che inesorabilmente, seguendo la corrente, si allontaneranno dalla barca e dalla zona di azione delle nostre canne.
Quindi prima regola da tenere sempre in considerazione e di fondamentale importanza è quella di dover gettare i “bachini” soltanto fino a quando le occhiate non avranno raggiunto la nostra imbarcazione. A questo punto sorge spontanea una domanda: e allora, successivamente, come ci si comporta? Presto detto, bisogna ricordare che un buon pescatore è colui che riesce a portare sotto di sé diversi esemplari di pesci e tenerli in zona per l’intera durata della battuta stimolando il loro appetito, senza arrivare a sfamarli. Riepilogando, li dovremo “eccitare”, ma mai saziare e per fare questo dovremo diminuire drasticamente la quantità di pastura gettata in acqua nel nostro caso rappresentata appunto dai bigattini. Al massimo dovremo gettarne una decina (un pizzicotto) in mare in modo da effettuare una pasturazione capace di creare solo frenesia. Altro punto essenziale da tenere sempre in considerazione è il seguente: sappiamo che l’occhiata predilige vivere insieme ad altri suoi simili formando spesso e volentieri un unico ed esteso banco di pesci che vive a stretto contatto e reagisce contemporaneamente e rapidamente ad eventuali pericoli o ad eventuali sollecitazioni. Questo, definiamolo stile di vita in comune, può essere sia un vantaggio che uno svantaggio per il pescatore; un vantaggio perché se pescheremo correttamente avremo la possibilità di effettuare diverse catture, ma il tutto si trasformerà in svantaggio se una volta allamato un esemplare durante il suo recupero lo perderemo.
Risulta essere comprensibile dunque il comportamento del branco che si allontanerà dall’imbarcazione. Questo in particolare proprio per la specie che stiamo trattando che si muove, mangia, scappa e ”dorme” solo e soltanto in gruppo. Per rimediare a questo inconveniente dovremo prima di tutto non usare mai terminali al di sotto dello 0,12 di diametro, quindi, ogni tre o al massimo quattro catture, avremo l’accortezza di cambiare l’intero calamento onde evitare sgradite sorprese. Come amo poi è preferibile usare una serie a gambo lungo in modo che la paletta esca dalla bocca del pesce in maniera da evitare il contatto diretto tra il terminale e l’affilata dentatura che contraddistingue la specie. Concludendo, questi sono i due principi su cui dovremo basare la nostra battuta di pesca. Solo se effettueremo un’accurata pasturazione prima e durante la battuta e saremo in grado di non perdere nemmeno un esemplare, potremo fare “gli occhi neri” a questo eccellente e resistente pesce dei nostri mari.