Molti appassionati della pesca all’occhiata che frequentano da sempre le coste alte e rocciose, al posto dei bigattini, esca sempre valida, preferiscono impiegare bocconi più tradizionali come i gamberetti, le striscioline tagliate da un totanetto fresco e il puro e semplice “pane”.
Dunque, l’esca più comune da usare per la pesca alle occhiate, è proprio il pane e la sua scoperta in qualità di grande “attraente” e forte richiamo deve essere stata abbastanza banale: qualcuno, probabilmente un bambino, deve aver gettato in mare un avanzo di panino… ciò che è successo, ha creato una tecnica nuova; il resto è storia. Venendo al nostro alimento/esca, del pane si possono usare le seguenti parti:
– la sola mollica (fiocco)
– la crosta con attaccata un poco di mollica (crostino), oppure si può impastare anche la sola mollica leggermente inumidita, aromatizzata con formaggi piccanti come il pecorino romano, sardo o simili, e lavorata con le mani fino ad ottenere un impasto morbido che regge benissimo all’amo: la cosiddetta “pastella”.
Il “fiocco” è un boccone più adatto alla pesca in superficie ai muggini, mentre la “pasta” va bene per le occhiate a mezz’acqua. Se però si desidera trascorrere una mezza giornata movimentata da un’azione continua, da molti imprevisti e arricchita da alcune catture di grosse occhiate, non esiste via di mezzo: si deve per forza di cose ricorrere al crostino. Il “crostino”, come ha già accennato, non è altro che un pezzetto di crosta con un poco di sottostante mollica lungo circa tre centimetri e largo uno, tolto da un panino all’olio appena sfornato. Per montarlo come si deve, si infila l’amo ad una estremità iniziando dalla parte della crosta, si passa il boccone a tutto spessore e si fa uscire la punta e l’ardiglione sulla crosta all’altra estremità.
La giornata ideale per pescare con il crostino, è quella che segue una traversia da libeccio o da scirocco, quando il mare lungo batte le coste rocciose alte e le correnti di ritorno si dirigono veloci verso il largo. Per la pesca si usa una canna da lancio ad azione parabolica, abbastanza leggera e lunga circa 5,50 metri, abbinata ad un mulinello leggero la cui bobina deve essere caricata con un nylon super dello 0,18/0,20.
Al termine del filo viene infilato un galleggiante scorrevole del tipo ad uovo del peso di 10 grammi, colorato in bianco o in rosso fluorescente.
Questo viene fermato al di sopra da una piccola mignonette e al di sotto da una girellina doppia che fa anche da attacco al finale; quest’ultimo è composto da 200 centimetri di monofilo super dello 0,15/0,18, armato con un amo cromato diritto del numero 10-8.
La zavorra brilla per la sua assenza, perché il crostino deve essere a galla. Prima di iniziare a pescare, conviene brumeggiare con deI piccoli pezzi di crosta di pane simili a quello fermato sull’amo. Si calano i suddetti in corrente e quando si vedono le occhiate aggallare e attaccare i bocconi, si lancia l’esca nella zona di mangianza in modo che arrivi ai pesci contemporaneamente ai crostini del brumeggio. Questo perché se si desidera che il sistema di pesca renda i frutti sperati, è importante che la velocità del crostino sia uguale a quella del brumeggio che deriva dalla superficie. Quando l’occhiata abbocca, si vede trascinare e addirittura affondare il grosso galleggiante; al che si deve rispondere con un’ampia ferrata. Va da sé, che il tipo di pesca appena descritto è più adatto a gente esperta che ai neofiti. Però quando si riesce a prendere un’occhiatona a cinquanta o sessanta metri da riva e a recuperare fino a tiro di guadino, come pescatori, ci si sente completamente realizzati. Provare per credere.