L’aguglia (Belone belone) è un pesce pelagico che vive in folti banchi in tutto il bacino mediterraneo. Dalla seconda quindicina di agosto, fino ai primo giorni di novembre, questi predatori, si avvicinano alle scogliere sia naturali che artificiali, al seguito del novellame delle sardine e delle acciughe che costituiscono la loro principale fonte di cibo.
Su tutti i litorali dove avviene il raggruppamento di aguglie, nel periodo che va dalla tarda estate fino ai primi di novembre, i pescatori da terra armano le loro canne e, indomiti e solerti, lanciano le insidie verso il mare alla ricerca di divertimento e di una buona frittura. La localizzazione dei pesci è piuttosto facile; infatti, nei loro spostamenti che avvengono di solito appena sotto la superficie, provocano sull’acqua dei semicerchi che si intersecano fra loro e risultano ben avvertibili anche agli occhi di un neofita. Va da sé che per riuscire a localizzare le zone dove si muovono questi beloniformi, il mare deve essere particolarmente calmo. Per questo motivo, le ore migliori per la pesca sono quelle del primissimo mattino con la brezza da terra, oppure quelle del tardo pomeriggio quando è ormai calata la brezza di mare.
Come pescarle: attrezzatura ed esche
L’attrezzo ideale per la cattura delle aguglie è una buona bolognese ad azione leggera o media e lunga dai quattro ai cinque metri, alla quale dovremo abbinare un mulinello leggero e di buona qualità, contenente in bobina almeno cento metri di un ottimo nylon dello 0,18-0,20. Al termine del filo viene legata una girellina con moschettone, il quale va fermato in un apposito foro, situato all’estremità superiore di un galleggiante cilindrico piombato tipo “Bonnad” da 10 grammi, realizzato in plastica trasparente. Abbiamo citato il modello “Bonnad” perché, proprio per la sua trasparenza, una volta in acqua, non mette in allarme i pesci grazie al fattoche non riescono a vederlo. Dall’anello della girella, si stacca anche il finale composto da 100/150 centimetri di monofilo dello 0,15-0,18, che non porterà zavorra e sarà armato con un amo cromato storto del numero 14/10. L’esca più redditizia per le aguglie è un’argentea strisciolina di pelle di pesce (aguglia compresa) con attaccata un po’ di carne. La migliore in ogni caso è la sardina freschissima. Per montarla nel modo giusto, occorre passarla un paio di volte con l’amo e fermarla facendo un cappio con la lenza intorno all’estremità alta della striscia. Una validissima alternativa è il bigattino: cinque o sei esemplari che si muovono appena appuntati sotto pelle sono un “attrazione fatale”. Inoltre, per rendere più visibile e attirante il boccone si lega con un nodo semplice sul finale e subito sopra l’amo innescato, una strisciolina di brillante stagnola cromata presa dalle decorazioni dell’albero natalizio (capelli di fata).
Azione di pesca
L’azione di pesca non presenta eccessive difficoltà. Una volta lanciato verso la zona degli “avvistamenti”, si recuperano velocemente un paio di metri di filo in modo da animare l’esca, quindi ci si sofferma un po’ quando si vede il pesce inseguire il boccone… per dargli il tempo di afferrarlo. Se l’attacco non avviene, si continua nella manovra di recupero/pausa fino a quando la nostra “amica” non si decida o a premiare i nostri sforzi o ad allontanarsi. Questa strategia di pesca si applica con mare calmo, mentre con mare leggermente increspato, scorgendo ugualmente le aguglie appena sotto la superficie, si può anche non recuperare, lasciando alla brezza o alla corrente, il compito di tenerlo in movimento. L’aguglia allamata salta fuori dall’acqua e tira da tutte le parti finché, stremata, si lascia trasportare fino a terra. Per questa pesca vale il detto “più siamo meglio è”, infatti, le esche che i pescatori lanciano e fanno fluttuare contemporaneamente in mare fanno sostare i pesci più a lungo a tiro di canna; il che si dimostra utile ai fini del… cestino colmo.