Non è sbagliato dire che in Italia la pesca alla trota è stata la tecnica che ha portato i pescatori ad abbracciare la filosofia della mosca. In questo articolo parleremo delle mosche adatte alla regina dei nostri torrenti.
Con la mosca artificiale, è noto, che non si possono pescare tutte le specie di pesci, ma prevalentemente i salmonidi (trote, salmerini, temoli) che d’insetti, seppur in percentuali diverse, si nutrono. Fra questi la trota, sia per la sua diffusione (si trova più o meno rappresentata in tutti e cinque i continenti), sia per le dimensioni ( in alcune zone può raggiungere diversi chili di peso), l’aggressività e la potenza che dispiega nella cattura, è il pesce principe verso cui è rivolta l’attenzione della maggior parte dei pescatori.
La trota occupa la parte alta e medio alta dei fiumi e torrenti e nel caso di trote iridee che hanno una maggior capacità di adattamento è possibile incontrarle anche nelle buche profonde del fondovalle dei corsi d’acqua sia appenninici che alpini. E’ un pesce aggressivo, un predatore, che prende bene la mosca sia a galla che sommersa. Quanto più il pesce si trova in correnti rapide quanto meno sarà selettivo, quanto più le acque sono chiare e lente tanto più difficile sarà la sua cattura.
La trota è un pesce che ha un largo raggio di movimento nel momento in cui si ciba in superficie, quindi può prendere non solo le mosche che le arrivano dritte sul naso, ma anche di lato e certe volte, le rincorre dietro verso valle. Si può pescare sia scendendo che risalendo il corso d’acqua, ma i più preferiscono risalire la corrente per il semplice motivo che il pesce, stando sempre con la testa contro corrente, venendo il pescatore da dietro, sarà più facile avvicinarsi senza essere visti. Infatti l’azione più importante del pescatore di trote è quella dall’avvicinamento senza farsi vedere.
Se riuscite in questa operazione avete già oltre il 50% delle probabilità di cattura. La posa della mosca dovrà sempre essere morbida e il più precisa possibile a monte rispetto a dove sta cibandosi. E’ preferibile abbordare il pesce sempre con un lancio di traverso per evitare di portare la coda di topo sulla testa del pesce, e sarà sempre preferibile far arrivare prima la mosca che il finale davanti ad una trota che bolla. Quindi riassumendo: camminare lentamente e meno rumorosamente possibile nella fase di avvicinamento; fare lanci corti per controllare meglio coda, finale e mosca artificiale; ferrare prontamente, ma non violentemente (potrebbe rompersi il finale anche con un pesce piccolo)al momento della abboccata.
Le mosche per le trote variano da paese a paese, da continente a continente, seguendo non solo le schiuse specifiche di ogni singolo fiume alle diverse latitudini, ma anche le mode e le preferenze dei singoli pescatori. Per questo oggi in commercio ce ne sono migliaia di tipi diversi ed è difficile farne una selezione da consigliare al principiante (pena proporre dei modelli che possono rivelarsi poco efficaci nel tipo di acque prescelto) il quale, come già detto più volte, deve in ogni caso cercare di avvalersi dell’esperienza di un pescatore o avvicinarsi ad un club dove troverà utili consigli in merito.
Tuttavia per non lasciare il neofita a bocca asciutta, penso sia utile correre questo rischio e propongo qui la prima di tre tavole di mosche artificiali che riproducono le varie fasi dello sviluppo dell’insetto e che impongono al pescatore di usare tre tecniche diverse di pesca a seconda che voglia insidiare il pesce in superficie mosche secche (vedi riquadro sopra), sotto il pelo dell’acqua (mosche sommerse) o più in profondità con delle ninfe. Quale siano le diverse strategie di pesca (secca, sommersa e ninfa) e come si praticano, lo spiegheremo nelle puntate successive.
Mosche per pescare “a secca” cioè galleggianti, da usare al momento della schiusa e delle bollate. Qui sono rappresentate sia mosche che tentano il più possibile di imitare insetti veri, presenti in natura e mosche dette “da caccia” o di fantasia che, per colore o dimensione, cercano di stuzzicare, provocare, incuriosire il pesce ai fini di un suo attacco anche quando non è in attività di superficie.
Le mosche sommerse, sono modelli che riproducono l’insetto in stadi precedenti a quello della schiusa. I criteri costruttivi usati ne fanno volutamente degli artificiali meno galleggianti e quindi “pescano” alcuni centimetri sotto la superficie dell’acqua e si usano scendendo il corso della corrente anziché risalendolo come quando si pesca con la secca.
Le ninfe, cioè lo stadio in cui gli insetti passano i tre quarti della loro vita, sono anche gli animali di cui i salmonidi si cibano maggiormente, ma con una difficoltà per noi: la mangianza avviene sul fondo del torrente o del fiume e questo rende il tutto più complicato perché spesso tutto questo non si vede ( o perché l’acqua non è perfettamente chiara o perché il fiume è molto profondo) , ma dobbiamo solo intuirlo! Anche la pesca con la ninfa si fa generalmente scendendo il fiume ( ma quelli esperti riescono anche a pescare a ninfa a risalire) lasciando affondare l’artificiale e tenendo sempre la coda in tensione per avvertire il più piccolo movimento.