Quando nella pesca da terra si cerca il colpo grosso e la cattura di una certa rilevanza, un innesco effettuato con il tocchetto della sarda garantisce spesso il successo ricercato.
Se esiste un luogo dove ricercare una grossa preda, magari da pescare con una attrezzatura light, questo è sicuramente il porto. Purtroppo la pesca nei porti è un argomento non troppo felice per i pescatori dalla riva, infatti, “non si può” ma si fa lo stesso oppure “speriamo che questa volta non mi veda nessuno” sono i discorsi che si sentono dai pescatori, che magari in un porto deserto passano alcune ore sul molo. A parte ciò, esistono alcuni porti dove la pesca è regolamentata ed i pesci vengono catturati ancora in buone quantità. I luoghi di pesca ideali dove ricercare le prede in porto sono i pontili con palafitte dove al loro interno i pesci trovano riparo e mangianza. La pesca alla ricerca delle prede di grossa e media stazza dovrà essere effettuata offrendo ai pesci un’esca voluminosa e naturalmente tale scelta dove avvenire secondo i gusti particolari delle varie specie.
Dovendo come nel nostro caso tentare la cattura delle grosse spigole, le esche che meglio si prestano al nostro scopo sono trance di pesce che tale serranide preferisce rispetto ad altre ovvero la sardina. L’esca in questione è particolarmente indicata in tutti quei porti commerciali dove in genere viene scaricato il pesce azzurro oppure dove i pescatori locali puliscono i tramagli gettando in mare pesce non vendibile perché sciupato. Tutte queste zone subiscono una pasturazione naturale costante che andrà alimentata gettando in acqua sia sarde che alici tagliate finemente con un paio di forbici.
Per avere ragione delle prede più grosse, dovremo ricercare una zona dove l’acqua non sia limpidissima e dove il fondale sia profondo abbastanza ovvero dai 4 ai 10 metri. Dopo aver effettuato la pasturazione, sempre utilizzando sarda spezzettata, prepareremo la nostra canna rappresentata da una bolognese di 4/5 metri con mulinello, nel quale metteremo un monofilo di diametro dello 0,20 millimetri. Per tale tecnica viene solitamente utilizzato un galleggiante scorrevole tipo inglese. La ragione essenziale per l’utilizzo di un galleggiante simile, è quella di poter contare su una sensibilità eccezionale. Questa peculiarità permette non tanto di vedere la mangiata della spigola, quanto per capire quando le nostre esche sono attaccate dai pesci non ricercati. Infatti nella pesca delle spigole con la sarda, la nostra esca sarà facilmente attaccata anche dalla minuteria in genere, soprattutto dai cefali, che a causa del delicato modo di mangiare, possono ripulire l’amo senza far avvertire la minima mossa ad un galleggiante comune.
Montatura e tecnica
Il nostro galleggiante all’inglese, verrà montato sulla lenza madre e la sua piombatura sarà effettuata solo in prossimità del terminale con due o tre pallettoni di piombo spaccato. Il terminale è solitamente rappresentato o dalla madre stessa (legando prima l’amo e poi piombando la lenza alla distanza voluta), oppure con uno spezzone di monofilo di diametro dello 0,18 millimetri lungo da 50 centimetri ad un metro. L’amo ideale per tale tecnica di pesca (soprattutto per la spigola) è tipo l’Aberdeen, quello di colore blu. Da preferire comunque un amo di filo sottile a gambo medio lungo di misura tra il n. 1 ed il n. 3. Altre cose importanti sono la posizione dell’esca rispetto al fondale e il tipo di innesco; senza poi tralasciare naturalmente la ferrata, il recupero e come guadinare la preda. Stabilita l’esatta posizione dell’esca rispetto al fondo, tarando tale distanza con una sonda, passiamo all’innesco. Esistono diversi modi, tutti sono validi, ma spesso… irrealizzabili.
Per prima cosa cerchiamo di capire che una spigola, anche grossa, è sempre un pesce molto sospettoso, che se avverte qualcosa sull’esca molla senza possibilità di allamata.
Per questo motivo dovremo creare due inneschi di base, il primo con il filetto della sarda privato della lisca. Il filetto viene innescato appuntando l’amo più volte sulla sarda tipo cucitura. Se questo risulta l’innesco più adatto sicuramente non lo è in caso di presenza di cefali e minuteria in genere. Infatti il filetto viene attaccato e tolto dall’amo in pochi secondi. In presenza quindi di minutaglia è preferibile l’innesco del tocchetto della sarda, senza privarla della lisca.
Con la lisca interna, il nostro boccone, aumenterà di consistenza e sarà più facile tenerlo all’amo più a lungo. Una volta in pesca, del galleggiante, se tarato bene, fuoriuscirà dall’acqua solo la parte fluorescente.
A questo punto sia i cefali che i pescetti faranno starare il galleggiante o al limite affondare di poco. Se invece ad attaccare l’esca sarà una spigola, questa ingoierà la sarda ed il galleggiante sparirà alla nostra vista. Una sicura ferrata (attenti alla taratura della frizione del mulinello) permetterà di allamare la preda.
La fuga sarà sempre verso un ostacolo: in un pontile sarà il pilone di sostegno o il muro del molo. In questi casi dovremo forzare leggermente il pesce per poi aggallarlo. Una volta che la spigola avrà preso la prima boccata d’aria, non sarà un problema portarla a tiro di guadino.