Una preda che ha rischiato di essere penalizzata nelle gare di pesca è la razza. Si tratta di un pesce particolare, caratteristico anche nella forma e nel combattimento. Tutti i suoi simili che si catturano nel surf appartengono alla famiglia dei Batoidei e alcuni, impropriamente, vengono chiamati razze. In effetti tra le varie specie ci sono razze e non, ma le caratteristiche fisiche, in un contesto non «sistematico», facilitano una certa superficialità nella classificazione. Del resto una volta sufll’amo i Batoidei si comportano nello stesso modo. Continueremo quindi, anche noi, in questa trattazione, a parlare di razze per tutte le specie come se si trattasse di una sola preda.
La razza ha il corpo molto compresso in senso verticale ed è per questo facilmente riconoscibile dagli altri pesci. Si muove agevolmente ma lentamente, in prossimità del fondo, qualunque sia lo stato di agitazione del mare. È incredibile quanto questo pe- sce sia capace di adattarsi e trarre profitto da tutte le situazioni. È un predatore ma grufola. Affonda sulla sabbia la robusta mascella inferiore e come un bulldozer estrae dal fondo i granchi di cui è ghiottissima. Viene insidiata con successo con vari tipi di anellidi ma soprattutto con tenere trance di sardina. Non é una preda molto sospettosa e ingoia rapidamente tutto ciò di cui si ciba. Il calamento ideale è il faster, lo short o lo short rovesciato. L’amo, non necessariamente d’acciaio, non sarà più grande dell’1 sempre che le mire siano indirizzate a esemplari di modeste dimensioni. Per i tentativi più pesanti non è sconsigliato neanche l’uso della treccia d’acciaio (lbs 20-45) e ami numero 5/0. Il colombo di mare, presente numeroso nelle acque di Nouadhibou, in Mauritania, con esemplari del peso di oltre quaranta chili, viene insidiato con ami numero 7/0 montati su braccioli di diametro non inferiore a mm 0,70 e per esca un sarago del peso di 300 o 400 grammi.
Per quanto ci riguarda e generalizzando sulle situazioni di tutt’Italia, cattureremo con frequenza il trigone o pastinaca (Dasyatis pastinaca), e specialmente quegli esemplari il cui peso varia dai g 500 ai 2, 3, 4 e anche 5 chili di peso.
Difficilmente l’arrivo sulla canna sarà segnalato da repentini movimenti del cimino. Risulta essere più facile che ci accorgiamo della sua presenza per via della «lenza in bando» oppure perché, specie se l’esemplare è di discrete dimensioni, il cimino si piega lentamente ma con decisione, tanto da far gracchiare presto la frizione. Alla ferrata, la razza risponde con un’assoluta immobilità. Si accorge di aver commesso uno sbaglio e si rifugia sotto la sabbia offrendo una resistenza incredibile. La nostra impressione sarà quella di aver agganciato un «sacco di patate». L’abilità nostra sta nel far staccare la razza dal fondo che per lei è l’ancora di salvezza. Occorre pertanto sollevare la canna in modo da operare una trazione dal basso verso l’alto e recuperare velocemente per evitare che la razza si rifugi nuovamente sotto la sabbia. Il combattimento non darà altre emozioni solo se si tratta di piccole prede. Le maggiori invece riprenderanno la lotta in prossimità della battigia dove generalmente intraprendono furiose fughe laterali in entrambi i sensi e finché le forze glielo concedono.
Normalmente invadono le spiagge in gruppi numerosi ed è più frequente trovarle quando il tempo è incerto ma soprattutto quando volge al cattivo. Risulta essere probabile infatti che come le torpedini anche il colombo e la pastinaca siano interessati dai campi elettromagnetici.
Generalmente le razze sono dotate di un aculeo per lo più situato sulla coda che può ferire anche seriamente se non si sta abbastanza attenti.