Questo grande combattente è una delle prede più significative del surfcasting ed è una delle poche che esaltano il combattimento ai massimi livelli.
Esistono due specie di leccia: la leccia stella (Trachinotus glaucus) е la leccia propriamente detta (Lichia amia).
Appartengono alla famiglia dei Carangidi, la stessa della ricciola e di tante altre prede sportive tipiche dei mari tropicali e pertanto mire degli anglers di tutto il mondo.
Il surfcasting non è la tecnica di pesca più redditizia per la cattura di questi predatori. Essi vengono infatti insidiati soprattutto a traina, sia con le esche artificiali che con l’aguglia viva.
La «stella» è un nuotatore velocissimo e infaticabile che si cattura nel surf in primavera ed in autunno. Non è una bestia enorme, anzi, al massimo della crescita raggiunge solo 50 centimetri per qualche chilo di peso, ma è talmente tenace che quando si ha la fortuna di catturare un esemplare di soli 500 grammi lo si può confondere tranquillamente per un’orata del peso di circa 3 chili. Le ore migliori sono quelle prima del tramonto e dopo l’alba quando il mare non è troppo mosso e l’acqua non eccessivamente torbida. Le esche, visto che non è una specie così frequente da poter insidiare specificatamente, saranno le generiche per grufolatori come la trancia di calamaro, il filetto di muggine o sardina o addirittura il comunissimo verme. E visto che il mare non sarà particolarmente mosso il calamento ideale sarà senz’altro il long arm. Anche lo zatterino ha dato ottimi risultati, forse perché la «stella» si muove a mezz’acqua ed è quindi probabile che veda meglio un’esca che rimane sollevata dal fondo. Come al solito gli ami devono essere proporzionati alle esche.
Per quanto riguarda la leccia propriamente detta il discorso cambia radicalmente. Ci troviamo davanti ad uno dei pezzi grossi, quelli da novanta, che anche se non troppo frequenti vengono insidiati specificatamente e con esche vive.
La leccia è un bestione che può pesare anche cinquanta chili e ciò, è chiaro, determina una certa specializzazione per la sua cattura.
Le canne sono sempre le stesse ma tra le tante sono da preferire quelle a ripartizione di sezioni. Non tanto per la loro azione particolare e favorevole anche al lancio dell’esca ma soprattutto per i loro tre metri e mezzodì lunghezza che risultano estremamente maneggevoli al confronto dei più ingombranti 4,50. Mai come alle prese di una leccia è consigliabile l’uso del mulinello a tamburo rotante. I più indicati hanno una capienza di circa trecento metri dello 0,40 come l’Abu 7000c o il 9000c Ambassadeur a due velocità di recupero. Il diametro del nylon può essere anche più grosso e forse uno 0,50 millimetri e più indicato. L’esca è rigorosamente viva e il mugginetto di 20 о 25 centimetri risulta sempre
vincente.
Il calamento sarà abbastanza lungo da permettere una certa libertà di movimento all’esca, in genere un long arm del diametro di mm 0,60-0,80‚ rigorosamente trasparente nel caso dei diametri più grossi. L’amo e la sua grandezza variano a seconda\ dell’esca e delle sue dimensioni. In genere non più piccolo del 3/0 e non più grande del 7/0, sia per quelli dritti che per quelli storti. Si cattura prevalentemente in primavera e in autunno nelle ore vicine all’alba o al tramonto. Le spiagge ideali degradano ripidamente e presentano secche o formazioni rocciose nelle vicinanze. Ottime quelle in prossimità di passi e anche di sbocchi d’acqua dolce.