Sarà bene chiarire subito che per “donzelle” non intendo certamente le ninfette piene di brio e coperte da microscopici e policromi “tanga” che in estate rallegrano le nostre spiaggie. La donzella (Coris julis), appartiene alla famiglia dei Labridi ed è un pesce dai variopinti colori che ne fanno un esemplare piuttosto ricercato per abbellire gli acquari marini. Senza escludere un usufrutto più terra terra: la padella.
Infatti proprio la bellezza della colorazione (verde smeraldo sul dorso e bianco sul ventre, con una bellissima riga arancione a zig zag sui fianchi), oltre che la grazia flessuosa dei suoi movimenti hanno valso a questo pescetto il nome latino generico di “Coris”, che significa appunto ballerina, e quelli italiani di donzella e zingarella.
La pesca è di stagione, soprattutto durante i mesi estivi e solamente di giorno, nelle prime ore del mattino e in quelle vicino al tramonto. Nelle ore più calde della giornata e durante la notte, le donzellette scendono sul fondo, si adagiano sopra un fianco e si immobilizzano come se dormissero.
Questi pesci si trovano in tutte le nostre acque salse, dal sottocosta fino al mare aperto. Sono comunissime sulle piattaforme rocciose coperte di alghe e sulle piane a posidonia. Sono prede piuttosto facili e la cattura di una di queste non allarma per niente le altre che vivono nelle vicinanze. Per questo motivo formano la gioia dei bolentinisti alle prime armi e la disperazione di quelli più esperti che vedono divorate le esche, e sopratutto debbono poi slamare un pesce ricoperto di viscido muco che si dimena come un’anguilla.
Anche se per lo più vengono insidiate dalla barca con le lenze di fondo a poca distanza dalla riva, le donzelle si possono pescare ance da una costa rocciosa sia alta che bassa.
Nella pesca da terrra
Conviene usare una leggera bolognese lunga dai quattro ai cinque metri, alla quale abbineremo un mulinello di tipo leggero. La cui bobina sarà caricata con un buon nylon dallo 018-020, al cui termine occorre infilare un galleggiante piombato a uovo da 3-5 grammi.
Questo deve essere colorato in rosso fluorescente o anche in bianco, ed è fermato al di sopra da un pallino di piombo e al di sotto da una piccola girella con moschettone che dà attacco a un calamento in nylon super dello 0,15-0,18 e lungo dai due ai quattro metri, a seconda del fondo della zona.
La zavorra è formata da due o tre mignonette da mezzo grammo, raggruppate a 40-50 centimetri sopra un amo cromato storto dai numeri 14-12. Sono ami piuttosto piccoli, perchè, a causa della loro grande voracità, le donzellette li ripuliscono in un batter d’occhio dalle esche destinate alla cattura di specie più pregiate.
Proprio per questo motivo, le esche dovranno essere piuttosto dure e resistenti. Conviene quindi montare sull’amo pezzetti di muriddu o striscioline di seppia o calamaro. L’azionedi pesca vera e propria è abbastanza semplice. Una volta determinata la profondità da dare alla lenza in modo che l’amo vada a pescare a non più di mezzo metro sopra il fondo, si lancia verso il largo e si aspetta a ferrare dopo che il sughero, fatto qualche saltello iniziale, affondi nel blu. Condizioni ottimali: mare calmo o appena increspato da una bava di maestrale e acque trasparenti.
Con una buona luce, si possono anche vedere i pesci avvicinarsi all’esca e abboccare.