Se le righe che seguono fossero scritte su alcune delle più famose riviste inglesi di settore, molti si risentirebbero in modo duro. L’accusa di eresia scatterebbe quasi automaticamente tant’é l’attaccamento alla tradizione del paese che per primo in Europa, in età moderna, ha scritto e praticato di pesca a mosca.
E questo in parte lo possiamo capire: nel Regno Unito ci sono ancora molte trote selvagge, trote di mare veraci… i temoli famosi delle risorgive del sud e qualche salmone atlantico. Ma noi che ormai viviamo nella penuria cronica e artificializzazione totale di pesci e fiumi cosa dobbiamo fare se non impegnarci, fino al rischio di stravolgerla la nostra tecnica nel tentativo di usarla su tutti i pesci possibili ? Quindi eccoci a parlare di carpe a mosca.
Primo requisito
un fiume o un lago dove le carpe siano numerose ed appastate ripetutamente con il pane in modo tale che vengano a mangiarlo in superficie. Ciò può essere ottenuto abbastanza facilmente in un lago o anche in un fiume di fondovalle dove questo, nei tratti cittadini, lambisce giardini pubblici o parchi naturali dove bambini ed anziani gettano il pane ad anatre, nutrie e…carpe.
Secondo requisito
una buona scorta di pane secco da utilizzare non come esca , ma come richiamo.
Terzo requisito
una canna di nove piedi per coda otto o nove, con coda galleggiante e munita di un buon finale dello 0,30, con un amo del n°4 a gambo corto avvolto in un ciuffo di lana sintetica che imiti un fiocco di pane. Per tenere il tutto in superficie o comunque non più di 20-30 cm sotto la superficie dell’acqua occorre anche un sugherino di medie dimensioni. La carpa è un pesce potente, il vostro mulinello deve essere un discreto attrezzo come quelli da salmome e il gioco è fatto.
Dopo l’allamatura (non bisogna averew fretta nella ferrata) per i primi 30-50 metri la coda sfreccia via come una saetta e il vostro mulinello “canterà” una melodia cara alle vostre orecchie. Solo dopo una decina di minuti di tira e molla (senza mai forzare troppo) riuscirete a guadinare il bestione.
Più volte mi è capitato di prendere ( e vederlo fare ad altri) anche barbi, sempre nello stesso fiume la Traun, nel salisburghese in Austria. Fiume famoso per trote e temoli, ma con una presenza di numerosi e grandi barbi. Quelli sui tre etti-mezzo chilo, spesso bollano sulle grosse schiuse, mentre quelli più grandi di 2-4 chili si insidiano a ninfa a vista e, con un pò di pazienza si possono ottenere dei risultati. E’ evidente che non si va sulla Traun per pescare barbi a mosca, ma stando là qualche tempo, può essere un buon diversivo, nei momenti di morta, far lavorare una pupa di sedge a tre metri di profondità.