Da qualche anno a questa parte la taglia dei tonni nei nostri mari si è clamorosamente ridotta. Sempre più spesso si catturano quei pesci che in alcune zone dell’alto Tirreno si catturavano in altura. Vediamo, allora come comportarsi di fronte a questa nuova situazione.
In Italia la pesca del tonno viene praticata quasi esclusivamente in drifting dato che la pasturazione in corrente permette, rispetto alle altre tecniche di traina sicure catture, oltre a un notevole risparmio di carburante.
Il drifting riesce ad attirare i tonni che, seguendo la scia di pastura si portano in prossimità delle esche.
Da qualche anno a questa parte, però, la taglia dei tonni si è notevolmente ridotta a tal punto che i tonni intermedi che si spostavano su batimetriche diverse, da quelle battute abitualmente in drifting e quindi sensibilmente più lontani dalla costa, si sono portati in pratica a “tiro di gommone”.
Sono così comparsi tonnetti di 15 – 20 kg che “obbligatoriamente” hanno spinto i più sportivi a dedicarsi alla traina d’altura.
CON I TONNI E’ SEMPRE BIG GAME
Nelle condizioni sopra descritte a traina ai tonni di branco si può effettuare nelle aree dove questi pesci vengono ferrati in drifting. La strategia è quella relativa all’osservazione degli uccelli marini sulla superficie dell’acqua.
Questi con le loro evoluzioni segnalano i banchi di sardine o altri pescetti e quindi i tonni in movimento. La traina si effettua a velocità sostenuta tra i 5 e i 9 nodi, aumentando con mare calmo e diminuendo con moto ondoso sostenuto. In genere si fila in mare una serie di artificiali che coprono un ideale triangolo la cui base è sulla poppa della barca. Si inizia con due canne esterne agganciate ai divergenti oppure su portacanne orientabili, calate ad una quarantina di metri da poppa ed innescate a piacere con piume colorate oppure octopus.
Si procede poi due canne medie filate a 30/35 metri, armate con minnow galleggianti. Le ultime due canne, quelle interne, vanno calate a 20 metri circa ed armate con minnow affondanti. Per evitare che i minnow procedano a balzelli sull’acqua a causa della velocità e per tenere le lenze interne in perfetta scia, conviene applicare degli elastici che costringono la lenza in basso o anche direttamente sul mulinello. Una volta in pesca, lo skipper deve procedere con virate molto ampie, tenendo d’occhio sia la batimetrica che la mangianza o le bollate dei tonni a galla.
La partenza di una canna con un tonno di branco è assai spettacolare. Conviene assecondare il pesce sulla fuga recuperare le altre lenze, ed iniziare il “grande gioco”
CANNA, MULINELLO, CALAMENTO ED ESCHE
L’attrezzatura può variare dalle 20 libbre per i più esperti, alle 30/50 per i neofiti. Se si utilizzano esche piccole e si vedono i tonnetti si possono utilizzare canne da 8 o 12 libbre.
Per tutti, in ogni caso, le canne stand-up sono le migliori. I mulinelli dovranno essere adeguati al libbraggio delle canne e riempiti adeguatamente sapendo che si possono lasciare sulla ferrata anche di 300 metri di lenza, a causa della potenza del tonno e della velocità della barca. Il calamento si costruisce doppiando due metri di lenza madre alla quale fisseremo una girella di ottima qualità da 60 libbre, in modo che quando il nodo del raddoppio entrerà nel mulinello la girella non arrivi all’apicale. Il diametro del terminale non dovrà essere inferiore allo 0,70. Riguardo gli artificiali, i più validi per la pesca d’altura sono i minnow da 14 e 18 cm, le teste piumate e gli octopus da 14 cm.
Le imitazioni di pesci che caleremo potranno essere corredate sia di paletta metallica, sia in plastica, considerando che quelle più vicine devono affondare maggiormente mentre le più lontane devono navigare appena sotto la superficie nella scia della barca.