Gli improvvisi sbalzi di temperatura a cui ormai siamo abituati, spesso causano dei venti irregolari che generano delle brevi mareggiate. Chi ama la pesca, però, deve cercare di trarre beneficio anche dalle condizioni meteomarine avverse. Lasciamo quindi la barca all’ormeggio e incamminiamoci verso le scogliere alla ricerca dei saraghi che si avventurano in acqua bassa alla ricerca di cibo.
Anche se si esauriscono in poche ore, le mareggiate di fine estate rappresentano sempre dei momenti favorevoli alla pesca. La differenza con le condizioni più classiche è quella che il mare andrà affrontato anche montante con vento teso, per evitare di perdere quei momenti in cui i pesci entrano in maggiore attività, momenti che in queste situazioni particolari non sempre corrispondono alla scaduta. Una tecnica ibrida, a metà strada tra l’inglese e la bolognese, sarà quella che ci consentirà di portare le nostre insidie tra le rocce dei bassifondi, dove è più probabile l’incontro con le ambite prede.
Una canna inglese ad innesti lunga circa 4,30/4,50 metri con azione di punta, sarà più che sufficiente al nostro caso; inoltre, un buon mulinello imbobinato con uno 0,20 di ottima qualità completerà il tutto. La lenza di base sarà realizzata montando un galleggiante piombato sferico di circa 10 grammi passante sulla lenza madre, bloccato da due pallini di piombo; al di sotto legheremo una micro girella che farà da congiunzione al terminale che sarà realizzato da uno spezzone unico di monofilo dello 0,12/0,14 (meglio se al fluorocarbonio), di lunghezza pari ad un metro superiore alla profondità del fondo.
L’amo sarà a gambo medio del n° 14/16 per bigattini. Un piccolo piombino spaccato posto a circa un metro dall’amo farà da piombatura attiva. L’innesco classico prevede un bigattino a calza e due a bandiera, ma vi sono circostanze in cui può risultare valido innescarne uno solo a bandiera, eventualmente diminuendo la dimensione dell’amo. Pastureremo con il bigattino stesso, stando attenti alla direzione della corrente; non è conveniente usare sfarinati in quanto, in questo periodo pre autunnale, la grande presenza di minutaglia potrebbe essere da disturbo non facendo entrare in pesca le nostre lenze.
I lanci controvento saranno bassi e rapidi, avendo l’accortezza di bloccare in volo la fuoriuscita della lenza per far sì che il terminale si stenda dietro il galleggiante evitando fastidiosi grovigli. La canna all’inglese, leggera e rapida ci aiuterà a far derivare il nostro galleggiante all’interno delle schiumate generate dalla corrente; effettueremo di tanto in tanto delle trattenute e spesso daremo lenza quando tirerà verso il largo.
Spesso le abboccate avverranno in pochi centimetri d’acqua, e insieme ai saraghi potrà fare la comparsa qualche bella orata o qualche spigola. L’inabissamento del galleggiante rappresenterà quindi sempre un’incognita, e se non si tratterà di un incaglio ci sarà da divertirsi. I recuperi non saranno certo dei più agevoli, i pesci infatti sfrutteranno correnti e ostacoli per opporsi al recupero; occorre quindi lavorare molto di canna limitando l’uso della frizione all’essenziale, e se la nostra dimestichezza con gli attrezzi ce lo consentirà, l’utilizzo dell’antiritorno del mulinello potrebbe essere il nostro uovo di colombo. Un capiente guadino, che non dovrà mai mancare, risolverà a nostro favore le situazioni più delicate.
La postazione andrà allestita con buon margine dalla linea degli spruzzi: le onde “anomale” sono sempre in agguato. E’ buona norma controllare ad ogni lancio le condizioni del terminale nei pressi dell’amo, anche una piccola occhiata è in grado di sciuparlo. Nel caso di incontro con pesci fuori quota, infine, bisogna mantenere la calma, e se non tagliano subito abbiamo buone possibilità di portarli a riva in quanto vuol dire che la lenza è al riparo dai denti.
Un ultimo consiglio: non lasciamoci cogliere dalla frenesia manteniamoci calmi, non è ammesso l’errore.