A differenza dell’Atlantico che alimenta una sola specie di salmone (Salmo salar), l’ Oceano Pacifico ne custodisce ben cinque: salmone rosa ( il più piccolo) il King ( il più grande), il salmone argentato, il salmone rosso, il salmone cane, oltre alla stellhead, la trota testa d’acciaio che in realtà le ultime indagini sul DNA hanno assegnato alla famiglia dei salmoni e non a quella della trota iridea a cui assomiglia per livrea.(A questo pesce dedicheremo la prossima lezione)
Le cinque specie, dopo quattro anni passati in mare, risalgono i fiumi d’origine per riprodursi e dopo circa 30-40 giorni muoiono in massa. Una volta nell’acqua dolce, smettono di cibarsi e subiscono una radicale trasformazione ormonica e somatica che, nelle ultime settimane, fa loro assumere caratteristiche mostruose. Enormi gobbe, mascelle ornate di denti canini, colore rosso vivo, costituiscono i tratti più appariscenti di questa metamorfosi fatale. Ci sono fiumi che hanno tutte le specie, mentre altri sono frequentati solo da due o tre. La risalita dall’Alaska al British Columbia comincia in giugno per i King, ma il grosso entra negli estuari a partire dagli ultimi giorni di luglio per tutto agosto, fino a circa metà settembre. Nell’ Isola di Vancouver e nello stato di Washington e Oregon è assai buono anche il mese di ottobre.
Il salmone del Pacifico si pesca sempre con code affondanti e super affondanti tipo Teeny, per intendersi, e con canne di nove piedi per code n° 9 e 10. Negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi anche l’uso della canna a due mani, soprattutto per le stellhead. Con alcune eccezioni: in zone particolarmente isolate dove i salmoni della specie argentata non subiscono pressione di pesca, questi aggrediscono anche “mosche secche” nella fattispecie di corposi topolini in pelo di cervo nei colori: naturale, rosa, fuxia, fatti dragare opportunamente. Si lancia in diagonale a 45 gradi e si lascia derivare la coda, raccogliendola con una ritrazione a scatti morbidi quando lo streamer arriva a lambire la sponda. Non si è in pesca se non si sente la mosca battere sui sassi del fondo.
Questa è la condizione per prendere qualche salmone a costo di perdere molti artificiali. Il finale del diametro mai inferiore allo 0,30 mm è un monofilo corto (1-1,5 m) e si connette alla coda di topo con il sistema asola con asola. La canna deve essere tesa e sempre in contatto con la coda e la mosca. Il pesce praticamente abbocca sul fondo e si allama da solo, dando al pescatore l’impressione di un arresto improvviso dell’esca ad un masso o ramo sommerso. Si alza allora la canna con decisione , ma senza violenza, e a quel punto il pesce inizia la fuga che può essere anche di 50-100 metri a seconda delle dimensioni del salmone e della forza della corrente.
Bisogna in precedenza avere regolato la frizione, non troppo lente e nontroppo dura, altrimenti si rischia di fare allontanare troppo la preda, perdendo il contatto o di rompere sul colpo. Questo della fuga è il momento più bello ma anche il più rischioso. Se il pesce , nonostante la giusta regolazione della frizione, prende troppo baking è bene cominciare a seguirlo scendendo lentamente la corrente lungo la sponda per non farlo troppo allontanare e mantenere un controllo sulla preda.