Ricercatissimi dagli appassionati di bolentino, sia per la bontà delle carni, sia per l’abitudine di raggrupparsi, i pagri popolano le secche più distanti dalla costa e spesso molto ristrette. Vediamo insieme come tentare di insidiarli una volta accertata la loro presenza.
Gli appassionati del bolentino sapranno certamente che tra gli Sparidi ne esistono alcuni, magari catturati per caso, che per tutta una serie di particolari caratteristiche sono da annoverare tra i pesci più belli dei nostri mari. Tra questi rientrano senza dubbio i pagri. Il pagro più comune, presente abbondantemente in tutti i mari italiani, è il “pagrus pagrus” ed è il pesce di cui parleremo in questo articolo dopo, però, aver accennato ai suoi parenti più stretti, ben più rari, presenti nei nostri mari. Il più grosso in assoluto è il pagro reale maschio (“sparus caeruleostictus”) che può raggiungere la lunghezza di 80 centimetri e superare il peso di 10 chilogrammi; è l’unico pagro appartenente al genere “sparus” ed è stato pescato sia nelle acque liguri che in quelle siciliane.
Il pagro reale (“Pagrus auriga”), del quale non si hanno ancora le idee molto chiare sull’esatta posizione sistematica, ha abitudini gregarie, vive su fondali detritici e rocciosi non spingendosi quasi mai oltre i 100 metri e può raggiungere i 75 centimetri di lunghezza; è anch’esso poco comune ed è stato segnalato nel Mar Ligure e nei mari intorno alla Sicilia. Il pagro azzurro (“Pagrus ehrenbergi”) è anch’esso piuttosto raro essendo stato rinvenuto solamente in alcune località della Sicilia, può raggiungere eccezionalmente i 60 centimetri di lunghezza ed ha carni ottime (secondo il giudizio di chi ha avuto la fortuna di assaggiarlo). Nonostante il nome, la colorazione predominante è rossastra sul dorso e bianco-argentea sul ventre; lungo i fianchi, talvolta, possono essere presenti punteggiature azzurrastre. Ma tralasciamo questi magnifici pesci poiché la loro scarsa distribuzione non ci consente di organizzare battute di pesca specifiche e, di riflesso, di generalizzare sulle tecniche mirate esclusivamente alla loro pesca. Anzi, credo proprio che la cattura di una delle specie suddette sia da considerare occasionale e particolare.
Il pagro e il pagello
Noi ritorniamo comunque ad occuparci del “Pagrus pagrus”, e del pagello Pagellus erythrinus, pesci abbastanza comuni lungo le nostre coste. Il primo è simile sia al dentice che all’orata; in particolare al “grinta” dal quale differisce per la dentatura e le squame. Il secondo, invece, è il classico “rosa” che si trova spesso sui banchi dei pescivendoli ed è in assoluto molto più piccolo di pezzatura anche se può arrivare a sfiorare il mezzo metro di lunghezza.
Come si presenta il pagro
Il corpo è ovale e molto compresso, con testa robusta e bocca posizionata nella parte terminale inferiore; quest’ultima è dotata di robusti canini, a volte sporgenti, e da diverse file di denti cardiformi che si trasformano posteriormente in due serie di molari. E’ dotato di un’unica pinna dorsale la cui parte anteriore è formata da dodici raggi spinosi; le pettorali sono falciformi, l’anale presenta tre spine e la caudale è forcuta. La colorazione è rosa-violaceo sul dorso e biancastra sul ventre; gli esemplari più giovani presentano generalmente tinte un po’ più chiare. Le estremità della pinna caudale sono celesti e l’orlo centrale dell’incavatura è nero. Gli habitat preferiti si trovano generalmente in prossimità della costa nel periodo estivo, su fondali sia detritici che rocciosi che, ancora, di alghe e posidonie; in inverno si allontana dalla costa stabilendosi sulle secche al largo o, in mancanza di queste, sul margine della piattaforma continentale.
Come si presenta il pagello
Anche il pagello ha il corpo ovale compresso lateralmente che termina con il muso appuntito e una bocca piccola. Il colore è rosato con riflessi argentei, mentre il ventre è biancastro con riflessi rosa/perla. Normalmente non si pescano grandi esemplari che superiano “la porzione” anche se, da adulto, il pagello può arrivare ai 50 centimetri di lunghezza. Vive grosso modo sugli stessi fondali del pagro ovvero detritici, rocciosi, spesso in prossimità di relitti. Si nutre di animali marini piccoli.. Vediamo in conclusione come fare, quindi, per organizzare una battuta di pesca a questi fantastici pesci.
Elettronica di bordo
Primo elemento essenziale è l’attrezzatura elettronica di bordo, quanto mai importante, che ci consentirà di individuare prima e di ritornare poi, se è il caso, sulle zone migliori di pesca. Per l’individuazione delle zone rocciose al largo, dopo un’attenta osservazione delle carte nautiche di dettaglio, ci servirà un buon ecoscandaglio dotato di un trasduttore a bassa frequenza, al fine di farci capire con precisione le tipologie dei fondali sottostanti anche a profondità superiori ai 100 metri. Bisognerà quindi sondare, naturalmente pescando con le esche giuste (più avanti vedremo quali), diverse zone fino ad individuare quella “buona”. Una volta accertata la presenza dei pagri entra in gioco il sempre più diffuso Gps, attraverso il quale potremo ritornare sempre sullo stesso punto con un margine d’errore davvero irrisorio.