Il grongo (Conger conger) è una preda molto frequente e molto discussa ma a me piace sottolineare soprattutto quanto sia combattiva. Risulta essere un bestione che può oltrepassare i cinquanta chili anche se gli esemplari catturabili con la tecnica del surfcasting difficilmente superano i sei o sette chili.
Risulta essere una delle prede tipiche del surf anche perchè’ è un pesce notturno, dotato tra l’altro di un olfatto straordinario.
Sul surf si avvicina dalle non lontane tane con la chiara intenzione di attaccare tutto ciò che non sia sabbia. Mangia praticamente tutto, anzi divora. Fino a poco tempo fa si credeva che l’unica esca che non lo interessasse fosse il murice fresco, oggi abbiamo scoperto che a seconda dell’appetito manda giù anche questo.
Risulta essere un irresistibile combattente degno delle più affermate prede sportive ma ciò nonostante non è dai più stimato. Esistono diverse ragioni che concorrono in questa declassificazione. La prima è che il grongo non è un pesce che si fa onore in cucina.
La seconda, a mio avviso più importante e determinante, è legata agli sviluppi agonistici del surfcasting in Italia. Il fatto che il grongo sia una preda che si può cercare ed insidiare specificatamente ha spinto i pionieri dell’agonismo a ricercare luoghi ricchi di gronghi e quindi anche di rocce, snaturando un pochino il teatro naturale del surfcasting. Tutto ciò ha generato polemiche a non finire coinvolgendo di conseguenza anche il povero grongo che catturato in grande abbondanza è passato per una preda facile e quindi da penalizzare.
Ma noi parliamo di surfcasting puro e quindi di onde sulla spiaggia, non di risacca sulle rocce.
Settori misti a parte, il grongo lo si trova anche sulla sabbia. Certo in minori quantità, comunque dovute alla presenza di secche non troppo lontane, ma tali da consentire catture abbastanza frequenti. Solitamente non lo si cerca, abbocca all’amo destinato alla spigola oppure al sarago ma sarebbe una preda da insidiare con tecniche specifiche per via della sua robusta costituzione. Oltre alla notevole forza muscolare, il grongo oppone una robusta dentatura con minuscoli denti taglienti che recidono facilmente anche braccioli di nylon di grosso diametro. Per maggiore sicurezza infatti si confezionano braccioli, normalmente long arm, in treccia d’acciaio da 20 a 45 libbre. L’amo sarà naturalmente d’acciaio nelle misure comprese tra l’1/0 e il 3/0, del tipo storto con la punta ad artiglio d’aquila. Per
le esche non c’è problema, come già detto il grongo mangia praticamente tutto, ma le trance di muggine o di seppia sono sicuramente i suoi bocconi preferiti.
Purtroppo gli esemplari più grossi non sempre ingoiano l’esca, almeno non immediatamente, e ci costringono al recupero senza sapere se l’amo ha trovato un sicuro appiglio. E qui la nostra attenzione sarà estrema perché non è infrequente vedere il grongo che sguscia via dalla battigia perché l’amo non è riuscito a conficcarsi nel suo durissimo palato.
Il grongo specialmente in giovane età ha la tendenza, una volta allamato, a ruotare su se stesso producendo una quantità enorme di nodi e grovigli che mettono a dura prova la resistenza del bracciolo.
Snodi e girelle devono essere quindi calibrati e collaudati, prima di essere usati, per valutare l’effettiva efficacia in caso d grongo.
E per sfatare il detto «muto come un pesce» provate ad ascoltare un grongo appena pescato. Vi accorgerete, specialmente con gli esemplari più grandi, che emettono un suono sinistro e sicuramente caratteristico.