II dentice, principe dei fondali con la sua eleganza incantevole e surreale, rappresenta il top che un pescatore appassionato alla tecnica del lightdrifting possa ottenere. Noi di Pesca e Nautica siamo nati proprio per cercare di realizzare i vostri sogni, svelandovi magari quei piccoli accorgimenti che spesso e volentieri risultano risolutivi durante una battuta di pesca. E allora non ci resta altro che dirvi… affilate i vostri ami e tarate la frizione del vostro mulinello perché il treno rapido Dentex dentex sta per partire!
Prima di calarci nella tecnica di pesca vera e propria è preferibile, venire a conoscenza sia delle abitudini di questo stupendo pesce che popola i nostri mari, sia del materiale da pesca da utilizzare.
Conoscere il meglio possibile le abitudini della specie ittica che andiamo ad insidiare, è quasi un obbligo per un “vero” pescatore che ha fame e voglia di sentir cantare la cicala del mulinello. Quindi il nostro ingegno, l’astuzia e, perché no, anche fantasia dovranno lavorare in maniera parallela alle abitudini della specie che vogliamo catturare.
Nel caso specifico per poter dire di sapere le abitudini del dentice dovremo innanzitutto essere al corrente che il “Grinta” appartiene all’ordine dei perciforme e alla famiglia degli sparidi.
La sua caratteristica principale è quella di avere quattro robusti denti caniniformi bene evidenti su ciascuna mascella, anche a bocca socchiusa. Ha una colorazione azzurrognola con riflessi argentati sul dorso.
L’ambiente dove è abituato a cacciare è rappresentato dai fondali rocciosi misti a posidonia, dove tane e spiazzi di sabbia si intervallano.
Le secche, i cigli con profondità che oscillano tra i venti e i quaranta metri ad esempio potrebbero essere ottimi per insidiare il dentice; come anche le scogliere a picco sul mare con pareti scoscese dove le acque subito profonde sono frequentate da specie come occhiate e aguglie.
Il nostro amico si nutre principalmente di piccoli e medi pesci di branco, crostacei e molluschi ai quali sferra poderosi e fatali attacchi.
Oltre a queste conoscenze dovrete poi affiancare la vostra esperienza personale che pian piano vi farete e unendo questi due fattori vedrete che i risultati non si faranno attendere; ovviamente, dovrete mettere in conto delle delusioni nelle vesti di grandi partenze di mulinelli ai quali farà seguito… l’ammosciarsi della lenza recisa o dell’esca perfettamente divisa a metà.
Ma ora è arrivato il momento di cominciare a descrivere la tecnica di pesca vera e propria quindi, molliamo gli ormeggi, accendiamo l’ecoscandaglio e il GPS e partiamo per questa avventura che ci ha premiato con tre fantastiche prede.
Prima di calare le lenze e ancor prima di mollare gli ormeggi, dovremo riuscire a capire dove, nella zona di pesca scelta, potremo catturare i dentici poiché, come accennato nel precedente articolo, dovremo far sempre rotta su zone di pesca caratterizzate da un fondale che oscilli tra i trenta e i quaranta metri con un substrato prettamente roccioso preferibilmente ricco di praterie di posedonia alternate a distese di roccia; habitat ideali per crostacei e molluschi, fonte primaria di nutrimento per il dentice.
Quindi cigli e secche faranno proprio al caso nostro; di solito, salvo rare eccezioni, questi luoghi sommersi offrono tutte quelle garanzie che un pescatore cerca prima di calare l’ancora e successivamente la propria lenza.
Lo ripeteremo fino alla noia, ma ricordiamoci sempre che la zona di pesca è importante, forse ancor più del calamento stesso che in ogni caso va costruito con i migliori materiali e la massima cura.
A proposito dell’attrezzatura pescante, questa deve essere di prim’ordine: canna, mulinello eccetera, tutto di grandi marche e comprovata affidabilità.
La qualità ripaga sempre il costo (salato che sia).
In conclusione, cerchiamo di ottenere le massime informazioni riguardanti le zone di pesca scelte.
Un piccolo trucco sta nell’osservare i vecchi pescatori del luogo dove calano le loro reti e successivamente una volta tornati a terra osservare il pescato e quindi dedurre che tipo di pesci potremo “tentare” in tale zona.
La montatura come si nota nel grafico sopra è molto semplice nella sua realizzazione. Non dovremo far altro che passare un piombo di forma sferica o a pera rovesciata nel filo madre e successivamente inserirci dieci centimetri di tubicino di gomma precedentemente citato. Legheremo infine la girella con moschettone al filo madre. Il terminale vero e proprio sarà formato da uno spezzone di filo delle misure variabili tra lo 0.25 e lo 0.30 di diametro con lunghezza di circa un metro e mezzo alla fine del quale legheremo l’amo.
A questo punto potrebbe sorgere una domanda quasi spontanea: ma perchè bisogna adottare questa tecnica di pesca con forte intensità di corrente? La risposta a questa più che logica domanda la possiamo trovare nel tipo di esca e ancor meglio nel metodo di pasturazione che andremo ad effettuare. Infatti durante le battute di pesca a lightdrifting l’esca più valida è senza ombra di dubbio la sardina.
Se fosse gettata in mare sia triturata che spezzettata o anche intera quando l’intensità di corrente è elevata non faremmo altro che pasturare una zona molto distante da noi, calcolando anche il fatto che peschiamo su delle profondità che possono raggiungere anche i quaranta metri.
Tutto questo nuocerebbe alla battuta in maniera totalmente negativo. Quindi per sopperire a ciò dovremo utilizzare il calamento precedentemente citato ma ancor di più dovremo pasturare con un comodissimo pasturatore a sgancio, nel quale inseriremo -tutte le volte che lo caleremo- un insieme di sarde tagliate a piccoli pezzi unite a una pastura a base di farina di pesce o a dello sfarinato specifico per pesci di fondo.
Quindi, ricapitolando, dovremo formare delle palle di pastura parecchio solide, metterle nel pasturatore a sgancio e infine inserirvi anche le sarde tagliuzzate. Una volta preparato il tutto caleremo il pasturatore e dovremo aprire lo sgancio a circa due metri dal fondo.
Consigli Utili
Per questo tipo di tecnica è sempre meglio pescare con almeno tre canne in mare con montature differenti (grammatura del piombo) in modo da pescare su una superficie più ampia. Il dentice è un pesce molto sospettoso ma allo stesso tempo curioso ecco perché utilizzeremo dei tubicini di gomma colorati.
Questi hanno infatti una duplice funzione sia come salvanodi sia come richiamo stimolando appunto la curiosità del dentice. Ultimo consiglio (per ora) è quello di innescare la sarda sempre intera utilizzando l’ago, ricordandosi di presentarla sempre con la testa rivolta dalla parte dell’amo, questo perché il dentice è un predatore che mangia normalmente partendo dalla testa; dopodiché innescando la sardina intera, questa risulterà anche più resistente alla classica minutaglia di fondale.