Diciamo la verità è un bel pesce: forma slanciata ed elegantissima, squame argentate e molto brillanti che sembrano in linee parallele per tutta l’estensione del corpo. Ha due pinne dorsali separate (non ci sarà qualcuno che per questa caratteristica faccia rientrare il Cefalo fra i Salmonidi, così come si vuol pretendere di fare col Temolo?). La testa si presenta rotonda e la bocca piccola. Ed è proprio quest’ultimo il motivo, ossia la bocca piccola, che fa venire la “tigna” al pescatore in quanto mordicchia l’esca con una certa laboriosità e conseguentemente il ferraggio è difficile. Una sua caratteristica?
Si trova anche vicino agli scarichi e frequenta volentieri i bassi fondali.
Generalmente la carne del Cefalo è molto apprezzata ma è soggetta a delle particolarità, ossia essa risulta molto grassa per gli esemplari pescati nei periodi di Luna Piena in quanto si nutre anche di notte col favore del chiarore lunare e lo sanno molto bene i pescatori di mestiere della Laguna Veneta che si astengono dal pescare con i forti chiarori lunari, inoltre il suo modo di nutrirsi lappando sugli scogli e sul fondo manifesta in maniera inequivoca la località dov’è stato catturato; quello proveniente dal mare aperto si distingue nettamente da quello stazionante nei porti e nei canali. In questi ultimi siti arrivano ad essere immangiabili soprattutto a causa degli inquinamenti industriali che degradano ed appestano le acque, così che sovente il puzzo di nafta si avverte già durante la cottura di un bello esemplare che la padrona di casa aveva deciso di mettere in tavola con maionese e prezzemolo.
Ma torniamo al Cefalo, al nostro simpatico pinnuto che una legislazione inconcludente e dei sorveglianti sprovveduti ce lo stavano facendo odiare: intendiamo riferirci alla misura minima che protegge la specie. Mentre le legge italiana prescrive la lunghezza di 20 centimetri, quella della Comunità Europea detta la misura di centimetri 18, però la Comunità avverte che là dove alcuni Paesi decretano una misura superiore i pescatori devono rispettare la maggior misura. Ebbene a tanti anni di distanza dalla validità della disposizione comunitaria, ancora oggi qualche Cooperativa di pescatori di mestiere insiste nel dire che in Italia la misura da rispettare è di 18 centimetri e non di 20. E’ indubbio l’intendimento di favorire la pesca di mestiere ma così facendo la confusione e la disubbidienza regnano sovrane. E’ un pesce particolarmente dotato di spirito di adattabilità in quanto vive nelle acque salse, in quelle salmastre e nelle dolci: gli allevamenti nel Lago Trasimeno, nel Lago di Bracciano ed in altri confermano l’eccezionale “conformismo” del Cefalo; sul Po è stato notato nel sottoriva a Pontelagoscuro e sul Canalbianco ad Adria, senza parlare dei numerosi rami del Delta del Po e dei Canali che costituiscono l’interessante rete acquea.
Le acque nelle quali predilige la sua residenza, cioè con poca profondità, risentono in modo particolare i movimenti di Marea il cui flusso e riflusso sovente determina la sua maggiore o minore attività. Altrettanto si verifica in presenza di perturbazioni atmosferiche di notevole rilievo: forti sbalzi di pressione atmosferica nonché forti colpi di vento. Tra i pesci di mare è quello che più si avvicina, per diffidenza, pasto, delicatezza al tocco, a parecchie specie ittiche delle acque interne come il Cavedano, la Savetta, la Carpa, ecc. E poi ha una difesa che è da rimarcare: all’amo si produce in fantasismi della migliore scuola acrobatica puntando in basso, in alto, contemporaneamente contorcendosi come una Anguilla, imprimendo strappa alla lenza sul tipo della Boga.
A differenza dei pesci molto compressi ai lati come la Mennola, la Mormora, il Sarago Sparaglione e tutti gli altri che imprimono uno sforzo non indifferente alla lenza perché rivolgono il fianco al lenzatore, il Cefalo per la forma del suo corpo sviluppa una difesa più congeniale alle sue possibilità e che il pascatore deve essere in grado di controllare accortamente. In alcuni giorni, o meglio in alcuni momenti, ci fanno dannare l’anima: le ferrate si susseguono a ritmo infernale e l’amo mantiene regolarmente la sua esca eppure il sensibilissimo galleggiante (Paradis e Mat: il primo con bulbo a obice scorrevole, ed il secondo con asta molto lunga e la parte grossa immersa), ha affondate secche, oppure tremolii significativi. E’ evidente che i pesci sono in movimento frenetico e sovente urtano il nailon della lenza. A questo punto c’è chi insacca i violini e punta verso altri lidi, mentre c’è chi dando fondo alle riserve di pazienza e perseveranza resta sulla breccia attendendo che di tanto in tanto qualche esemplare non vada a finire nel retino.
Però è da dire che non ha sempre ragione il pescatore che si lascia vincere dalla impazienza. Sol che si fermi a considerare cosa significhi per un pesce quando l’amo non lo aggancia, ossia che almeno quella volta ha salvato la vita, non dovrebbe il nostro confratello dare in escandescenze. Ma si sa, dalla lotta l’uomo vuole uscire vittorioso, però se c’è uno sconfitto vuol dire che c’è anche un vittorioso, e non risulta scritto in nessun posto che quest’ultimo debba essere sempre l’uomo. Il Cefalo è uno di quei pesci che pretendono un certo invito per andare a mensa, ossia propongono una pasturazione. Se per pesce di fondo intendiamo una specie ittica che sulla platea resta in permanenza ed attende che il pasto le giunga a tiro allora il Cefalo non si potrebbe definire pesce di fondo in quanto egli il pasto lo va a cercare sempre, sia sul fondo che nelle sue immediate vicinanze, ma è costantemente in movimento e data la sua natura gregaria quando decide di mordere con convinzione l’esca, le catture possono essere parecchie ed anche in poco tempo.
Infatti a chi non è capitato di allamare altro Cefalo al secondo amo della lenza mentre si sta ricuperando la prima preda? Non solo, ma tantissime volte – come avviene con gli Sgombri, ad esempio – appresso al pesce in fase di ricupero se ne vedono evoluire e sfrecciare numerosi altri. – E’ sensibile alla pastura, dicevamo. Ma si badi bene che non si tratta di un’azione da svolgere in tempi lunghi. Piuttosto il pescatore che pastura a Cefali è da ravvisarlo in quell’altro che pastura all’Alborella: una partenza che svolge azione rapida e sempre nuova. In Francia continua ad essere sempre in auge il sistema di pasturazione con la “pelote” che consiste in una pallina di pastura di consistenza semidura ma di rapido disfacimento, che viene pressata sui piombini che precedono l’amo o gli ami.E’ chiaro che la durata della pallina è quella di una “passata”, e, beninteso dopo ogni ferrata, sia che il pesce resti allamato sia che ci abbia lasciato con tanto di naso. E dato che siamo nell’argomento pastura vediamo di dare una indicazione sull’impasto da utilizzare. Si deve disporre di una purèa fatta con la polpa di sardine fresche, o tonno cotto, o altri pesci come l’Acciuga, o pesci di fiume.
Risulta essere importante però che i predetti pesci siano fatti bollire in acqua prima di impastarli per assicurare la conservazione in quanto se lasciati crudi vanno a male specialmente dopo essere stati tritati. La metà della carne va amalgamata aggiungendo mollica di pane spugnata, oppure crusca o meglio ancora a della farina d’arachidi. Mentre si impasta è bene ammorbidire con un prodotto odorante come olio di crostacei “BEISSFIX” prodotto in Germania, oppure con l’olio di “PILCHARD” venduto in Francia. La lenza armata col “pelote” è comprensibile che perde un po’ di sensibilità in quanto la pallina di pastura costituisce un peso morto ed il segnalatore dev’essere in grado di sostenere il tutto. Si potrebbe suggerire il galleggiante di sughero a pera col nailon che passa per il centro ed è fermato dall’astina di arresto, ma il tutto va a scapito della sensibilità: meglio uno dei galleggianti Mat o Paradis già indicati. – Se la pesca con la pallina rende sempre, non esitare ad adottarla quando ci sia un poco di onda.
Certo che non tutte le ferrate daranno un pesce, ma sicuramente si avvertirà un maggior numero di abboccate ed alla fine il bilancio sarà attivo. Qualora si ritiene necessario non adoperare una montatura pesante con la presenza della pallina pressata sui piombini, si può adoperare un insieme leggero lasciando cadere accanto al galleggiante un pizzico dell’impasto. Parlare del calibro del nailon è importante nella misura delle conoscenze che si hanno e – perché no – dell’abilità del ” manovratore “. La canna avrà la sensibilità richiesta dall’insieme della lenza: rigida per una montatura pesante, flessibile per quella leggera. In quanto all’amo si può scegliere dal n.8 fino al n.20 a seconda della taglia del pesce che si ha la possibilità d’insidiare. Certamente altre tecniche di pesca sono a disposizione per la pesca del Cefalo. Noi abbiamo creduto soffermarci su questo metodo che riteniamo altamente sportivo per l’impegno al quale è chiamato il cannista. Per ultimo diremo che l’esca regina resta sempre la tremolina o l’arenicola.