La pratica del surfcasting si adegua in genere al comportamento delle prede. Ed è per questo che, in base alle abitudini alimentari, abbiamo riunito i pesci in due grandi gruppi: grufolatori e predatori. In questo articolo parleremo della prima grande fazione: i grufolatori.
Da qualche anno a questa parte i pescatori che praticano la tecnica del surfcasting, si sono resi conto che lanciare un’esca in mare e aspettare che qualche pesce se ne accorga, è assolutamente fuori luogo oltre che anacronistico. Anni addietro, in periodi e mari migliori, anche il Mare Nostrum oltre che non inquinato era anche ricco e di pesci e tutto era più… bello. Oggi, le cose sono diverse se non opposte. Infatti, prima il pesce lo si aspettava, oggi è “obbligatorio”cercarlo. Siamo passati in breve da una pesca statica e un po’ noiosa, ad una dinamica e a volte frenetica. Alla base di tutto ciò c’è un passaggio obbligato, ovvero una preparazione meticolosa all’uscita che prevede la perfetta conoscenza della parte teorica di questa tecnica.
Quindi, conoscenza della morfologia dell’ambiente, Oltre che una visione completa dell’aspetto biologico, a iniziare dalle due grandi categorie di pesci che lo caratterizzano: grufolatori e predatori. In questo articolo parleremo della prima grande fazione: i grufolatori. I pesci grufolatori sono così definiti per l’abitudine di cercare il cibo nella sabbia e in ambiente misto frugando col muso. Per fare ciò stanno sul fondo passando gran parte del loro tempo alla ricerca di vermi, molluschi e altre specie marine.
A questa categoria appartengono Sparidi come la mormora, il sarago e l’orata; Scianidi come l’ombrina, Raidi come la razza, Mullidi come la triglia di fango o di scoglio e altri ancora. All’apparenza non esistono caratteristiche somaticheche li accomunino, tranne la bocca che in genere non è di grosse dimensioni e i denti, robusti per frantumare le conchiglie. Questi animali sono più che altro notturni e -mormore a parte, ma non è detto- si catturano con più facilità quando il mare è mosso. Durante le mareggiate, infatti, è più semplice trovare vermi, molluschi, crostacei, eccetera che vengono smossi dal movimento del mare e trasportati dalle correnti. Ma iniziamo a veder più da vicino le caratteristiche di alcune delle prede sopra nominate.
Orata (Sparus auratus)
L’orata, il pesce dedicato per la sua bellezza alla dea Venere; è la preda più ambita perché, oltre alla nota bontà delle carni e alla eccellente difesa e combattività cresce e a volte supera i 10 chili. Rispetto agli altri grufolatori ha una dentatura impressionante che si manifesta nell’intero apparato boccale ivi compresa la zona del palato. Grazie a queste caratteristiche riesce a rompere i robusti gusci di gran parte delle conchiglie che trova sia sulla sabbia che sul fondo misto. Essendo capace di tanto può scegliere se buttarsi tra le onde o stare lontano dalla riva per avvicinarsi magari durante la scaduta. Si riproduce d’inverno, è ermafrodita con sesso maschile iniziale. Diventa femmina all’età di due anni, quando raggiunge la misura di 35 centimetri circa. Si insidia prevalentemente in autunno e fino all’inverno. L’esca elettiva è l’oloturia e fino a qualche anno fa il bibi. Buoni anche il murice, il cannolicchio e il granchietto. Si pesca con terminale lungo oltre i 150 centimetri del diametro compreso fra lo 0,22 e lo 0,30, armato con amo d’acciao robusto dell’1/2 a seconda dell’innesco.
Mormora (Lithognathus mormyrus)
La mormora è un grufolatore per eccellenza. Frequenta le spiagge in branchi numerosi per cui è possibile, la cattura multipla. La taglia media varia a seconda della località. Nella fascia centrale del Tirreno, pesa mediamente 200 grammi con punte che superano i 500. Nei rimanenti mari, sono grosse circa la metà. Si riproduce in primavera-estate. E’ ermafrodita, con maturazione iniziale dei gameti maschili e successivamente femminili . Si pesca tutto l’anno con punte nel periodo primaverile.
Nonostante sia una preda che si insidia col mare calmo, le esche vanno posizionate in quei punti dove la variazione di profondità della spiaggia genera una minima corrente. Per cercare il branco è necessario testare il terreno con lanci e lenti recuperi, una sorta di trainetta che sovente viene premiata con la ferrata. Le esche più adatte sono l’arenicola, il verme di sangue, il bibi che funziona soprattutto con le più grosse. Il bracciolo sarà lungo almeno un metro, di diametro tra lo 0,16 e lo 0,25; l’amo sarà adeguato all’esca del momento. Il piombo, di forma adatta a sollevare durante la trainetta un po’ di sabbia e quindi a creare una irresistibile scia di richiamo verso l’esca.