Seguendo le variazioni barometriche e di luce, i predoni delle secche cacciano spietatamente prima dei fervori invernali. Tralasciando le ricciole, in continuo spostamento e oramai imprevedibili, le nostre mire potrebbero concentrarsi sui grossi dentici che in questo periodo sono ben disposti ad interessarsi ai succulenti bocconi che transitano nel raggio delle loro percezioni.
Se l’incontro con esemplari piccoli e medi è nella norma, lo scontro con esemplari di larga taglia diviene una gradevole costante. L’esca riveste un ruolo fondamentale, e le seppie sono quanto di meglio si possa disporre. Il cefalopode, al pari del calamaro, ma di più facile cattura, in questo periodo non teme confronti, e la sua efficacia è tale da giustificare le ore di pesca dedicata per procurarselo.
La tecnica migliore per catturare le seppie, è quella di armarsi di pazienza e di artificiali specifici (totanare) e recarci su un fondale sabbioso con profondità comprese tra i 15 e i 20 metri. Legato un artificiale ad un bracciolo lungo circa 2 metri, si aggiunge un piombo da 100/200 grammi e si incomincia a scarrocciare trasportati dalla corrente. Se questa è assente potremmo utilizzare anche il motore, alternando lenti percorsi al minimo, a momenti di folle e stasi. L’appesantimento della lenza indicherà che la seppia si è interessata alla nostra esca, e un costante recupero senza strattoni, dopo una decisa ferrata porterà la nostra preziosa esca al guadino. Conviene sempre cambiare artificiale durante una battuta finché non si trova quello che funziona meglio. Su questo discorso sono stati spesi fiumi di inchiostro, ma è solo a tentativi senza una vera logica che si può trovare quello più adatto. Le seppie andranno mantenute vive anche in piccoli secchi d’acqua, con al massimo due esemplari per contenitore.
L’attrezzatura dovrà essere intono alle 20 libbre, meglio una stand-up 20/30 di nuova concezione, più lunghe del convenzionale, e molto adatte a gestire irrequieti pesi anche su lenze sottili che spesso si rileveranno indispensabili per i pesci più smaliziati. I mulinelli rigorosamente con freno a leva saranno di pari libbraggio o di una classe superiore imbobinati con lenza da 20/30 libbre. A parità di tenacità è consigliabile utilizzare lenze dal diametro più grosso, in quanto più resistenti alle abrasioni sia del fondo che a stress derivati dal surriscaldamento durante le violente fuoriuscite dai passanti della canna, che per attenuare questo problema è consigliabile siano di ottima qualità possibilmente in Sic. Gli ami saranno proporzionati alle esche, mai comunque sotto il 5/0, montati nel più classico Tandem su un terminale dello 0,60 possibilmente doppiato negli ultimi 60 cm. L’affondamento, anche se le attrezzature leggere lascerebbero preferire l’affondatore, è bene sia effettuato con il piombo guardiano per adeguare la profondità in maniera più pratica a seconda dei segnali che un’indispensabile ecoscandaglio ci fornirà.
Concentreremo la nostra pesca sulle secche e sui fondali sabbiosi nelle immediate adiacenze e sonderemo ogni anfratto con calma e costanza effettuando ripetuti passaggi da diverse direzioni. Pescando con il guardiano inoltre, è necessario avere quasi sempre la canna in mano o tenerla costantemente sotto controllo. Al minimo accenno di vibrazione è necessario abbassare l’attrezzo verso l’acqua in modo che il dentice, non avvertendo la trazione della lenza e del piombo, ingoi l’esca. Non di rado dopo il primo morso il dentice abbandona l’attacco, insospettito dall’anomalia dell’esca trainata. Le mangiate a “vuoto”, a volte numerose, specie su esche grandi, fanno sicuramente parte del gioco e con il tempo si riesce ad affinare la tecnica di ferrata. Pescare con tre o più ami è quanto di meno sportivo si possa fare.
Anche se non è un campione di nuoto, un grosso dentice è sempre in grado di regalare emozioni e difficoltà, specie se viene catturato su fondali non eccessivamente profondi, i rischi di slamatura per un errato recupero sono elevati, come anche difficile è la gestione delle sue fughe tra le rocce. Una volta stremato in superficie avremo davanti ai nostri occhi, la brillantezza della livrea di uno dei pesci più belli ed apprezzati di tutto il bacino Mediterraneo.
Il dentice è uno dei pesci più caratteristici del mediterraneo. Si pesca sia con il vivo, sia con esche artificiali. E’ un predatore velocissimo e instancabile non oppone però grande resistenza alla cattura. Vive a profondità molto variabili con punte estreme che vanno dai -15, ai -200 metri. I colori della sua livrea sono unici e l’espressione “grintosa” degli occhi lo fanno apparire eternamente arrabbiato.