Nelle giornate di bonaccia, tipiche dei mesi estivi, quando i pesci sono molto limitati nei loro spostamenti, soltanto un’azione mirata a stretto contatto con il fondo può risolvere situazioni spesso senza storia.
Quando le correnti latitano e il mare diviene uno stagno immobile, “acciuffare” qualche bel pesce anche con l’efficace traina con il vivo, diviene un’impresa ardua.
Soltanto cercando i predatori a stretto contatto con il fondo le nostre possibilità di cattura aumentano notevolmente, ma per fare questo bisogna avere padronanza della tecnica e conoscere a fondo le attrezzature e il comportamento in acqua delle esche da noi utilizzate, vive o morte che siano.
L’ATTREZZATURA CHE FA LA DIFFERENZA
Per pescare nella certezza che le nostre esche siano sempre radenti, è necessario possedere innanzitutto un buon ecoscandaglio che ci aiuti in maniera chiara ad identificare con precisione sia il tipo di fondale che l’esatta profondità. Prima di metterci in pesca, bisogna verificare che il trasduttore sia posizionato in maniera perfetta e parallela, perché le inclinazioni, anche se minime, possono falsare il valore riportato, oppure in casi estremi, al non rivelamento costante a seconda della velocità della barca. Il complesso pescante dovrà essere assortito e in grado di assolvere a diverse tipologie di situazioni. Per pescare su batimetriche intorno ai 25/30 metri, potremo utilizzare canne stan-up con range di potenza 12/20 o 20/30, a seconda della taglia media delle prede presenti. Spostandoci su fondali più consistenti, una canna con maggiore riserva di potenza, potrebbe tornarci utile con i pesci più grossi. Una 20/50 lbs ad esempio, ma anche in questo caso una 20/30, potrebbe rappresentare il giusto compromesso di leggerezza e potenza.
Se parlando di affondamento, sempre con l’utilizzo esclusivo del guardiamo, il piombo rappresenta il mezzo, la lenza è sicuramente l’elemento più coinvolto e vincolante. Seppur con le variazioni di ogni situazione relative alla velocità della barca, alla dimensione dell’esca e ad altri fattori, si possono trarre dei valori dettati sia dall’esperienza sia dalle numerose prove effettuate, aiutando così a risolvere tutti quei problemi che in un modo o nell’altro ostacolano o falsano la nostra azione di pesca. Se scendere a trenta metri con una 12/20 libbre è abbastanza agevole anche con un piombo da 300 grammi e lenza in bobina dello 0,40, non sempre, se in zona vi sono grosse cernie, è consigliabile l’ultra light. Quindi per non lasciare antisportivamente ami e decine di metri di terminali in bocca a malcapitati pesci, dovremo per forza di cose irrobustire la nostra attrezzatura. Salendo di libbraggio e aumentando il diametro della lenza in bobina fino ad un 20 libbre puro (0,45 circa), aumenterà l’attrito dell’acqua su di essa durante la traina, ciò comporterà l’innalzamento dal fondo di quest’ultima e quindi ci costringerà a sbobinare ulteriori metri per non perdere il contatto.
L’INVISIBILE LEGAME FRA FILO PIOMBO E FONDO
Il compromesso ideale per pescare su batimetriche comprese tra i 20 ed i 30 metri con attrezzatura così composta, sarà solo un piombo di 400 grammi che potrà essere sostituito da uno di 500 se ci spingeremo fino ai 40 metri. Le canne, anche se di nuova concezione, e quindi più lunghe del canonico, non dovrebbero soffrire più di tanto il piombo essendo comunque sensibili alle tocche più timide. Un prodotto di buona qualità non dovrebbe dare problemi ABISSI Spostandoci ai 50 metri e oltre, la nostra attrezzatura dovrà essere adeguata ad eventuali imprevisti, in quanto a queste profondità non è raro l’incontro con dentici enormi e cernie fuori misura. Se per i primi, grossi problemi di recupero non ce ne sono, le seconde sono meno propense a lasciare i loro ambienti e un’attrezzatura di provata robustezza potrebbe regalarci qualche soddisfazione in più. Quindi canne più corte delle precedenti e con libbraggio più “tosto” 30/50 o 20/50 libbre, sono l’ideale per pescare in comodità. La lenza in bobina, solitamente una 30lbs (0,50 di diametro) può essere affondata a 50/60 metri utilizzando piombi tra i 600 e i 700 grammi. La velocità della barca non dovrà essere superiore al nodo e mezzo e per rallentarla, potrebbe tornare utile trainare un’ancora galleggiante a pochi metri da poppa. Filate in mare le esche e, allontanate da poppa quanto necessario, si procederà con svariati sistemi a fissare il piombo guardiano. Quest’ultimo sarà collegato ad un bracciolo di lunghezza intorno al metro e mezzo e recante un grosso moschettone.
Indipendentemente dai modi che ognuno preferisce, quello più comodo e che non provoca stress alla lenza madre, potrebbe essere quello di un elastico di cancelleria doppiato e fissato a bocca di lupo. Non scorre e regge bene pesi anche da un chilo. A questo punto si pone in folle la barca e lentamente si cede la lenza fino a sentire il fondo. Si recupera qualche giro di mulinello e si ingrana la marcia. La lenza si solleverà e dopo qualche secondo ne cederemo ulteriormente fino a risentirne il contatto. Recupereremo nuovamente un metro di lenza e finalmente saremo in pesca. Cercheremo visivamente di memorizzare l’inclinazione e la distanza di entrata in acqua della lenza, così facendo controlleremo a vista eventuali variazioni d’assetto che potrebbero allontanarci dalle nostre intenzioni.
TUTTO L’AFFONDAMENTO MINUTO PER MINUTO
Se avremo operato bene, la nostra esca passerà vicinissima ai predatori in stasi che non si lasceranno certo sfuggire un lauto pasto senza sforzi. La ferrata dovrà essere tempestiva e immediata al minimo accenno di resistenza, la frizione al limite e senza pensare più di tanto. Pompare con costanza e tempismo. Se non sarà incaglio incominceremo a sentire quel peso animarsi, attenzione a non concedere troppa lenza durante le fughe in cui la misteriosa preda si prodigherà, se cernia infatti non si lascerà pregare due volte per rintanarsi e compromettere inevitabilmente la cattura. Staccata la preda dal fondo si recupererà lentamente la lenza senza frenesia e con calma all’arrivo del guardiano, dando, con molta attenzione, un taglio netto all’elastico o al filo che lo regge facendo attenzione a non fare il tiro al bersaglio con la forbice… è capitato… e se tutto sarà andato come previsto ci godremo gli ultimi metri di recupero con una sagoma scura o argentea che lentamente comparirà sotto di noi.