Il lightdrifting col vivo è, una delle tecniche più catturanti per prede di notevole taglia e valore sportivo. Riuscire ad abbinare un richiamo efficace come la pastura di sardina alle esche vive posizionate nella sua scia profumata, costituisce il sistema più naturale per attirare i grandi predatori sotto la nostra barca. Il resto è bravura e divertimento puro.
Per pescare a lightdrifting con l’uso di esca viva dobbiamo imparare sia a procurarci la “materia prima”, sia a riuscire a mantenerla viva e guizzante anche per un lungo periodo. Per procurarci il vivo ci sono varie opportunità fra le quali: pescare a terra specie come muggini, boghe, occhiate, aguglie eccetera; oppure rimanere in barca e procedere a bolentino o a traina, mirando sempre alle stesse specie. Sempre dalla barca, in questo caso -e in questo periodo all’alba- si può anche “totanare” alla ricerca di calamari, totani e seppie, esche micidiali nei confronti di ricciole, lecce, dentici e pesci serra. Stabilito ciò, appare evidente, che nella nostra attrezzatura non dovranno mai mancare cannette da spinning e bolentino e piume, cucchiaini, meciuda, terminalini giapponesi, totanare eccetera. Una particolare attenzione andrà rivolta alla slamatura delle esche specialmente se pescate a grande profondità, inmodo tale da non comprometterne la vitalità. Una volta pescate, vediamo come conservarle.
Se si vuole praticare la pesca con il vivo, bisogna avere la possibilità di conservarle anche per diverse ore quindi è
necessario un riciclo continuo dell’acqua. La vasca ottimale avrà l’interno stondato, valido per tutti i pesci e in particolare per quelli lunghi come le aguglie. Se la barca con cui andiamo a traina è piccola, ad estremi mali estremi rimedi, si può risolvere il problema con una bacinella con coperchio. Si applica su un lato della bacinella, nella parte alta, un raccordo d’entrata (uno semplice di quelli che si usano per le canne da giardino) sigillandolo con del silicone, al quale sarà collegato il tubo proveniente dalla presa a mare. Si pratica poi un foro di uscita che regoli il livello applicandovi un altro raccordo al quale collegheremo un tubo che andrà fuori bordo.Il foro d’uscita va posizionato lateralmente in alto, in modo che mantenga il livello costante, eliminando l’acqua in eccedenza.
Le esche vive possono essere innescate con uno o più ami a seconda delle loro dimensioni. Sarebbe bene mantenersi sui classici due ami per non comprometterne il movimento in acqua.
Ma indipendentemente dalla questione riguardante il numero degli ami, la prerogativa principale nell’innesco è comunque sempre quella di riuscire a posizionarli in maniera da non pregiudicare la vitalità del pesce, permettendogli di nuotare liberamente in modo tale da non insospettire i predatori.
Prima di maneggiare le esche vive conviene bagnarsi le mani cercando di velocizzare l’operazione di innesco e inserendole velocemente in acqua. Conviene altresì prima di affondarle, trattenerle un po’ a pelo d’acqua per permettere loro di riprendere vitalità e movimento naturale. Gli ami, devono essere infissi sottopelle e comunque in punti non vitali. Vanno scelti del tipo leggero e punta ad artiglio d’aquila perché tengono meglio sull’esca.