Il bolentino costiero è una tecnica antichissima, praticata da esperti e neofiti, poco impegnativa per attrezzature e imbarcazione, ma in grado di regalare ricchi e colorati carnieri in ogni stagione, anche nelle rare ma belle giornate di primo inverno.
Le belle giornate invernali sono l’ideale per impostare delle promettenti uscite a bolentino. Nonostante il periodo, la temperatura mite del mediterraneo e la quasi assenza di elementi di disturbo, rendono i pinnuti ben disposti ad abboccare alle nostre lenze. Con costanza, e sondando vari tipi di fondale durante la stessa battuta, ci si può confrontare con pesci delle più svariate specie, dai nobili sparidi, ai labridi, ai piccoli e infestanti serranidi come le perchie. Le sorprese rimangono una costante, e qualche bel pesce solitamente non mancherà di fare capolino nel carniere.
La nostra giornata incomincerà con l’oscurità, cercando di essere già in pesca ai primi bagliori di luce. Le poste da preferire in questi orari sono le scogliere sommerse con profondità oscillanti tra i 15 e i 30 metri, le praterie di posidonia con le stesse batimetriche, e i dintorni delle secche.
La preda per eccellenza è il sarago, solitamente avremo a che fare con stupendi testa nera e grintosi maggiori, e non è raro, specialmente sulle poste meno battute, l’incontro con qualche magnifico faraone. L’attività alimentare di questi pesci sarà frenetica, ma si esaurirà nel giro di poco tempo, quindi è essenziale agire con rapidità e dimestichezza.
Una volta sul posto buono alle prime allamate importanti, bisognerà calare in acqua un segnale zavorrato in modo da rimontare sulla posta quando lo scarrocciare della barca ci farà perdere il contatto con i pesci. Ancorarsi può essere una soluzione, ma spesso derivare è più produttivo.
Con l’avanzare del giorno, i fondali rocciosi rifioriscono di vita, forse troppo, e la scena viene dominata dai pesci di fondo come le donzelle, i tordi, le perchie e tante altre specie, che praticamente non danno il tempo a pesci ben più pregiati di giungere sulle esche. Il divertimento è assicurato ugualmente, ma per garantire qualche nobile preda bisognerà “distrarre”, e non è facile, questi piccoli pesci con una mitraglietta tipo Sabiki. Se saremo più di uno in barca, a turno, ci dovrà essere un “sacrificato” che si dedicherà alla cattura di questi pesci, mentre le altre lenze dovranno pescare con esche resistenti e corpose per ben più importanti ambizioni.
Quando il substrato sabbioso viene raggiunto dai raggi solari, il “risveglio” dei microrganismi attira numerose specie di pesci. Noi ci faremo trovare pronti, e abbandonata la roccia, orienteremo i nostri tentativi in relazioni al nuovo ambiente.
Secondo atto l’ora della sabbia
Qui troveremo le onnipresenti mormore, le pericolose -ma gustosissime- tracine, e in alcune fortunate zone i pesci pettine. Quest’ultimi, sconosciuti in molte parti d’Italia, sono molto comuni nel tirreno meridionale dove sono ricercatissimi per la loro carne bianca e soda. Occasionalmente potranno capitare anche pesci piatti come i rombi, che contribuiranno ad arricchire il palmares delle specie catturate.
ATTREZZATURE E TERMINALI ADATTI AL BOLENTINO LEGGERO
Le canne saranno tipiche da bolentino leggero, la cui lunghezza sarà in relazione alla grandezza della barca. Sono da preferire in ogni caso quelle intorno ai tre metri, con azione massima di 100 gr, possibilmente di punta e cimini intercambiabili. I mulinelli, imbobinati con uno 0,25/0,30, saranno del tipo a bobina fissa. Sono da preferire quelli non eccessivamente veloci in quanto risultano più potenti rendendo i recuperi più agevoli. I terminali saranno quelli classici con tre ami a bandiera, diversificati a seconda le prede e gli ambienti di pesca. I raccioli saranno collegati al trave con il più classico snodo a tre vie, o con il famigerato perlina-girella-perlina. Per i fondali rocciosi pescheremo con braccioli 0,20/0,22 e lunghi 30/40 cm e ami del n° 8/10. Sulla sabbia opteremo per uno 0,16/0,18 e ami del n° 12.
Esche ed inneschi
Il campionario e assai vasto, e spazia dai vermi, al gambero, alla sarda ai pezzetti di cefalopodi. E’ bene però portarsi dietro sempre più di un alternativa per provare quale in quel momento è la più appetita.