La pesca al polpo è una tecnica assai diffusa in tutto il mondo ed è assai divertente. Essa viene praticata con diverse metodologie ma la più antica è quella dell’ “anforetta”, cioè con l’uso di un contenitore la cui forma varia secondo i luoghi in cui viene usato.
I contenitori possono avere dimensioni diverse, essere cilindrici o a forma quadrata, ma comunque sono sempre oggetti che danno ottimi risultati. La pesca con l’”anforetta” viene effettuata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è nota dai tempi lontani nelle isole della Grecia. E’ praticata su fondali “duri” dove solitamente vive il polpo, che qui può trovare zone adatte per crearsi in qualche anfratto un rifugio. Si tratta, in sostanza, di una pesca al palamito con un filo madre e braccioli pendenti. Su ogni bracciolo viene inserita una ”anforetta”. Il polpo, essendo un animale territoriale, è sempre in cerca di una tana dove alloggiare e la trova con facilità in questo tipo di contenitore.
Allora si organizza: ci porta i sassi, residui vari che trova sul fondo e crea con questo materiale una barriera alla propria casa. Infine, quando tutto è pronto ed è sicuro di aver trovato un buon rifugio, ci porta il cibo. Il cefalopode mangia di tutto: crostacei, cannolicchi, arselle… ed usa i gusci per chiudere e nascondere la propria tan. Nasce attorno al mese di giugno e si sviluppa rapidamente. Nei mesi di settembre ottobre si avvicina molto alla costa in cerca di cibo, fino a quando le acque sono calde. Poi si dirige verso fondali più alti ma sempre senza allontanarsi troppo. La maggioranza delle persone in genere effettuano la pesca al polpo con la zampa di gallina, lo straccio bianco ed un pezzetto di marmo che servono per richiamo. In effetti il bianco del marmo e dello straccio si riflettono nell’acqua e li rendono visibili a distanza, figurando agli occhi del polpo come una sorta di appiglio.
Ultimo aggiornamento 2024-11-23 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Come esca si mette un granchio, il tutto legato nell’ultimo metro di filo che buttiamo a mare. La pesca al polpo è un passatempo piacevole che dà ottimi risultati specie nei mesi autunnali. Quando il polpo, però va verso fondali sabbiosi abbiamo potuto verificare che il suo comportamento è un po’ diverso rispetto alle zone in cui di solito transita. Sulla spiaggia il polpo trova un terreno ricco di cibo: cannolicchi, granchi, lattari, fasolari e tutto quello che il fondale sabbioso – scavando con i suoi tentacoli – può facilmente offrirgli. L’animale allora cattura tutto quello che è capace di contenere e portare via con i suoi otto tentacoli e si dirige verso la tana, dove, come detto, depositerà i gusci per celare l’ingresso. E se avrete avuto occasione di osservare la tana, avrete visto che gran parte dei gusci sono intatti. L’unico suo problema è la distanza dagli scogli dove ha la tana e dove è solito vivere. Però il richiamo ed il bisogno del cibo è forte, per cui decide di rischiare trasferendosi sulla spiaggia. Certo è che se lungo il suo cammino riesce a trovare un ambiente dove potersi rifugiare (un materiale riportato, anche un sasso, o un pezzo di lamiera…) lo usa come appiglio e ci costruisce intorno un rifugio, in maniera da poter rimanere nella zona di pesca dove trova cibo in abbondanza.
Come esca si mette un granchio, il tutto legato nell’ultimo metro di filo che buttiamo a mare. La pesca al polpo è un passatempo piacevole che dà ottimi risultati specie nei mesi autunnali. Quando il polpo, però va verso fondali sabbiosi abbiamo potuto verificare che il suo comportamento è un po’ diverso rispetto alle zone in cui di solito transita. Sulla spiaggia il polpo trova un terreno ricco di cibo: cannolicchi, granchi, lattari, fasolari e tutto quello che il fondale sabbioso – scavando con i suoi tentacoli – può facilmente offrirgli. L’animale allora cattura tutto quello che è capace di contenere e portare via con i suoi otto tentacoli e si dirige verso la tana, dove, come detto, depositerà i gusci per celare l’ingresso. E se avrete avuto occasione di osservare la tana, avrete visto che gran parte dei gusci sono intatti. L’unico suo problema è la distanza dagli scogli dove ha la tana e dove è solito vivere. Però il richiamo ed il bisogno del cibo è forte, per cui decide di rischiare trasferendosi sulla spiaggia. Certo è che se lungo il suo cammino riesce a trovare un ambiente dove potersi rifugiare (un materiale riportato, anche un sasso, o un pezzo di lamiera…) lo usa come appiglio e ci costruisce intorno un rifugio, in maniera da poter rimanere nella zona di pesca dove trova cibo in abbondanza.