Il palamito leggero può essere usato su diversi tipi di fondale, a diverse profondità, consentendoci di fare pescate diversificate soprattutto se abbiamo un po’ di esperienza dei fondali sui quali si cala.
Generalmente, il palamito leggero, si cala e si salpa con maggiore facilità del palamito pesante, che ha una montatura assai diversa e che serve generalmente per una pesca rivolta in particolare al “grosso”. Appartengono invece alla categoria “leggeri” il palamito a mazzerino che pesca a fondo su scogliere, adatto per saraghi, corvine, orate e il palamito volante che in più dà la possibilità di pescare anche in superficie, per cacciare occhiate e spigole.
Il palamito volante in particolare, è molto versatile e dà ottimi risultati quando viene calato durante una scaduta di libeccio e con acque torbide, che costituiscono condizioni di tempo e di clima ideali per la pesca a orate, saraghi, occhiate e spigole.
Esso, inoltre, ha per sua costruzione ha la particolarità di non restare incagliato al fondo, dove potrebbero restare allamati pesci, che verrebbero inesorabilmente divorati dalle pulci di mare.
IL PIU’ ADATTO PER LE ACQUE LIMPIDE
Dopo una buona mareggiata è consigliabile usare un palamito a galla, perché è possibile spostarlo in diverse direzioni ed amplia la superficie di pesca. E’ perfetto per le occhiate, avendo l’accortezza di variare la lunghezza del filo fra il galleggiante e la“madre” secondo i tipi di fondale su cui ci troviamo; il filo per braccioli porterà un diametro dello 0,30, che sarà ideale anche in presenza di acque chiare. Comunque potrà andar bene anche un diametro dello 0,40… non oltre! Fra i palamiti leggeri ha grande importanza il palamito a “pelo” che pesca solo a fondo, specie su fondali lisci, come sabbia o fossate di bianco e nero. Darà ottimi risultati per la pesca a paraghi, orate, saraghi, mormore ed altri. Se usiamo questo palamito, possiamo anche giocare con tranquillità sullo spessore del filo dei braccioli e della “madre”, in quanto su fondali sabbiosi non ci sono rischi di afferrature.
Se usiamo filo di diametro sottile -che andrà benissimo con acque chiare come quelle che circondano le isole- occorre tenere qualche precauzione in più, specialmente quando si deve “lavorare” pesci come i saraghi che danno continuamente strattoni violenti al filo; l’orata, invece, dà piccoli colpi ma si tiene ferma al fondale.
Nelle isole toscane: Giglio, Capraia o Elba, dove i fondali sono morfologicamente strutturati a scogliere rocciose e a picco, il palamito più adatto è il mazzerino. Qui, d’estate, i pesci si allontano dalla zona sabbiosa dove solitamente stazionano, per l’affollamento delle spiagge, natanti e altre diavolerie e si dirigono verso il largo, verso le scogliere. Calando sotto costa, il palamito a mazzerino si è dimostrato assai efficace per catturare corvine ed occhiate di una certa grandezza. L’esca, deve essere dura, perché dovrà restare in mare tutta la notte. L’unica realmente adatta a questo scopo è l’oloturia che, potete stare certi, resterà integra tutto il tempo.
Purtroppo non sempre è possibile reperirla durante tutto l’anno. Comunque, se non si dispone di oloturia, potremo usare anche il murice e, se è inverno, anche il polpo spellato, il tipo “bianco” che presenta una sola fila di ventose o “bottoni”per tentacolo. Si tratta di tipi di esca validi in ogni stagione e, anche se restano in mare tutta la notte, non vengono divorati dalla “mangianzina” perennemente presente. Una variante estiva a questo palamito è un “cala e salpa” cioè calare al tramonto e salpare subito dopo due o tre ore. In questo caso andranno molto bene anche delle esche più morbide ma appetitose.
Molto valide gambero, bibi, fasolare, cannolicchio, patella, anche se -è bene dire- che sono perfette anche per saraghi ed orate. Per il tipo di fondale, particolarmente difficile su cui lavora il palamito a mazzerino, ed inoltre per la possibilità di consentire all’esca di restare ferma al fondo per essere inghiottita, questo strumento è raccomandato ad ogni pescatore, anche se la sua costruzione è un po’ complessa. Ma ne vale la pena, perché la riuscita è garantita, in quanto usato da sempre dai pescatori professionisti.
E’ importante che questo palamito sia calato su fondali poco profondi, 4 o 5 metri, di notte, e in assenza di luna al fine di facilitare l’avvicinamento dei pesci alla costa ed ottenere i migliori risultati. Se c’è chiarore, allora conviene calare decisamente su fondali profondi 35 metri circa. Se poi avremo a disposizione un ecoscandaglio, questo sarà utilissimo per individuare secche dove stazionano pesci di varie specie.
COSTRUZIONE DEL PALAMITO
Nella costruzione del palamito è bene attenersi a determinate regole, perché sovente dopo un salpaggio dovremmo sostituire gli ami o i braccioli consumati, e quindi il rispetto di certe regole sarà utile quando dovremo ripassarlo, in modo da avere sempre uno strumento da pesca ben equilibrato e quindi più efficace.
Si prende una matassa di nylon del diametro dello 0,80, meglio se morbida, divisa in pezzi di 100 metri l’uno. Occorre togliere le spire cercando di tirare la matassa al massimo, quindi disponiamo 3 metri e mezzo di filo in cassetta.
Qui legheremo il primo bracciolo lungo mt.1.20 alla fine del quale legheremo un amo stagnato variabile nelle misure a seconda il tipo di pesce che andremo ad insidiare (n°4/6) I cento braccioli, per una questione puramente organizzativa, andranno preparati in precedenza. A tre metri e mezzo l’uno dall’altro, legheremo i primi tre braccioli alla “madre”, poi taglieremo la “madre” in due ottenendo due capi che legheremo assieme ad una nattella galleggiante tipo tramaglio, inserendo cioè i due capi nella stessa oltre ad un filo della lunghezza di mt.1,80 cui avremo legato un peso di 200 grammi.
Si va avanti in questo modo fino all’esaurimento dei 100 braccioli. Alla fine, il palamito sarà costituito da 100 ami, 20 nattelle gallegianti, 20 pesi.