In questa guida spieghiamo come scegliere il mulinello a tamburo fisso giusto per le proprie esigenze.
Come Scegliere un Mulinello a Tamburo Fisso
Il mulinello può essere definito come un magazzino meccanico che raccoglie e libera la lenza a seconda delle necessità. Il bisogno di un attrezzo simile è nato chiaramente dopo la comparsa della prima canna da lancio.
Il mulinello che fra i tanti tipi che abbiamo visto ha riscontrato maggior successo nel nostro mondo pescasportivo e che si è insinuato con più facilità nelle nostre abitudini e sicuramente il mulinello a tamburo fisso.
Un successo derivato dalla sua semplicità costruttiva ma soprattutto dalla facile applicazione alla pesca. A ciò bisogna aggiungere la componente economica o finanziaria favorevole certamente al pescatore e un indiscutibile rapporto tra prezzo e affidabilità.
Il cuore in questo tipo di mulinello, come del resto in tutti gli altri, è il tamburo. Questo è il rocchetto che contiene la lenza e che noi chiamiamo comunemente «bobina». Si dice «fisso» perché sia durante il lancio che durante il recupero non ruota. Il suo unico movimento è in senso verticale, vedremo poi perché. Il fenomeno che si associa a questo tipo di mulinello e che talvolta ha contribuito a dargli un nome e lo «spin», ossia la «spirale», ma sarebbe corretto chiamarla «elicoide», che forma la lenza quando si svolge durante il lancio. Questo fenomeno è molto importante ai fini della gittata ed è lo studio di questo che ha influenzato perfino le montature delle canne. Rimanendo nel campo dei mulinelli e delle bobine in particolare, sempre per quel che riguarda lo spin, c’è da dire che gli sforzi maggiori sono stati concentrati sulla forma, sui materiali da impiegare per la costruzione dei tamburi e ultimamente sui meccanismi di avvolgimento che si ripercuotono appunto sulla velocità di fuoriuscita del nylon. Per quanto riguarda la forma delle bobine non ci si allontana molto dai tradizionali rocchetti, si è cercato però di conferire loro, soprattutto per quanto riguarda il bordo superiore, un’angolazione tale che inviti il nylon ad uscire senza traumatici attriti. Intanto, sono nate le bobine coniche, una novità che ha notevoli vantaggi.
La ricerca dei materiali, più importante per il bordo superiore della bobina, è anch’essa votata alle soluzioni con minore attrito. Sempre dagli attrezzi per il lancio puro sono derivati diversi sistemi di riavvolgimento. Propria di tutte le case, ma sarebbe meglio dire di tutti i mulinelli a tamburo fisso, è la possibilità di intercambiare 1a bobina per utilizzare con lo stesso mulinello i diversi diametri di nylon che di volta in volta si rendono necessari. Il sistema di riavvolgimento, naturalmente collegato alla manovella di recupero, è basato su un braccio che ruota intorno alla bobina e deposita tangenzialmente il nylon alle diverse altezze concesse dal movimento verticale della bobina. In parole povere, mentre la manovella gira e la bobina del mulinello si sposta in su e in giù sull’asse, il braccio che imprigiona il filo gli ruota intorno e immagazzina il nylon. Sulla sommità di questo braccio c’è sempre una carrucola, nel migliore dei casi montata su un cuscinetto a sfere, nelle cui concavità viene ospitato il nylon. La carrucola è necessaria per ridurre il forte attrito che si crea durante il recupero tra la lenza e il mezzo meccanico che ruota intorno alla bobina.
A dire la verità questo mezzo meccanico assai spesso risulta essere un braccio ben più complesso di quello che potrebbe sembrare e fare un tutt’uno con un altro «organo» che si chiama «archetto». Quest’ultimo ha il compito di recuperare automaticamente il filo e riporlo nelle concavità di cui sopra. Ma se è vero che l’archetto risulta quanto mai utile, specialmente di notte, proprio perché è un acchiappa nylon insuperabile, è altrettanto vero che spesso e volentieri sa esser protagonista di brutti scherzi, e non solo in un frangente ma in due. Il primo è il lancio. La meccanica di questo «momento» è infatti caratterizzata da manovre brusche e veloci, a volte capaci di vincere la forza che trattiene l’archetto nella sua posizione per il lancio. Ciò significa che la corsa della lenza subisce un arresto repentino da parte dell’acchiappa nylon che per forza di cose sfocerà nella rottura del filo.
L’altro momento critico è il recupero. Anche in questo caso infatti la stabilità dell’archetto può essere messa in discussione. E la discussione si fa tanto più accesa quanto più prepotente è la preda. In pratica si rischia che l’archetto si ribalti con conseguente e libera fuoriuscita del nylon che al 90% precede la fuga della preda.
I migliori mulinelli da surfcasting non fatto uso dell’archetto e rinunciano alle comodità procurate da questa struttura per le garanzie offerte da una semplice carrucola montata su un braccio robusto. Anche in questo caso però il lancio non è dispensato da qualche inconveniente. Il più frequente si ha quando lo svolgersi del nylon viene interrotto perchè una sua spira si è inserita nella carrucola così come avviene per il recupero.
Altro importante capitolo è la frizione. Abbiamo già detto che questo meccanismo consente al mulinello di cedere nylon se dall’altra parte del filo la preda lo richiede. E la sua importanza varia in rapporto inversamente proporzionale al «peso» dell’attrezzatura. Con ciò voglio dire che a parità di preda, la frizione acquista importanza via via che diminuisce il diametro della lenza utilizzata.
In ogni caso bisogna che la frizione sia ben congegnata in modo che risulti dolce, progressiva e resistente ai lunghi tira e molla. Ne esistono di due tipi; una agisce direttamente sull’alberino della bobina, l’altra sulla bobina stessa. La prima ha il comando posteriore, sul retro dello chassis; la seconda si regola per mezzo di un galletto che si trova sopra la bobina. Quest’ultima trova spazio per dischi anche di notevoli dimensioni ed è quindi molto affidabile ma risulta meno maneggevole dell’altra. Il rapporto di recupero, ossia il rapporto esistente tra un giro di manovella e i giri compiuti intorno ala bobina dal braccio, non deve essere un rigido metro di valutazione sulla qualità del mulinello.
Esistono ottimi mulinelli sia con un alto rapporto di recupero, 1:6, sia con un rapporto bassissimo 1:3.
A mio avviso si tratta soltanto di un fattore soggettivo da valutare in base alla tecnica di recupero abituale.
In pratica, per chi usa il mulinello come «verricello» per salpare anche le prede più pesanti, sarà necessario un attrezzo robusto e potente e quindi con un rapporto di recupero non troppo alto. Per chi invece del «verricello» usa, per il recupero, la canna, allora un mulinello con un alto rapporto di recupero è più che giustificato. La benefica influenza di un mulinello veloce è evidente, anche durante il recupero a «vuoto», quando si tratta di avvicinare in tempi brevi il calamento che abbiamo lanciato per esempio a 100 metri. Oppure in altre occasioni particolari. Come quando si ha la necessità, durante il recupero, di sollevare il piombo dal fondo perché c’è il rischio di agganciare qualche pietra o comunque un ostacolo.
Comunque sia, visto che la meccanica non è altro che pignoni e corone, il mulinello molto veloce (1:6) sarà meno «potente» di quello più lento (l:3). Un po’ come il cambio della bicicletta, o quello della nostra automobile. La prima è potente ma lenta (1:3), la quarta è veloce ma non è potente (1:6).
Il complemento indispensabile per il mulinello è sicuramente il filo che riempie la bobina. Questo può essere di diversi tipi ma quello che si presta meglio per il lancio è il monofilo di nylon. Altre soluzioni come per esempio il dacron sono senz’altro da scartare e ciò a prescindere dal tipo di mulinello usato.
Nella giungla dei nylon il tipo «soft» è da preferire perché è morbido e crea meno attriti consentendo gittate superiori. Il diametro da utilizzare e proporzionato all’attrezzo e quindi al mulinello, in generale varia dai mm 0,30 ai mm 0,50.
In ogni caso tutti i migliori mulinelli riportano stampata sulla bobina una tabella con i diametri consigliati. Stando sulla via di mezzo si è certi di non sbagliare. Il colore, credetemi, non ha nessuna importanza. Prima di tutto perché il surfcasting è praticato esclusivamente la notte e quindi al buio dove i colori non sono facilmente distinguibili. E poi perché al nylon della bobina va aggiunto sempre e comunque lo shock leader. E se esistesse davvero qualche problema di colore allora andrebbe risolto in quest’ultima porzione di nylon e non sul madre.
Passando alla pratica ci si può trovare in difficoltà sul quanto riempire la bobina. I rocchetti di nylon in commercio difficilmente contengono misure esatte e così i 100 metri possono essere tranquillamente anche 120. Oltretutto per risparmiare conviene comprare grosse matasse o rotoli che non danno nessuna indicazione per lunghezze inferiori ai 1.000 metri.
Come arrivare alle misure indicate nelle tabelle? Меglio lasciare perdere le etichette e fare tutto ad «occhio». L’importante è tenere presente che una bobina scarsamente riempita riduce le gittate perché il nylon nel lancio produce un forte attrito sul bordo superiore della bobina stessa. Una troppo piena causa grovigli a non finire. Senza arrivare ad inutili eccessi sarà sufficiente mantenersi a qualche millimetro (1.5-2) dal bordo della bobina.
A questo punto avremo bobine caricate sotto forte tensione ed altre caricate troppo lasche.
Per quanto riguarda l’impugnatura bisogna notare che molti pescatori usano bloccare il nylon con l’indice premuto sulla canna. Questo è un grave errore che produce e bruciature e imprecisioni nel lancio, soprattutto quando si usa la rincorsa. La tensione del nylon deve essere mantenuta dal peso del piombo, e il pescatore in ogni momento deve sapere quanto è teso per poter regolare con l’indice la tensione stessa. Se il dito è attaccato alla canna non ha una sensibilità sufficiente per potere determinare il grado di tensione del filo, ma soprattutto si trova nell’impossibilità di poterla regolare. Sempre per ciò che riguarda l’indice stiamo attenti a quale parte di questo dito demandiamo il compito di fermare il nylon.
Sembrerebbe semplice dire: «Il compito è dell’ultima falange». Ebbene a me è capitato di conoscere
lanciatori non troppo esperti che usavano bloccare il nylon con la seconda falange. Con questo siamo ancora lontani dall’aver chiarito a sufficienza. Tra prima e seconda falange esiste ancora una regione che si chiama spazio interfalangeo, anch’esso a volte deputato a «stoppare» il filo. In questi casi allora non parliamo più di bruciature ma di lacerazioni.
Risulta essere infatti troppo facile per il nylon ancorarsi in una «valle» stretta e profonda e lacerare parte della «costa» nella sua improvvisa corsa verso l’alto. Il punto migliore, più sensibile e meno delicato, e il centro del polpastrello. Risulta essere in questo punto che il nylon si deve appoggiare e far forza durante il caricamento. La superficie liscia non consente al nylon di strappare la pelle e se tutto è OK non sentiremo neanche alcuna bruciatura. Ma i danni maggiori sono procurati dalla frizione «lenta». Se dimentichiamo di serrarla a dovere, quando lo sforzo nel lancio e massimo, la bobina cede nylon al piombo, tutto ciò un attimo prima dello stacco quando il nylon esercita una forte pressione sul polpastrello. Lo sfregamento del filo sull’indice produce anche profonde incisioni ed è perciò che la nostra attenzione sul serraggio della frizione sarà riversata immancabilmente prima di ogni lancio. Veniamo adesso ai problemi legati alla canna. Le bruciature sono quasi sempre determinate o favorite da una stecca troppo rigida. In verità non è la stecca la vera colpevole ma la cattiva comunione con il pescatore. In effetti qualsiasi canna che non sia caricata a sufficienza è potenzialmente in grado di produrre bruciature. Siccome quelle più flessibili sono facilmente caricabili, le bruciature rimangono una prerogativa delle più rigide che non tutti possono o sanno caricare. Alla resa dei conti se le bruciature persistono anche dopo aver corretto l’impugnatura, allora si tratta di problemi legati alla canna. Se è possibile correggere la tecnica di lancio per favorire il caricamento allora siete a cavallo. Altrimenti bisogna dotarsi di un’attrezzatura più consona alla realtà dei fatti: una canna più flessibile al 90% dei casi risolve il problema.
I casi più ostinati si risolvono solo con l’aiuto di una protezione. Un guanto in pelle normalmente risolve la situazione ma impaccia la manualità. Per evitare di mettere e togliere il guanto ad ogni lancio basta coprire soltanto l’indice con un cappuccio che si ferma al polso per mezzo di un comune laccio.
Mulinelli a Tamburo Fisso più Venduti Online
Per concludere, proponiamo una lista dei mulinelli a tamburo fisso più venduti con i relativi prezzi.
Ultimo aggiornamento 2024-10-03 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API