Il ciao ciao è un innesco «galleggiante», nel senso che conferisce una spinta di galleggiamento all’esca senza che questa arrivi in superficie e galleggi.
Serve soprattutto ad alleggerire l’esca in modo che venga accarezzata dolcemente dalle correnti e quindi trasportata in quel va e vieni che è tipico della turbolenza su una spiaggia. Questo espediente acquista valore se pensiamo a quanto la turbolenza sia legata all’azione del vento.
Tutto bene quindi se questo c’è e con forza tale da muovere il mare e le nostre esche tanto da renderle appetibili e insospettabili. Ma quando il vento manca o scarseggia o comunque non influisce più sul mare? Allora ogni soluzione che muova l’immobilità dell’esca e risvegli il suo potere attirante è bene accetta, il ciao ciao è appunto una di queste. La storia ci dice che il ciao-ciao è una soluzione nata subito dopo il long arm, che persegui va gli stessi scopi; senza immaginare di diventare la soluzione più esasperata in fatto di movimento.
Essa consiste in una bacchetta di polistirolo o altro materiale altamente galleggiante come ad esempio il sughero, inserita e celata all’interno dell’esca. Così facendo l’esca risulta molto più leggera tanto da essere trasportata anche da una corrente incredibilmente esigua. In fondo al mare il suo movimento sarà di tipo avanti e indietro secondo le orbite molto schiacciate che descrivono le onde in prossimità del fondo.
Le dimensioni del galleggiante devono essere proporzionate all’esca e alla sua galleggiabilità e stabilite in base alle prove che ognuno di noi effettuerà. Per facilitarvi il compito vi dirò che le dimensioni del galleggiante devono essere tali da consentire all’esca di sollevarsi dal fondo in modo da avere una leggera spinta di galleggiamento. Sarà poi la corrente delle onde a tenere l’esca a pelo del fondo in quel movimento di avanti e indietro che ha poi dato il nome al calamento.
Per fermare il galleggiante esistono due sistemi. Uno, se è possibile forare il polistirolo longitudinalmente e l’esca è abbastanza voluminosa da ric0prire il tutto, consiste nell’inserire il bracciolo dentro il foro del galleggiante fino a quando quest’ultimo non arriva a contatto con l’amo come per prosecuzione del gambo.
Per questo sistema l’esca più usata è una grossa trancia di muggine, il boccone più adatto per coprire inneschi fino al 5/0.
Il filetto, di muggine naturalmente, si avvolge su se stesso e contiene l’amo e il galleggiante. Per assicurare il tutto ci rifacciamo al solito sistema di cucitura che viene usato anche per la sardina.
L’altro sistema è quello di inserire il polistirolo tra amo ed esca riducendo la lunghezza dell’innesco e aumentandone lo spessore. Il tutto si chiude ancora una volta con la solita cucitura tipo salsiccia e con il solito filo elastico.
Dal suo iniziale impiego in acque «calme» e comunque con mare poco mosso il ciao-ciao è passato a situazioni più turbolente senza che il calamento ne abbia sofferto minimamente.
Ma nei nostri mari molto più modesti e molto più poveri di pesce dove il grufolatore è la preda più ricorrente, il ciao-ciao si veste anche con i panni generici per eccellenza del filetto della sardina con ami del n. 4 e massimo del 2/0. Inutile dire che le esche finora citate, muggine e sardina, sono quelle che si prestano meglio a questo tipo di innesco. Si possono sfilettare e modellare sºpra l’amo e il galleggiante e inoltre celano tra le carni morbide il filo che è servito per la cucitura.
In conclusione, il ciao-ciao trova il suo miglior impiego con mare poco mosso anche se è capace di reggere turbolenze elevate. Il suo compito però è quello di «vitalizzare» l’esca, inutile farlo quando il mare è già abbastanza mosso. Le sue mire si estendono dai grufolatori con gli ami più piccoli ai predatori con il muggine e ami dal 3/0 al 5/0.