Il bagaglio dell’angler è composto da diversi finali, le incognite che ci spingono alla varietà sono dovute prevalentemente alla profondità e limpidezza dell’acqua,alla forma delle esche e soprattutto alla mole delle prede che cercheremo di insidiare.
Per avere un finale da tonni affidabile e competitivo ogni pescatore di big game, con certosina manualità, deve riuscire a costruirselo da solo. Tutto questo, ovviamente, dopo un considerevole periodo di rodaggio alla fine di un consistente “corso” di apprendimento tenuto magari in barca, da un amico esperto. Vediamo come procedere; prima di tutto dobbiamo acquistare il materiale, ovvero saper scegliere quello più idoneo. Gli ami che vi consiglio sono gli Owner nelle misure che spaziano dal 5/0 all’ 8/0 a seconda della grandezza dell’esca da innescare. Le serie preferite sono: Gorilla Big game e Off shore ma con un piccolo accorgimento di grande utilità e cioè saldare in fase di costruzione l’occhiello dell’amo per non rischiare di ledere la giunzione con il monofilo durante il combattimento.
La caratteristica migliore di questi ami, oltre che per la riconosciuta potenza e robustezza durante la fase del recupero, è la punta denominata cut point, che riesce con le sue esclusive sfaccettature
a penetrare senza lacerare l’apparato muscolo-scheletrico del nostro antagonista grazie ad una speciale affilatura laser. Un’altra importante peculiarità che impone la scelta di questi ami è che sono autoestinguenti e quindi in caso di rilascio, o nell`infelice momento della perdita di una preda, questa continuerà a vivere e in un piccolo lasso di tempo l’affilato uncino si dissolverà senza problemi.
MONOFILO E REDANCE
Il preferito per la costruzione dei finali è il Jinkai; si trova in commercio confezionato in matasse colore verde o clear nelle sezioni da 100 -135 -150 lbs. La sua scelta è dovuta oltre che alla morbidezza, alla robusta tenuta al nodo nonché alla quasi totale invisibilità durante l’azione di pesca in mare.
Ultimo elemento -ma non per importanza- eccellente per la costruzione del finale è la redance. Questo oggettino dal nome straniero è semplicemente una spiralina in acciaio inox ricoperta di PVC inventata per proteggere ed ammortizzare le sollecitazioni che si hanno tra l’asola del finale ed il moschettone della canna.
Fino a poco tempo fa, sul mercato era difficile trovare questo prodotto commercializzato in confezioni made in U.S.A. a dei prezzi molto alti; ma da quest’anno grazie a Stonfo, il tutto è stato risolto con una produzione made in Italy veramente competitiva e a buon mercato.
LA CURA DAI FINALI
I finali devono essere riposti con la massima cura sia per favorirne la scelta al momento dell’inizio della battuta, sia per l’incolumità del pescatore dato che non è affatto gradevole conficcarsi un amo in un dito o nella mano in un momento di fretta che spesso si presenta a chi vive l’avventura del big game!
Dalla mia dolorosa esperienza vi assicuro che al pronto soccorso ridono in tanti… giuro! Vi consiglio quindi di inserire tutti i terminali precedentemente costruiti, in dei sacchettini sigillati (15×20), trasparenti; quindi, con un piccolo pennarello indelebile bisogna scrivere le caratteristiche (diametro del terminale, lunghezza e misura dell’amo) delle nostre “opere d’arte” per facilitare e sveltire il riconoscimento.
Una volta terminata l’azione di pesca, ovvero appena tolti dal mare i finali, dobbiamo risciacquarli in acqua dolce e shampoo neutro; una volta asciugati, vanno spruzzati con del silicone e, in un battibaleno, eccoli nuovamente pronti per una emozionante battuta al gigante dei mari. In ogni caso, un ultimo consiglio: non siate avari! Se uno dei vostri terminali ha “catturato” un tonno, sostituitelo con uno nuovo. Un po’ di spesa e un po’ di pazienza, eviteranno “dolorose” e probabili fallimenti.