Molte sono le esche che si usano per la pesca a traina, ma le naturali, sono in assoluto le migliori. Fra queste i vermi e gli anellidi in grado di regalare molte soddisfazioni, non ultima quella di cimentarsi con occhiate, aguglie, piccole ricciole e chi più ne ha ne metta.
compreso la spigola.
Chi apprezza la traina di superficie sa che da diversi anni è in uso la “moda” di innescare -magari con due ami- anellidi, lombrichi e vermi vari, bigattini compresi. Il motivo di ciò lo si deduce facilmente trainando alle aguglie o alle occhiate, magari per utilizzarle subito dopo come esca per dentici, ricciole o pesci serra. Se è vero che possiamo catturare il piccolo rostrato o l’occhialuto sparide con i cucchiaini metallici, le piume e la matassina è pure vero che c’è un considerevole aumento di allamate derivate dall’uso dei vermi o di esca naturale. La differenza aumenta nei casi in cui si manifesta “inappetenza” da parte dei predatori che non attaccano con decisione.
L’uso del “naturale” è spesso il rimedio magico. Naturalmente non sono soltanto i due pesci sopra menzionati a cadere in sullucchero d’avanti ad un verme cicciottello che naviga veloce, ci sono anche, sugarelli, boghe, tracine eccetera. E’ comunque da tenere presente che quando in mare c’è frenesia, rimangono molte possibilità anche a piume e cucchiaini, magari sapientemente accessoriati con un succulento bocconcino scodinzolante e appuntato in coda all’artificiale. A proposito delle specie catturabili, e malgrado la fama negativa ma dal gusto eccellente, le tracine, dall’aspetto truce e dalle pericolose spine dorsali ed opercolari, sono particolarmente attratte dai vermi e sono in grado di risalire velocemente anche da notevoli profondità per sferrare l’attacco fatale.
Tutto ciò avverrà facendo transitare l’esca in un tratto di mare con fondale sabbioso, luogo di rifugio e caccia dei trachinidi. Procederemo normalmente a tre, quattro nodi, con lenze zavorrate in modo che l’esca si presenti un po’ sotto la superficie anche se non di rado potremo avere attacchi anche trainando in superficie e ad andatura medio/veloce. La montatura può essere la stessa della trainetta di superficie, ovvero monofilo terminale dello 0,14/0,18 lungo un po’ meno della canna, piombatura di 5/10 grammi posizionata sulla madre lenza, terminante con una girellina con o senza moschettone.
Al terminale legheremo due ami di misura adeguata all’esca, distanti non più di due dita l’uno dall’altro.
Ma entriamo bene nella specifica della montatura: i due ami legati in serie sulla stessa lenza avranno la funzione di “trainante” e “catturante”, come succede per la traina alle ricciole, dentici eccetera.
Si potrà pescare con lenze anche prive di piombatura come nel caso della pesca ad occhiate, aguglie e sugarelli.
E’ fondamentale ove evitare garbugli paurosi e attorcigliamenti vari, l’uso della girella che, fra l’altro, annullerà la rotazione dell’esca.
Tra le esche a disposizione, i vermi di terra (lombrichi) e i coreani sono quelli più facilmente reperibili e possono dare risultati più continuativi proprio per la loro consistenza e tenuta. Meno adatte alla traina sono però le tremoline di fango, data la scarsa consistennza della loro carne e le ridotte dimensioni.
Parlavamo poco prima delle tante e varie specie catturabili a traina con l’uso di esche naturali vive.
Il vero e grande exploit, però, lo possiamo avere quando, nel corso di un monotono passaggio nei pressi di una foce, di una scogliera portuale o nei pressi di uno sbocco d’acqua dolce, ci incontreremo/scontreremo con sua bontà la spigola.
Perché no! Magari all’alba o al tramonto, magari pescando con lenze terminali che variano dallo 0,12 allo 0,18… RISCHIO!
Se però queste avranno una lunghezza di circa cinque metri e verranno collegate alla lenza madre tramite una girella che fungerà anche da battuta alla piombatura che avremo inserito scorrevole sulla madre e il tutto sarà recuperato da un mulinello con frizione dolce e progressiva magari montato su una canna ad azione di punta, allora potrebbe essere il momento fatale
Ma torniamo alla piombatura, questa potrà potrà variare di pochi grammi, se si desidera fare passare l’esca sul fondo bassi fondali oppure sulla superficie. (tutto dipenderà anche dalla velocità di traina).
Per pescare radenti al fondo, dunque, zavorreremo la lenza di un centinaio di grammi, distribuendo un piombino vicino all’esca e l’altro più pesante ad almeno dieci metri.
Il tutto, poi, dipende dalla nostra abilità, fermo restando che per abilità si può intendere anche qualcos’altro molto più in basso rispetto all’intelletto e al sapere umano.