Il verme coreano è non a torto considerato una delle esche più versatili in assoluto, grazie al larghissimo spettro di catture potenzialmente effettuabili con un suo corretto utilizzo.
Il verme coreano non è un’anellide marino, bensì di terra, che vive e viene raccolto negli ambienti acquitrinosi delle aree del sud-est asiatico (risaie, stagni, ecc).
Presenta un corpo vermiforme con bocca provvista di efficienti tenaglie e peduncoli fittamente distribuiti lungo i fianchi. Si presenta generalmente di colore verde oliva sul dorso, mentre la parte ventrale è rosacea. Al tatto risulta molto consistente e poco viscido.
Il suo elevato dinamismo corporeo ne rende indispensabile il confezionamento in contenitori di plastica, cartone o polistirolo, riempite con materiale d’ingombro che, oltre ad essere intriso in alcuni casi con sostanze utili alla conservazione dei vermi, ha il compito di tenerli immobili il più possibile.
Infatti, se avessero libertà di movimento, le loro ripetute torsioni innalzerebbero per attrito la temperatura all’interno del contenitore provocandone rapidamente la morte. Anche per tale motivo diviene necessaria la loro conservazione nello scomparto verdure del frigorifero, dove potranno vivere da una a due settimane.
La reperibilità del verme coreano è altissima dato che la quasi totalità dei punti vendita esche vive ne è provvista.
Per quanto riguarda le prede insidiabili la lista è davvero lunga: labridi, occhiate, lecce stella, boghe, sugarelli, aguglie, mormore, spigole, sparlotti, tracine, rombi, passere, triglie, ghiozzi, cefali e tante altre specie, impazziscono per il nostro amico orientale.
Quello che lo rende così appetibile e poco selettivo, oltre all’aroma che rilascia in acqua, è la sua capacità di dimenarsi una volta innescato e lanciato, e per avere la riprova di ciò, basta afferrarne un esemplare con due dita in prossimità del capo (attenzione alle tenaglie capaci di fastidiose punture) e vedere di quali torsioni è capace. Questa sua peculiarità istiga l’attacco dei pinnuti, soprattutto dei piccoli e medi predatori.
Veniamo alle modalità d’innesco. Il miglior modo per averlo vivo e guizzante in acqua è quello di innescarlo con un apposito ago solo per tre quarti o metà del suo corpo, prestando attenzione a trafiggerlo circa un paio di centimetri sotto il capo, allo scopo di mantenerne un buon livello di vitalità.
In questo modo adescherà la maggior parte dei predatori di mezz’acqua e di fondo.
Se la nostra mira è il grufolatore, allora sarà innescato a calza (sempre evitando di trafiggerne il capo) intero o a tranci, o se la distanza di lancio non necessita un tiro forzato, anche appena appuntato, magari legandolo blandamente con un paio di giri di filo elastico.
Vediamo alcuni esempi di come utilizzare il coreano.
Nella tecnica della bolognese, innescandolo appena sotto il capo e col resto del corpo penzoloni, risulta un’ottima arma per la ricerca della spigola in foce, dagli arenili o nei porti.
L’innesco della sola coda costituisce un forte attrattivo per i cefali, sia dagli arenili, sia nei porti che in foce.
A fondo è utilizzato per la ricerca di qualsiasi cosa che razzola o si nasconde tra il sedimento.
Un utilizzo interessante del coreano è quello mirato alla cattura di piccoli predatori di mezz’acqua quali boghe, occhiate, lecce stella, sugarelli e aguglie con la tecnica del surfcasting. Risulta essere questo un utilizzo molto diffuso in campo agonistico, dove spesso si punta alla quantità del pescato a scapito della grossa e blasonata preda.
E’ necessario in questo caso corredare il bracciolo con un flotterino che permette all’innesco di lavorare a mezz’acqua, con o senza l’aiuto della corrente.
Il colore e la forma del flotterino inoltre, esercitano una forte attrazione sui predatori durante una battuta diurna, istigandoli talvolta all’attacco non necessariamente per scopi alimentari.
Per sugarelli, lecce stella ed occhiate il colore da preferire è il rosso, mentre l’aguglia è richiamata dal bianco vivo o dal giallo.
Nelle ore di buio risultano essere micidiali i flotterini in materiali luminescenti (facilmente realizzabili in proprio) che in presenza dei grossi branchi di boghe o sugarelli, garantiscono un sicuro divertimento.
Uno dei pochi inconvenienti legati all’uso del coreano è dato dalla sua fragilità corporea. Infatti mal sopporta lanci forzati ed una volta in acqua tende ad ammorbidirsi divenendo una poltiglia informe. Ne consegue che un suo utilizzo abbrevierà i tempi per il controllo ed il ricambio dell’esca. E’ successo varie volte a chi vi scrive che con pesci in mangianza ed esca ancora presente sull’amo, le tocche cessassero fino al ricambio dell’innesco, per poi finalmente riprendere. Un’ultima cosa: quando acquistate una confezione di coreani, accertatevi che sono ben vivi capovolgendo la confezione e dando qualche colpetto col palmo della mano sulla faccia posteriore. Aprite leggermente la confezione e se i vermi sono tutti freneticamente in movimento è il caso di portare a termine l’acquisto. Arrivederci al prossimo numero.