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Come Utilizzare Bibi Come Esca

Aggiornato il 2 Gennaio 2022

In questa guida spieghiamo come utilizzare il granchio come esca nel surfcasting.

Come Utilizzare Bibi Come Esca

Il bibi è un’esca giunta alla ribalta solo recentemente ma ha già conquistato una gran quantità di consensi. Si tratta di un verme marino (Sipunculus nudus), che si trova su fondali fangosi e sabbiosi, simile agli anellidi ma da questi diverso proprio perché privo degli anelli. Il corpo è cilindrico ed è provvisto di una proboscide estroflettibile ricoperta come il corpo da una cuticola suddivisa in scudi rettangolari. Il colore è grigio-roseo tendente al bruno. E facile trovarli sulla spiaggia dopo una violenta mareggiata. ‘

Risulta essere un’esca abbastanza consistente, di dimensioni rispettabilissime, anche 40 centimetri, ricca al suo interno di un liquido che si perde piano piano e che
costituisce un ottimo brumeggio.
Risulta essere una grande esca generica, appetita da tutte le specie ittiche che ci interessano, predatori compresi.
Considerate le dimensioni certamente non contenute per un verme è necessario dividere il bibi per diversi inneschi. E siccome a tagliarlo si perderebbe il prezioso liquido che ha all’interno occorre dividere con del filo, ancora una volta sarà il filo elastico di cotone, i diversi pezzi che si vogliono utilizzare.
Gli esemplari più piccoli possono essere utilizzati interi ed innescati sempre con l’ago come un qualsiasi anellide, senza mai dimenticare che ogni lesione in più può causare la fuoriuscita del liquido.

Presenta un aspetto allungato e vermiforme di colore grigio-bruno con riflessi argentei. Al tatto risulta turgido e sodo, ma sezionandolo ci rendiamo conto che, a parte il sottile derma, esso è costituito interamente da liquidi. L’apertura boccale è situata vicino all’estremità anteriore ed il retto in prossimità di quella inferiore. Nasce da uova fecondate esternamente dal seme degli esemplari maschili, attraversa uno stadio larvale planctonico della durata di un paio di settimane, ed infine si stabilisce su fondali sabbioso-melmosi nei quali si insedia scavando solo con l’aiuto della propria muscolatura. Si nutre ingerendo il sedimento stesso, dal quale assorbe gli elementi nutrizionali. Specie ittiche adescabili: l’orata e la grossa ombrina sono senza dubbio le specie ittiche più attratte dal bibi, e come loro molti altri grufolatori ne subiscono l’effetto adescante dovuto al diffondersi lento del suo liquido interno, parliamo principalmente di mormore di grossa taglia e saraghi. Essendo maggiormente snobbato da minutaglia e granchi rispetto ad altri inneschi, il bibi viene utilizzato in condizioni di mare calmo per la ricerca mirata di grosse prede, mentre a mare mosso o in scaduta riesce ad adescare pesci di varie grandezze. Un’altra specie ittica attratta dal bibi, prettamente in situazioni di mare mosso, è la spigola, ed in forma minore segnaliamo anche da parte di rombi e tracine un certo interessamento per il nostro oloturoide..

Il bibi viene utilizzato con successo anche nella pesca a fondo dai porti, dalle scogliere su fondali misti con presenza di posidonia, e per l’innesco di palangari di fondo, sempre per la ricerca mirata di grufolatori di taglia. Modalità d’innesco: L’innesco rappresenta una fase delicatissima nell’utilizzo del bibi. Anche se al tatto risulta turgido e resistente, basta poco per causarne la fuoriuscita del liquido interno, e ciò determina la quasi totale perdita del suo potenziale pasturante e di conseguenza del suo potere adescante. Ciò accade in condizioni di mare calmo, mentre a mare mosso viene anche utilizzato sezionandolo longitudinalmente con un cutter fino ad ottenere delle strisce che, una volta innescate, saranno un’ottima attrattiva per i saraghi.
Esistono due modalità per effettuare correttamente l’innesco di un bibi intero, ed entrambi necessitano dell’utilizzo di aghi da innesco molto sottili.

Gli aghi infatti andranno infilati precisamente nel retto e fatti fuoriuscire dalla bocca del nostro oloturoide: la prima prevede un innesco classico, da eseguirsi quando vengono utilizzati grossi ami a pancia larga, ed in questo caso il passaggio dall’ago all’amo (preferibilmente ad occhiello) deve essere effettuato lentamente e con grande attenzione; la seconda modalità prevede l’utilizzo di un ago dotato di una piccola cruna e di un bracciolo non ancora collegato al trave e si esegue nel modo seguente: infileremo il capo del bracciolo opposto all’amo nella piccola cruna dell’ago e faremo scendere dolcemente il bibi, prima lungo l’ago, e poi lungo il bracciolo fino a farlo arrivare sull’amo.

A questo punto non ci resterà che legare il bracciolo al trave ed il gioco è fatto. Questa modalità di innesco è da preferirsi quando utilizziamo ami medio-piccoli indirizzati alla cattura di saraghi e mormore. Una volta in acqua, il bibi non necessita di frequenti controlli (in condizioni di calma), e risulta adescante anche se lasciato in pesca per molto tempo presentandosi ai limiti della sostituzione. Terminali per il bibi: Il bibi si presta all’uso con quasi ogni tipo di terminale, quindi la nostra preferenza ricadrà, di battuta in battuta, su quello mirato alla cattura delle specie che intendiamo insidiare.

A mare mosso lo possiamo utilizzare su un pater noster con braccioli non troppo corti, lanciato fra la schiuma alla ricerca di saraghi, o con uno short alto o basso dedicato alla spigola, mentre a mare calmo con un long arm dai 2 ai 3 metri di lunghezza indirizzato alla ricerca di orate, ombrine o grosse mormore.
Per quello che riguarda i diametri dei braccioli, bisognerà valutare la taglia delle prede che probabilmente incroceranno i nostri calamenti, ed agire di conseguenza.
Se siamo a caccia di orate è sconsigliato l’uso di treccine per l’attacco dei braccioli al trave, pena la rottura dello snodo in caso di abboccata, con conseguente fuga della preda.

 

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