Il cannolicchio rappresenta spesso il meglio per risolvere positivamente una battuta di pesca rivolta ai grufolatori. La maggior parte delle specie ittiche “razzolanti” sono infatti fatalmente attratte dalle sue bianche e tenere carni e ciò lo rende, in determinate condizioni, una delle esche in assoluto più efficaci.
Il cannolicchio è un mollusco appartenente alla classe dei bivalvi, esso presenta un corpo molle bianco-giallastro con piede scavatore lievemente turgido, ed è racchiuso da due conchiglie allungate aventi forma rettangolare ed aperte alle due estremità. Vive infossato verticalmente fino ad un massimo di due metri nei fondali prettamente sabbiosi e si nutre filtrando il cibo disperso nel sedimento. Attenzione amici, stiamo parlando del cannolicchio rigorosamente nostrano, detto anche “cannolicchio bianco” (solen marginatus), che arriva ad una lunghezza raramente superiore ai 10-12 cm, da non confondere con quello più grosso dal colore giallo-ocra (ensis minor), avente carni meno tenere e generalmente meno appetito dalle specie ittiche.
Il cannolicchio, nei luoghi in cui è diffuso, è parte integrante della dieta di molti grufolatori per cui risulta molto efficace, se utilizzato rigorosamente freschissimo, proprio in quelle zone dove ne è accertata la presenza. Le specie maggiormente attratte dalle sue bianche, tenere ed odorose carni sono la mormora, l’orata, il sarago, l’ombrina, la spigola, il pagello, l’occhiata, il rombo e specie assolutamente non grufolatrici come la boga, il sugarello, ed in forma minore anche la leccia stella e l’aguglia.
Condizioni di utilizzo
Nelle tecniche di pesca dalla costa, l’efficacia del cannolicchio è stata provata sia in condizioni di calma che in presenza di mareggiate. In quest’ultimo caso, data la tenerezza delle sue carni, è da preferire l’utilizzo di esemplari preventivamente salati e congelati, in quanto una volta scongelati con acqua di mare, la loro consistenza, e quindi la tenuta su un terminale esposto a turbolenze, aumenterà notevolmente. In condizioni di mare piatto o poco mosso saranno per lo più mormore, orate ed ombrine a rispondere al suo richiamo, mentre con frangenti formati e schiuma sarà la volta di saraghi e spigole. Pescando con tecniche da natante, lo potremo utilizzare nel bolentino medio alla ricerca di pagelli o a “scarroccio” per insidiare le mormore, oppure per la ricerca delle specie pelagiche prima accennate.
Terminali e modalità d’innesco
L’uso del cannolicchio si addice a tutti i tipi di terminali, ma la massima attenzione è da prestare alla modalità con cui viene effettuato l’innesco.
La fase di preparazione avviene interamente sull’apposito ago, col quale trafiggeremo per tutta la sua lunghezza il corpo del nostro mollusco privato dei gusci. A questo punto avremo bisogno di un po’ di filo elastico col quale effettueremo qualche giro (non serrando troppo forte) attorno all’inganno.
Fissato il tutto con un nodo, si procederà al passaggio dello stesso dall’ago all’amo (con la parte molle preferibilmente rivolta verso la punta) avendo come risultato finale un appetibile e tenero salsicciotto di cannolicchio.
In alcune zone, specie per insidiare i grossi sparidi viene innescato completo dei gusci, sia interamente chiuso che semiaperto, ed in questo caso si utilizza un ago dotato di cruna e l’innesco viene effettuato partendo dalla parte alta del bracciolo staccato momentaneamente dal trave.
Reperibilità sul mercato
Il cannolicchio è un’esca facilmente reperibile nelle pescherie e sui banchi dei mercati ittici, ma prestate sempre molta attenzione al suo livello di freschezza! Portare con noi esemplari poco vitali, o peggio ancora privi di vita, è infatti solo uno spreco di tempo e di risorse economiche.