Le infinite potenzialità della larva per eccellenza, il bigattino, non si smentiscono neanche dalla spiaggia. Vediamo insieme come impiegare il vermetto universale nella pesca dagli arenili, con la certezza che le sorprese non tarderanno a venire.
Il bigattino, ultimo stadio larvale della mosca carnaria prima di divenire crisalide e trasformarsi nell’insetto adulto più noto alla maggior parte di noi, delizia per pescasportivi poco schifiltosi e croce per mogli e mamme che ne vedono talvolta dei gruppetti vagare fra i ripiani del frigorifero con quel loro frenetico e sinuoso movimento, in fuga da un contenitore chiuso male o riposto distrattamente in una posizione sbagliata.
Chi avrebbe mai scommesso sulle loro potenzialità nell’ambito della pesca sportiva se non i pescatori di acque interne, instancabili osservatori delle bizzose abitudini alimentari delle loro prede?
In seguito anche noi frequentatori delle acque marine ne abbiamo potuto constatare l’efficacia impiegandoli in tecniche diverse fra loro ma simili in una parte ben precisa, ossia la pasturazione. E’ infatti il loro utilizzo “di gruppo” che li rende un’arma vincente, e soprattutto convincente dal punto di vista alieutico.
Una corretta azione pasturante ha due aspetti imprescindibili, la precisione e la continuità. Entrambi gli aspetti concorrono a rendere l’azione pasturante efficace, e la mancanza di uno dei due compromette o rende inutile l’altro.
Nelle varie tecniche di pesca a fondo dagli arenili, a causa di problemi tecnico-pratici, la pasturazione non ha mai subìto uno sviluppo serio e dedicato, eccezion fatta per la tecnica del beach ledgering. Infatti, le attrezzature proprie di questa disciplina, versione da spiaggia del più diffuso “ledgering”, sono sensibili, leggere, ed in grado di coprire distanze discrete.
L’oggetto magico a loro abbinato, che ci consente di pasturare con una buona precisione ad una certa distanza da riva, è il pasturatore piombato per bigattini, il quale altro non è che un contenitore solitamente in materiale plastico, dalla forma cilindrica con facce “schiacciate”, dotato di un tappo rimovibile per consentire l’inserimento dei bigattini e corredato da un piombo che ne bilancia la posa sul fondo e ne permette il lancio fino a distanze di 50-60 m.
Una volta lanciato e posatosi sul fondo, i forellini presenti sulle sue facce permetteranno l’uscita regolare delle larvette che inizieranno a spargersi nelle sue immediate vicinanze, creando una zona alimentare circoscritta ed invitante. Attenzione però alle correnti! Una loro attenta valutazione indirizzerà la nostra azione di pesca in zone dell’arenile dove queste non disperderanno la preziosa pastura, rendendola così inutile ai nostri scopi. Le canne da beach ledgering, col loro corredo di cimini intercambiabili, si prestano perfettamente a tenere in pesca nel modo corretto un terminale dotato di pasturatore, capaci come sono di assecondare grazie alla sensibilità ed alla morbidezza della loro parte alta il moto ondoso e l’effetto delle correnti sulla lenza madre, stesa per diversi metri dalla postazione al terminale, permettendo così di operare in maniera corretta pasturando una zona ben precisa, evitando di “scarrocciare” in lungo ed in largo per l’arenile.
Le scelte relative al piombo (pasturatore), alla canna ed al cimino da impiegare, dipendono esclusivamente dalle condizioni meteomarine e dalla distanza che intendiamo raggiungere. L’azione di pesca si svolgerà inizialmente con frequenti lanci indirizzati nel punto prescelto, atti a concentrare sulla posta un buon numero di larvette, per poi rallentare gradualmente una volta che questa è ben pasturata. I tempi di recupero possono essere valutati solo con l’esperienza sul campo, ma dipendono anche dalla quantità e dalla grandezza dei fori presenti sulle facce del pasturatore, elementi che ne determinano il tempo di svuotamento. A tale scopo qualche prova effettuata in una capiente bacinella non può che esserci d’aiuto.
Possiamo anche agire direttamente sui fori con del nastro adesivo, utilizzandolo per ostruirne una certa quantità, regolando così a nostro piacimento la frequenza d’uscita dei bigattini dal pasturatore.
Le attrezzature utilizzate in quest’ambito sono le classiche canne da beach ledgering in grado di lavorare zavorre fino ai 75-80 g, tenendo conto che il peso da lanciare sarà comprensivo dei bigattini all’interno del pasturatore. I mulinelli saranno quelli tra il 4000 ed il 6000 caricati con del buon monofilo tra il .15 ed il .20, dotati di ampie bobine atte a facilitarne la fuoriuscita a vantaggio delle distanze ottenute.
Occhio alla frizione, che dovrà essere precisa ed affidabile per lavorare pesci di tutto rispetto legati a monofili talvolta sottodimensionati. Il parastrappi potrà essere in multifibra (ottimo il Fireline del .17) se siamo in pesca su fondali privi di ostacoli o rocce taglienti, oppure in nylon nei diametri dal .25 al .40.
Il terminale è molto semplice ed è composto da un trave di diametro mai inferiore a quello del parastrappi, avente una lunghezza di circa 100 cm sul quale sarà inserito il pasturatore a scorrere.
Al punto di battuta realizzeremo un rosario con delle perline in vetro trasparenti della lunghezza di circa 5-7 cm o applicheremo direttamente il pasturatore su una più pratica pipetta divergente, acquistabile in tutti i negozi di articoli da pesca.
Al termine del rosario applicheremo una girella alla quale sarà collegato un bracciolo di 20-30 cm avente diametro intorno al .15. L’amo è il classico cristal nelle misure intorno al 14 che sarà innescato con tre o quattro bigattini, dei quali uno o due innescati a calza a nascondere il gambo ed i restanti innescati a baffo appena appuntati per la coda (che è la parte terminale della larva che presenta due piccoli puntini scuri).
Le prede insidiabili con l’ausilio del bigattino dalla spiaggia sono spigole, muggini, saraghi, mormore, orate, occhiate e tante altre. I luoghi più congeniali alla pratica di quanto esposto sono i pressi delle foci, dove le spigole (all’acme di alta marea) ed i muggini non si faranno attendere a lungo, ed in generale tutte le spiagge a profondità medio alta dove la presenza di sparidi ed altri pinnuti è riscontrabile a distanze raggiungibili. Le condizioni meteo migliori sono quelle di mare calmo o poco mosso.