A partire dal mese di maggio, sul Tirreno, si avvertono le prime accostate di tonni e gli appassionati danno il via alla lunga stagione che li vedrà impegnati fino ad autunno inoltrato. Analizziamo allora le fasi più importanti che caratterizzano il drifting, cercando di fornire quante più indicazioni possibili a chi per la prima volta si avvicina al “grande cimento”. La taglia dei tonni presenti nel tratto di mare che va dalla Liguria al Lazio permette di avvicinarsi al drifting, senza particolari problematiche, partendo da prede facilmente accessibili. Le batimetriche da prendere in considerazione sono quelle tra i 70 ed i 100 metri. profondità maggiormente frequentate dai tonni.
Per chi ha già esperienza di pesca in mare, soprattutto con prede come lecce e ricciole, l’approccio con il drifting può essere fatto con attrezzature stand-up. Ci si può orientare su canne 30-50 o 50-80 libbre e mulinelli di pari potenza. Per le prime esperienze si possono utilizzare lenze da 80 lbs, sostituibile ad esperienza acquisita con quelle da 50. Gli accessori per lo stand-up fanno aprte intrinseca di questa tecnica, quindi renale e cintura vanno provati sotto sforzo e non semplicemente acquistati dietro consiglio ad esempio di un amico. La pesca in stand-up è una tecnica sportiva assai divertente, ma necessita di alcune regole.
Eccole: durante le fasi del combattimento un partner dell’angler deve porsi dietro di lui per intervenire in caso di rottura accidentale della lenza.
Tenere il tonno il meno possibile a piombo sotto la barca, intervenendo con piccoli colpi di motore, e buttandosi con le spalle indietro quando si pompa la preda in verticale perché la canna tende a ribaltarsi facendo perno sul mulinello bloccato al renale; nelle cinture senza bicchierino potrebbe accadere che la crociera della canna sfugga e vada a sbattere nello stomaco, causando delle ferite più o meno gravi. Per coloro che invece non hanno mai avuto esperienze con prede di rilievo, è necessaria la sedia da combattimento. Per questo si utilizzano canne di lunghezza maggiore delle stand-up. A bordo è “obbligatorio” avere un raffio di grandi dimensioni, meglio ancora se volante.
Tecnica di pesca
Il calamento standard prevede un raddoppio di 9 metri eseguito con un Bimini twist, a cui viene legata una girella di ottima qualità tipo la Sampo con moschettone di potenza adeguata alla lenza. I terminali, in nylon, possono avere un diametro variabile tra un millimetro e un millimetro e mezzo, ed una lunghezza di 2 metri.
L’innesco in genere si differenzia a seconda della profondità d’azione dell’esca; useremo il “grappolo”, ovvero tre sardine infilate per l’occhio o la “T”, vale a dire una sola sardina infilata nell’amo a pancia in su ed una per l’occhio.Si armano e si calano almeno tre canne: una intorno ai 25 metri con 200/300 grammi di piombo allontanata di almeno 30-40 metri dalla barca; la seconda a 15 metri con 150 grammi di piombo, allontanata di 15-20 metri; la terza si cala senza piombo, filata semplicemente fuori bordo per 15-20 metri o sospesa con un palloncino e leggermente allontanata dalla perpendicolare della barca.
Per piombare le esche si usano zavorre da bolentino con occhiello, fissate sopra il raddoppio, con un elastico legato al piombo e fissato con una bocca di lupo alla lenza. Per sospenderle ed allontanarle dalla barca si utilizzano i palloncini, legati direttamente sulla lenza. Le frizioni dei mulinelli si regolano, prendendo il filo che esce dal cimino della canna e facendo iniziare lo slittamento. Quando il fusto si piega di un terzo della sua lunghezza la frizione è ben tarata.
Lo scandaglio, andrà regolato con l’allarme a 40 metri. Una delle fasi salienti del drifting è la pasturazione, necessaria per portare i tonni in prossimità delle esche. La pasturazione inizia con “la strisciata”, ovvero con la gettata in mare di manciate di sardine, con la barca in movimento in prossimità della zona d’azione. Le sardine devono essere a pezzettini, alternate a qualche sarda intera. Giunti nel punto stabilito, si ferma la barca e si controlla la direzione della risultante vento-corrente, gettando qualche sarda in mare.
Verificata la direzione che la barca prederà quando sarà lasciata in deriva, si continua a pasturare gettando -senza interruzioni- pezzi di sarda in ordine sparso, navigando al minimo per 500-600 metri.
Terminata questa operazione preliminare, si ferma la barca e si comincia la pasturazione vera e propria gettando pezzi di sarda in mare oppure avvalendosi di un pasturatore automatico dipo “SARDAMATIC”.
Tonno in canna
L’allamata del tonno, arriva repentina e inaspettata. Il silenzio viene rotto dalla frizione che “canta”. Velocemente l’angler deve togliere la canna dall’alloggio del portacanne e andare in sedia, oppure predisporsi nel pozzetto nel caso si combatta in piedi. Lo skipper deve accendere i motori e muovere al minimo, per agevolare la prima fuga del tonno, il terzo uomo (fondamentale la sua presenza come accennato per cosdiuvare l’angler), deve recuperare le altre lenze, togliere le altre canne. Il resto è storia e, per chi non l’ha mai fatto vi invitiamo a provarlo personalmente.