In questa guida spieghiamo come utilizzare lo spirografo come esca nel surfcasting.
Ecco un’esca che cattura per la gola. Questa non conosce stagioni o tipi di pesca e viene pertanto usata in tutte le condizioni sia da terra, dalle spiagge e dagli scogli, che dalla barca. Come tutti gli anellidi, lo spirografo, che in Sardegna è conosciuto con il nome di «trimoliggione», deve essere freschissimo e non è permesso conservarlo in nessun modo perché le sue carni perdono consistenza velocemente.
Lo spirografo è un anellide che si trova in acque calme e salate dentro un tubo membranoso, eretto, secreto da speciali ghiandole e ancorato sul fondo о per esempio sulle pareti delle banchine dei porti. Lo si riconosce per via di una infiorescenza che spunta dal-
l’estremità fluttuante e che si ritrae non appena l’animale avverte la minima sensazione di pericolo. Risulta essere anch’essa una generica che va bene indipendentemente dalle condizioni del mare e che impone una scrupolosa scelta dell’amo. A questo proposito è consigliabile munirsi di ami leggeri che non tradiscano, con il loro peso, l’insidia che si cela sotto le esili e impalpabili carni. A fare le spese dei nostri tentativi sono i saraghi, piccoli o grossi che siano, le orate, ma non ci si stupisca se capiterà di allamare anche qualche spigola, ombrina o razza.
L’innesco dipende anche dalla mole delle probabili prede. Se si pensa di fare catture di modeste dimensioni, allora sarà sufficiente ricoprire l’amo con una piccola parte del verme; se invece si mira a qualcosa di grosso, allora lo si può utilizzare anche tutto
intero, «vestendo» anche parte del bracciolo. In quest’ultimo caso però è necessario servirsi di uno speciale ago che si può trovare in tutti i negozi specializzati del settore.
Si tratta di un tubicino finissimo con un’estremità tagliata a becco di flauto che si inserisce nell’esca dalla parte posteriore facendolo fuoriuscire dalla bocca. Nell’altra estremità dell’<<ago» che e cavo, trova alloggio la punta dell’amo. A questo punto bisogna trasferire l’esca dall’ago all’amo facendola semplicemente scivolare.
Con questo sistema si risolvono, in parte, anche i problemi relativi al lancio. È risaputo infatti che lo spirografo incontra grosse difficoltà a rimanere attaccato all’amo durante il lancio, specie se l’innesco non è fatto col verme intero. In ogni caso non c’è da fidarsi; del resto se lo spirografo è più usato all’inizio e alla fine della stagione di pesca (ottobre-aprile) è ргоргіо perché in quel periodo si usano attrezzi più leggeri; di conseguenza i lanci risultano essere più garbati e senza dubbio più accomodanti per le nostre esigenze.
Abbiamo parlato dello spirografo ma non dimentichiamo che di esche simili ne esistono diverse, vedi ad esempio il muriddu o l’arenicola marina. In generale salvo pochissime eccezioni si può dire che tutti gli anellidi comunemente usati come esca si comportano allo stesso modo
e la scelta tra l’uno e l’altra è determinata soprattutto dalla più o meno facile reperibilità della stessa.