Vi sono situazioni in cui i grossi predatori, nonostante siano presenti, desistono dall’attaccare le esche trainate. In queste circostanze proporre un pesce vivo di dimensioni “big”, potrebbe risolvere a nostro favore la situazione.
Reperire esche grandi però, non è sempre così facile, e non è detto che i problemi finiscano lì.
Bisogna mantenerli in vita, e la quantità d’acqua di cui spesso hanno bisogno non è riscontrabile negli standard delle vasche del vivo.
Poi, per complicare ancora le cose, c’è da valutare che nonostante tutti gli accorgimenti possibili tendono, una volta innescati, a morire ugualmente, rendendo vani i nostri tentativi.
Allora cosa conviene fare? Semplice, utilizzare esche medio piccole in coppia può essere molto più pratico e garantire ugualmente catture importanti. I vantaggi sono molti: facili da reperire, si mantengono vive a lungo, e poi spazio alla fantasia e naturalmente alla disponibilità, si possono proporre efficaci “piatti misti”.
Il successo di tale innesco sta soprattutto nel nuoto scomposto dei due pesci che muovendosi in modo irregolare “seducono” i predatori mandandoli in eccitazione. Un altro vantaggio, poco convenzionale, è che se una delle due esche muore, l’altra la trascina mascherandola, evitando così di rischiare, o almeno limitare, di pescare con un’esca non appetibile. Quante volte infatti capita di trovarsi su un punto buono, di insistere, e una volta che si decide di controllare l’esca la si trova senza vita e ci si pone la domanda da quanto tempo si gira a vuoto?
Nella traina con il vivo il concetto di esca spesso è visto in maniera molto riduttiva, niente di più sbagliato; vi sono trainisti che ad esempio se non sono in possesso di una bella aguglia o di un corposo cefalopode si dedicano ad altre attività. Partendo dal presupposto che ogni pesce mangia quello che madre natura offre, bisogna capire quali “commensali” si aggirano in quella determinata zona e le esche indigene con le quali quotidianamente si sfamano. Quindi niente più timori nell’innescare qualunque cosa abbia le pinne e si muova.
I dentici, per esempio, sicuramente non disdegneranno un bel pagello, o un sarago, o addirittura una coppiola di donzelle; stesso discorso per le cernie… le ricciole invece sembra che vadano matte per il “doppio” di sugarelli o di “sardoni”… dunque chi più ne ha più ne metta, ma non ponetevi pregiudizi, basatevi solo sulla regola generale che “pesce grosso mangia pesce piccolo”. Di fronte agli insuccessi non bisogna comunque scoraggiarsi e giungere a conclusioni affrettate; spesso provare un qualcosa di nuovo che non funziona subito può portare erroneamente a scartarlo; pensiamo invece a quanti cappotti abbiamo dovuto ingoiare anche con esche più blasonate e che, nonostante ciò, gli diamo fiducia ad oltranza. La convinzione in quello che facciamo è indispensabile per il corretto proseguo di tutta l’azione di pesca, e per le conclusioni che ne derivano.
Il terminale da utilizzare non si discosta molto da quello standard, bisogna soltanto adottare dei piccoli accorgimenti in funzione dell’esca che andremo ad utilizzare. Lenza dello 0,60/0,70 doppiata una sessantina di centimetri e tre ami in serie, di cui due scorrevoli e l’ultimo fisso rappresenteranno la montatura ideale. Solitamente l’innesco base sarà realizzato innescando il pesce “trainante” con un solo amo a chiudere la bocca, mentre il secondo si innescherà secondo i canoni classici: ossia un amo a chiudere la bocca e l’altro in prossimità della pinna anale. Se i pesci esca sono però piccoli, conviene innescarli entrambi con un solo amo ciascuno a chiudere la bocca; c’è però da dire che anche se questa soluzione garantisce lunga vitalità, bisogna stare attenti nel momento della mangiata, lasciando il tempo al predatore di ingoiare; una ferrata fuori tempo sicuramente ci lascerà a mani vuote.
Di importanza fondamentale per evitare di stressare i pesci esca prima di metterli in acqua, e la sequenza temporale delle operazioni di innesco. La prima cosa da fare, una volta individuati i “candidati” nella vasca del vivo, è di riporli in un secchio con un po’ d’acqua, a questo punto innescheremo il pesce “posteriore”, e riponendolo nel secchio faremo la stessa operazione con l’altro. In acqua andranno calati con cautela stando attenti ad eventuali grovigli. Per tutto il resto ci penseranno loro…