Quante volte vi sarete chiesti… “ma se avessi usato un’esca naturale avrei ottenuto i risultati sperati?” Secondo noi sì, o almeno avreste avuto molte più possibilità e vantaggi rispetto alle classiche esche che siamo soliti comprare dal nostro negoziante di fiducia. Quindi prendete il vostro retino a maglia fine e un comunissimo secchiello perché è arrivato il momento di andare prima a pesca di gamberi e poi di splendidi esemplari di… pesci.
Per la loro facilità di utilizzo e di reperibilità il bigattino, nella pesca con la bolognese, ha preso nettamente il sopravvento rispetto alle classiche esche che madre natura ci offre. Gamberi o altri crostacei come anche molte specie di molluschi, sono state sostituite dalla larva di mosca. Questo non vuol dire che il classico “bachino” di sego sia da dimenticare o chi lo usi sbagli già in partenza, tutt’altro rimane e rimarrà sempre secondo noi un’esca più che valida e continuerà ad essere fonte di innumerevoli riscontri positivi.
Quello che però vogliamo dire in questa guida -e in particolar modo a tutti i lettori che si sono affacciati da poco al mondo della pesca- è di non sottovalutare ciò che ci offre la natura stessa come i gamberi o altri crostacei che sono nutrimento naturale per le specie ittiche che andiamo ad insidiare. In questo articolo prenderemo in considerazione il classico gamberetto che forse è una delle poche esche naturali usate ancora da alcuni pescatori per la pesca alla spigola.
In pochi invece lo usano anche per altre specie ittiche e in particolar modo per il sarago ed è proprio dal binomio gambero-sarago che ha origine questa guida. Come abbiamo accennato in precedenza si è soliti pensare l’utilizzo del gambero, soltanto ed esclusivamente per la pesca alla spigola sia nei porti sia nelle foci dei fiumi o nei piccoli fossi.
Ma a nostro discapito sottovalutiamo anche la grande capacità attrattiva che il gambero ha nei confronti del sarago e in particolar modo di esemplari degni del nome che portano. Comunque non affrettiamo i tempi e andiamo per gradi. Innanzitutto come prima cosa dovremo procurarci i gamberi vivi. Per farlo utilizzeremo o la classica retina da gamberi dove dovremo inserire nel suo interno un’esca attrattiva (una comunissima sarda andrà più che bene) e appoggiarla conseguentemente sul fondo aspettando l’arrivo dei gamberi.
Personalmente riteniamo più comodo e rapido il seguente metodo: sarà sufficiente alzare le gomme di auto o camion legate alle banchine che vengono usate nei porticcioli a mo’ di parabordo per l’attracco delle imbarcazioni e osservare il loro interno.
Troverete i gamberi.
Ad una condizione: devono essere state completamente immerse nell’acqua; quindi state attenti alla marea perché con il culmine della bassa spesso le ruote escono completamente dall’acqua e in questo caso potrete catturare solamente qualche piccolo paguro rimasto intrappolato nella cavità; comunque è più facile a farsi che a dirsi.
Per una battuta di pesca dovrete procurarvi almeno una decina di gamberetti di medie dimensioni diciamo che la misura ideale per l’utilizzo di questo crostaceo è stimata sui quattro centimetri. Per la loro conservazione dovremo, semplicemente, metterli in un semplice secchiello precedentemente riempito con acqua di mare e ossigenata grazie ad un comodo ossigenatore a pile.
Per quanto riguarda la tecnica di pesca e l’innesco del gamberetto dovremo partire da questo principio: dare naturalezza e mobilità alla nostra esca. Quindi anche in questo caso dovremo costruire il calamento in modo che risulti morbido e leggero. Come filo madre consigliamo uno 0,16 di diametro e in particolar modo il Genesis della Smart, veramente ottimo per le sue caratteristiche, anche dal punto di vista qualità/prezzo: forse il migliore.
Come terminale vi sconsigliamo di usarne al di sotto dello 0,12; consigliamo invece di utilizzare come finale lo 0,125 del Riverge, filo molto resistente e allo stesso tempo anche invisibile grazie alla sua disposizione delle catene di polimeri.
Come galleggiante escluderemo la classica forma a ovetto che viene usata spesso nella pesca al sarago, utilizzando come esca il bigattino ma è preferibile usare un galleggiante con la classica forma a pera rovesciata da due o al massimo tre grammi di portata. La disposizione della grammatura dovrà essere esclusivamente a scalare con l’ultimo piombino ad una distanza dall’amo di circa trenta centimetri. Per quanto riguarda l’amo dovremo utilizzare un dieci a gambo lungo a corpo fine e affilato chimicamente.
Una volta costruito il calamento prenderemo un gamberetto vivo senza danneggiare i suoi punti vitali e lo innescheremo accuratamente facendo penetrare la punta dell’amo subito sotto la coda, nella parte del crostaceo che viene chiamata telson. Nel caso di utilizzo di gamberi morti, potremo usare la stessa montatura e innescare il crostaceo in modo che l’amo penetri completamente.