In questa guida spieghiamo come utilizzare il calamaro come esca nel surfcasting.
Il calamaro è un mollusco che appartiene alla classe dei cefalopodi (piedi attaccati alla testa). Il corpo è allungato a forma di imbuto, rivestito da una sottile pellicola che sul dorso assume una colorazione bruno-rossastra. Dal capo si dipartono dieci piedi (decapode) due dei quali più lunghi detti tentacolari ma provvisti di ventose soltanto nella parte terminale. Dall’altra estremità del mantello prendono forma due lunghe e strette pinne natatorie che arrivano fino ai 3 quarti del corpo. All’interno invece, è il «gladio», una struttura trasparente che irrigidisce il mantello. Il calamaro si muove a scatti per mezzo di un sifone che contraendosi espelle l’acqua contenuta nel mantello. Contrariamente a quanto si pensa il calamaro «volgare» non brilla di luce propria come i più grossi cugini abissali. Il fenomeno infatti è causato da certi batteri bioluminescenti costituenti il plancton che, irritandosi in seguito ai movimenti del calamaro, diventano fosforescenti. E sono sempre questi batteri, riproducendosi velocemente e cibandosi del calamaro stesso, a conferire luminosità al cefalopode anche fuori dall’acqua. Le carni bianche, tenere e dolcissime, costituiscono un’esca insostituibile specialmente nei mesi in cui l’acqua è più fredda (marzo-aprile) quando la sua luminosità Sopperisce alla scarsa propagazione degli odori. Del calamaro si utilizza tutto, dal mantello alle braccia alla testa.
I lunghi barbigli sono la parte più invitante, la stessa che meglio si presta ad inneschi leggeri per i saraghetti che al tramonto aprono la battuta di pesca.
Le altre otto braccia, più corte, sono invece un’esca impegnativa; roba che che andrebbe benissimo per і genitori dei saraghetti di cui sopra. La testa, generalmente, si usa intera nella speranza di qualche grossa cattura, ma la parte più importante è il corpo о mantello. Con questo, a seconda del «taglio», si possono preparare inneschi leggerissimi su ami n 1 per esempio, ma ugualmente bene riescono le trappole del 3/0.
Insomma il calamaro è proprio l’esca generica per eccellenza: si presta benissimo a tutti gli inneschi, non teme le condizioni del mare e ancora, è graditissima da tutte le prede, razze e gronghi compresi.
Caratteristiche similari sono proprie del totano e della seppia. Il primo benché abbia il vantaggio di essere più economico è meno dolce del calamaro e non viene preferito al primo salvo rare eccezioni. La seppia a volte procura problemi di innesco specie con ami piccoli ma è facile trovarla ancora freschissima sui banconi dei mercati.