Tra i predatori presenti nei nostri mare, spicca per combattività e resistenza alla cattura la palamita. Pescare questa specie è da considerarsi un ottimo allenamento che può aiutare i neofiti a spiccare il gran balzo verso predatori più impegnativi come il pesce serra e la ricciola. Vediamo insieme questo articolo “abbellito” con immagini in bianco e nero.
La palamita -Sarda sarda- appartiene alla famiglia degli scomberomoridi ed è una specie gregaria e predatrice presente per gran parte dell’anno con particolari concentrazioni in autunno e in primavera, lungo tutte le nostre coste Adriatico compreso. E’ una combattente molto ”sportiva” in grado di opporre una continua difesa con fughe repentine e improvvisi cambi di direzione. Come molti altri predatori mediterranei, frequenta sia il lungo costa, sia le secche o gli scogli affioranti al largo.
E’ un pesce che compie anche lunghi spostamenti alla ricerca di sardine, alici, cefali, aguglie e costardelle. Quando accosta lo fa proprio in virtù della presenza dei banchi di pesci da predare, per tornare poi in acque più profonde.
La presenza delle palamite è avvertibile sia dai movimenti di superficie dell’acqua e dai successivi raggruppamenti di uccelli marini, sia dall’ecoscandaglio che ci permette di individuare i branchi del novellame anche se non può garantirci l’individuazione della specie predatrice. I luoghi della nostra ricerca saranno in ogni caso quelli citati in precedenza, ovvero sia le secche in mezzo al mare, sia il sottocosta con variazioni di profondità, nonché tutte le fasce d’acqua dove operano i professionisti, e che si presume siano ricche di pesce azzurro.
Quando usciamo “per palamite” dovremo essere attrezzati in modo da operare sia in superficie, sia con l’affondatore; il tutto, con un po’ di attenzione (ed esperienza) lo si può fare all’unisono. Ma procediamo con ordine.
TECNICA E ATTREZZATURA DA PESCA
A proposito delle lenze di superficie, conviene filarne due esterne armate con octopus o con piume multicolori a circa 50 metri e due interne di una quindicina di metri più corte, armate con pesciolini artificiali.
Come accennato, se in possesso di affondatore, si possono immettere in acqua altre due lenze innescate con minnow affondanti e tentare la cattura degli esemplari che stazionano a mezz’acqua in caccia di branchi di pesci come occhiate, boghe eccetera.
Nelle lenze di superficie oltre che palamite si possono incontrare anche altri predatori come tombarelli, lampughe, sgombri. Se si vuole provare una soluzione alternativa all’uso di una o l’altra esca, si può optare per la “filosa”.
Questa non è altro che un lungo terminale armato da tre o quattro esche legate con dei braccioli lunghi 20 centimetri, legati ad una distanza di 30 /35 l’uno dall’altro.
In genere la filosa o mitraglia come viene chiamata in alcune zone, si arma con octopus multicolore di 10 /12 cm o con piume vaporose di colori vivaci.
La velocità di inizio traina sarà intorno ai 5 nodi, fino ad arrivare a 6-7 nodi quando si comincino ad avere delle ferrate. La palamita è un pesce resistente e veloce: una volta ferrato si esibisce in terribili fughe e cambiamenti di direzione repentini che rendono ogni cattura molto divertente e impegnativa.
E’ consigliabile -per i più esperti- pescarlo con attrezzi leggeri e molto leggeri; vi renderete conto che è uno dei pesci più sportivi dei nostri mari. Per questo, si consigliano le 8 libbre per i più esperti e le 12 per i meno.
Il calamento di due metri e mezzo circa, va doppiato, collegandolo quindi con girella e moschettone di qualità da 30 libbre, a cui agganceremo il terminale dello 0,60 lungo 1 metro e mezzo.
Quest’ultimo può variare a seconda della grandezza dei pesci che insidieremo e delle esche da abbinarvi.
LE ESCHE: QUALI, COME, PERCHE’
Le più usate nella pesca alle palamite sono i classici minnow dai 7 ai 14 cm con paletta di plastica o di metallo, octopus e piume sia con testa metallica che non.
Le imitazioni di pesciolini con paletta metallica sono indicate per le lenze sommerse e con acqua torbida.